giovedì 29 ottobre 2009

il contorno dell'occhio

  El contorno del ojo link interno (racconto inedito)



Qualche mese fa la rivista on line Almamagazine ha diffuso la notizia della pubblicazione, sulla rivista digitale 60 watts ( che attualmente non è accessibile, tranne poche pagine ) del racconto inedito di Roberto Bolaño “ El contorno del ojo” che lo scrittore aveva presentato al concorso letterario “Premio Alfambra di racconti” organizzato dal comune della città di Valencia nel 1983 ed aveva ottenuto il terzo posto. Il racconto, che parla di un ufficiale dell’esercito cinese e poeta che trascorre la convalescenza da una malattia in un paese di campagna e annota le sue inquietudini in un diario.

venerdì 2 ottobre 2009

2666 - -epilogo (paolo castronovo)

Paolo Castronovo   

Lankelot novembre 2009


Qualche riflessione su "2666" e sul "fegato che non c'era" 

 

Fa un certo senso vedere Bordertown (1) dopo aver letto 2666. Il film mostra con la stessa valenza morale i quarti di bue di Jennifer Lopez e i cadaveri di Ciudad Juàrez link interno. Fa impressione anche pensare che Bordertown sia l'unico film basato sui delitti messicani del deserto del Sonora. Fortunatamente Roberto Bolano è venuto a mancare nel 2003, perdendo quindi l'opportunità di godersi l'espressione placidamente bovina della Lopez. Tuttavia è interessante notare che la stessa trasposizione cinematografica, pur non dichiaratamente ispirata a La parte di Fate di 2666 link interno, sembra rispettare quel principio di corruttibilità che poi è alla base della poetica di RB.
In Stella distante link interno, sicuramente il romanzo che più di ogni altro è accostabile ai ritmi di 2666, si percorre l'iter vivendi di Carlos Wieder, poeta avanguardista nonché assassino nazista a sangue freddo nel Cile degli anni '70: è una figura (quella del poeta-killer) che torna ciclicamente, in forma più o meno esplicita, nella produzione dell'autore. E' l'artista che nasconde nella sua personalità i baratri del Male assoluto, un talento, un male che trascende il semplice ed isolato gesto individuale. Ed é soltanto uno dei tanti personaggi bolagnani che altro non sono che una lieve distorsione della memoria storica, una memoria di una storia che si ripropone ciclicamente con la stessa goffagine pachidermica di sempre. La memoria, dunque, se ne va a farsi benedire e amen.
Naturalmente affine a questo angelo sterminatore è l'assassino senza volto di 2666; affini anche le circostanze in cui ci vengono presentate le due vicende: circoli letterari, seminari di poesia, cronache giornalistiche e biografie semi-inventate. E' ovvio quindi che per Bolano il letterato ha responsabilità chiare, sia socialmente che moralmente. E...
Ed è un ruolo che, secondo RB, viene a mancare: la fine del sacro è un attacco su svariati fronti, impreciso, disorganizzato come tutte le evacuazioni non programmate. Ma è un fenomeno inesorabile: come dire, il progresso bussa alla tua porta. Lo hanno ben capito autori contemporanei come Cormac McCarthy (2) e Giorgio Manganelli e Alessandro Baricco (3) ; pochi altri tuttavia hanno saputo focalizzare il dramma (davvero poco postmoderno e molto classico) della letteratura come portale verso il Male siderale. Da qui la ricerca socratica (e stoica!) di una possibile fonte, un pellegrinaggio verso non-luoghi borgesiani, costantemente sospesi tra il pessimismo del disincanto e l'umanità che si fa consapevole attraverso la poesia.
Si fa largo con prepotenza, in ogni caso, l'amore (disperato) per la letteratura, sia pure essa "di genere" che di respiro più ampio, intesa non tanto come il mestiere carveriano (autore peraltro molto amato da RB), piuttosto concepita come un itinerario randagio alla Bukowski, una continua crisi e rinascita esistenziale che rischia, pagina dopo pagina, di schiacciare l'autore. E poi ci sono i libri. Stesi ad asciugare come panni appena lavati; consumati dal sudore delle mani; usati per pulire ogni orifizio del corpo umano. Eppure rimane ancora qualcosa da leggere. Certo: ma cosa? 2666 si pone agli antipodi di una certa letteratura latinoamericana che sembra essere diventata, commercialmente, l'unica letteratura latinoamericana possibile. Sono certe penne molto maschili, dal machismo esasperato, sigaro e whisky ed Hemingway sottobraccio. Oppure voci che fanno impazzire certe anime delicate, anime naif, con le loro svolte new age, quel realismo magico che - aaaahhhhhhh! - fa male al palato solo a dirlo. Chi ha pensato a Paulo Coelho e a Garcìa Marquez... ha pensato molto bene(4).
Per quanto non è facile, non a cuor leggero si potrà mai etichettare RB come uno scrittore d'impegno politico, non unicamente, perchè sarebbe almeno riduttivo, perchè la sua penna non si limita allo sfregio superficiale ma si dibatte e si contorce con estenuante lentezza ben aldisotto, più in profondità, nei campi della Paura e dello Sdegno. Perché in Bolano c'é tutta una sintesi personale di una cultura europea ma non eurocentrica. Per cui, personalmente mi limito soltanto ad immaginare, molto alla lontana, in che misura l'esperienza biografica (le esperienze) sia confluita nell'opera dello scrittore. L'adolescenza in Messico. Il Cile. L'entusiasmo e la fiducia in Allende. Il settembre del 1973 e Pinochet. L'Europa e la Spagna. Il poeta prima e l'amore per la prosa dopo...
Si riconosce solo l'uomo che non ha mai fatto pace col suo paese. La rabbia non s'è affievolita, è diventata meno tagliente, questo sì, ma più amara, non un rasoio ma una pesante trave di ferro arrugginita che pressa forte sullo sterno, all'altezza dell'epifisi inferiore. E sul fegato, naturalmente. Toglie il respiro, si camuffa da delusione, ti ammazza pian pianino.
Salutare quindi un romanzo costruito negli anni, scolpito dolore su dolore, inno all'esperienza dello scrivere senza morsetto o paraocchi, senza dimenticare di essere umili ed onesti perchè, sì, in fondo è un gioco, un gioco come tanti, se però ti fa stare bene ricorda che è il tuo gioco, ma sempre gioco è, che a vedere la letteratura attraverso l'editoria prima o poi fa diventare ciechi (tipo gioco di mano gioco di villano), che certe porte le puoi sprangare ma poi rischi di soffocare dentro il tuo castello in fiamme. Che l'arrocco come difesa funziona ma che le convenzioni accademiche valgono meno di una torre ed un pedone. Che rimane sempre un gioco ma che non vale la pena di giocarlo senza rischiare tutto. Sempre senza morsetto né paraocchi. Da veri cavalli selvaggi. Pardon: detective selvaggi link interno.
note dell'autore
1 - Bordertown (2007) di Gregory Nava link esterno -
2 - Cfr. Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy
3 - Cfr. I Barbari di A. Baricco
4 - Cfr. i saggi pubblicati ne Il gaucho insostenibile


Lankelot novembre 2009
© Paolo Castronovo
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NOTE
 •  Paolo Castronovo è laureando in Lingue e Culture moderne, con una tesi sull'anarchia linguistica di Giorgio Manganelli. Ha collaborato con diverse riviste di cinema e letteratura, tra cui "Libraria" link esterno e " 90011 Magazine link esterno ". Fa parte del collettivo " Lankelot link esterno " (portale di arte, cinema e letteratura e associazione culturale) da diversi anni.
 


2666 - la parte di Fate

Paolo Castronovo   

Lankelot link esternogennaio 2008

| i critici | | Amalfitano | | Fate | | epilogo  |

2666 - la parte di Fate


2666 vol 1
"mi dici come cazzo si fa a scrivere un romanzo di oltre seicento pagine con una sola storia? "
[ R.B. - intervista Raul Schenardi, maggio 2003 link interno]
Partendo da questa intuizione alla Borges, Bolano approfondisce l'intreccio di 2666 link interno. L'azione si espande e si fa cosmopolita. Tuttavia, anche stilisticamente, lo scrittore cambia le regole del gioco e si sposta su territori da hard-boiled. La terza ed ultima parte di 2666 focalizza l'attenzione su Oscar Fate, giornalista quarantenne afroamericano di New York City. Un personaggio che fin dall'inizio racchiude in sè le caratteristiche del detective, dell'emarginato, di certe figure fumose legate all'immaginario del noir. Allo stesso tempo il lettore riesce a distinguere in maniera sempre più nitida i punti salienti del racconto: la terrificante ed irrisolta serie di omicidi che da anni ha luogo a Ciudad Juàrez, Santa Teresa link interno nel romanzo, cittadina messicana trasformata in un teatro degli orrori dalla paura e dalla corruzione delle forze dell'ordine.
Se gli omicidi sono la scintilla però, il vero bersaglio di Bolano, il bersaglio di sempre, è l'ipocrisia intellettuale, la mancanza di coscienza e di moralità dei letterati e dei giornalisti del Sudamerica. Non a caso ne La parte di Fate troviamo le frecciate più dirette ed incisive di tutta la prima metà di 2666: Fate propone invano al suo caporedattore di autorizzarlo a lavorare ad un reportage sugli omicidi:
"Qui c'é materiale per un gran reportage".
"Quanti cazzo di fratelli sono coinvolti nella faccenda?".
"Che stronzate stai dicendo?".
Quanti maledetti neri hanno la corda al collo?" disse il capo.
"E io che ne so, ti sto parlando di un gran reportage" disse Fate "non di una rivolta nel ghetto".
Quindi non c'é nessun fratello del cazzo in questa storia".
[p. 367-368]
Faccenda chiusa. In poche battute di dialogo Bolano si fa beffe dei giornalisti più ipocriti, moralisti e fanatici.
Oppure ancora: "La fine era iniziata da qualche parte, a Charly Cruz non importava dove, forse nelle chiese, quando i preti avevano smesso di dire le messa in latino, o nelle famiglie, quando i padri avevano abbandonato (terrorizzati, credimi, brother) le madri. Ben presto la fine del sacro era arrivata al cinema. Avevano smantellato i grandi cinema e costruito scatole immonde chiamate multisale, cinema pratici, cinema funzionali. Le cattedrali erano crollate sotto la palla d'acciaio delle squadre di demolizione" [p. 391] .
Oscar Fate si ritrova per questioni di lavoro a Santa Teresa. Il paese sembra un catalizzatore di solitudini: i quattro critici, Oscar Amalfitano e adesso Fate sono magneticamente attratti o meglio, chiamati da questo luogo che ha tutte le caratteristiche di un non-luogo. Il giornalista è lì per scrivere un pezzo sull'incontro di boxe che avrà luogo la sera dopo il suo arrivo. L'impatto con la creme de la creme del giornalismo sportivo che si trova già sul posto non può non ricordare le pagine migliori di Paura e delirio a Las Vegas di William Burroughs: un delirio collettivo, adolescenti in vacanza o vecchi in pensione, in bilico tra i ricordi di un mestiere e il bilancio di una vita randagia. Tuttavia siamo lontani dal giornalismo d'assalto scanzonato e cinico: la forza delle pagine di 2666 è proprio l'intensità dolente della consapevolezza di un male che dilaga sotto gli occhi di tutti i ciechi del mondo.
Fate inizia a comprendere come gira la grande ruota in Messico: scopre cosa vuol dire fare il giornalista di mestiere a Santa Teresa; cosa significa essere una voce scomoda che canta fuori dal coro; rischiare la vita per l'informazione non sembra più essere una possibilità così remota e, anzi, potrebbe essere l'unica vera iniziativa da portare avanti, se non per giustizia per individualità.
Sarà l'incontro con Guadalupe Roncal, giovane giornalista gettata dai suoi superiori in un affare più grande di lei, ad indagare sugli omicidi, a far germogliare in Fate il seme dell'indignazione come un tumore benigno che va esaltato, nutrito e mai rimosso. A completare il terzetto e legare la seconda e la terza parte del romanzo ci pensa Rosa Amalfitano, figlia del professor Oscar Amalfitano già incontrato nell'omonima seconda parte. Sempre ricordando Borges, Bolano procede con una narrazione polifonica, di ricchezza e ritmo impareggiabili, approfondendo spunti, bruciando ponti e seguendo dall'alto diverse biforcazioni allo stesso tempo. Entriamo nella vita della bella Rosa, veniamo a conoscenza di ricordi ed episodi del tutto inimmaginabili, considerando che avevamo visto la ragazzo unicamente attraverso gli occhi del padre: la vera Rosa è una donna forte ed intelligente della quale si sa poco ma si presagisce molto. E' lei la cerniera che unisce i personaggi, che lega Stati Uniti (Fate), Messico (Santa Teresa) e Spagna (Amalfitano).
Con La parte di Fate si raggiunge un primo climax narrativo dopo una progressiva focalizzazione del "problema", la questione degli omicidi e della ridicola boria dei letterati di serie B: dopo gli intellettuali più attenti ad uno scrittore fantasma che non alle "Ossa nel deserto link interno" (S. Gonzalez Rodriguez), passando per il docente universitario in crisi esistenziale, si arriva finalmente a personaggi (Fate e la Roncal) che non solo si mostrano sensibili ai delitti, sia pur per ragioni professionali, ma che si adoperano attivamente nella ricerca di una tanto dubbia verità.
Benvenuti all'inferno, quindi?
Ecco la chiusura de La parte di Fate, terza ed ultima parte di questa prima, eccellente edizione Adelphi, con l'ottima traduzione di Ilide Carmignani:
"E poi videro un tipo enorme e biondissimo che entrava nella sala delle visite piegando la testa, come se temesse di sbatterla sulla porta, e che sorrideva come se avesse appena commesso una birichinata, cantare in tedesco la canzone del boscaiolo perduto, e che li guardò tutti con uno sguardo intelligente e burlone. Dopodichè il secondino che lo accompagnava chiese a Guadalupe Roncal se preferiva che lo ammanettasse alla sedia oppure no e Guadalupe Roncal scosse la testa e il secondino diede una pacca sulla spalla al tipo alto e se ne andò e anche il funzionario che stava accanto a Fate e alle donne se ne andò, non senza prima aver detto qualcosa all'orecchio di Guadalupe Roncal, e rimasero soli.
- Buongiorno - disse il gigante in spagnolo. Si sedette e allungò le gambe sotto il tavolo finchè i piedi non spuntarono dall'altra parte [...]
- Fate pure le vostre domande - disse il gigante.
Guadalupe Roncal si portò una mano alla bocca, come se stesse inalando un gas, e non seppe più cosa chiedere".
[p. 432-433] .
© Paolo Castronovo, gennaio 2008


Lankelot link esternogennaio 2008
 


NOTE
 •  Paolo Castronovo è laureando in Lingue e Culture moderne, con una tesi sull'anarchia linguistica di Giorgio Manganelli. Ha collaborato con diverse riviste di cinema e letteratura, tra cui "Libraria" link esterno e " 90011 Magazine link esterno ". Fa parte del collettivo " Lankelot link esterno " (portale di arte, cinema e letteratura e associazione culturale) da diversi anni.
 


 

2666 - la parte di Amalfitano

Paolo Castronovo   

Lankelot link esternogennaio 2008

 | i critici | | Amalfitano | | Fate | | epilogo |


2666 - la parte di Amalfitano


2666 vol 1  
" Come vede l'inferno Roberto Bolano? "
Come Ciudad Juarez, che è la nostra maledizione e il nostro specchio, lo specchio inquieto delle nostre frustazioni e della nostra infame interpretazione della libertà e dei nostri desideri"
[intervista M.Maristain, luglio 2003] link interno
Lasciamo i quattro critici dove li abbiamo lasciati per concentrarci sulla seconda parte di 2666 link interno , la parte di Amalfitano, concentrata appunto sulle vicende che portarono l'esimio professore spagnolo ad arroccare a Santa Teresa link interno de Mexico. La parte dei critici presentava - e non poteva essere altrimenti - una scrittura splendidamente calibrata che calzava a pennello alla coralità della narrazione, e che dipingeva con limpidezza quattro personaggi indimenticabili. Le digressioni vagamente kunderiane lasciavano pensare ad un autore in piena forma, il ritmo e il flusso narrativo erano bolanani al cento per certo.
La parte di Amalfitano si riavvicina di più ai predecessori di 2666, in particolare a Notturno Cileno [Sellerio], amato tanto dalla critica quanto dai lettori. La verve di Bolano diventa un fiume in piena nel raccontare una storia carica di malinconia, un toccante ritratto della Sehnsucht messicana.
Oscar Amalfitano, professore cinquantenne di nazionalità cilena, con una figlia diciassettenne, Rosa, di nazionalità spagnola. C'è o meglio, c'era anche una madre, Lola. Ma Lola decide di andar via da Barcellona, dalla sua casa e dalla famiglia, per seguire un sogno, un uomo, il suo poeta spagnolo preferito nota . Ancora una volta l'illusione della letteratura e del Male attirano un'altra anima che, invariabilmente, andrà perduta: Amalfitano ricostruisce dalle lettere della moglie il suo pellegrinaggio alla ricerca del poeta, un viaggio on the road nutrito dall'amore o meglio dall'infatuazione letteraria o meglio dalla realtà illusoria che tutto vada come deve andare. Trova l'uomo nel manicomio di Mondragòn: incontra una figura triste, rattrappita e corrosa dal tempo, omosessuale disturbato e depresso. I sogni di Lola si infrangono in solo pomeriggio mentre il marito tenta di coniugare i suoi dolori esistenziali di cinquantenne e le preoccupazioni di crescere una giovane figlia.
Dopo il trasloco a Santa Teresa si svilupperanno tutte le vicende centrali del romanzo, quelle più care a Bolano. A Santa Teresa, nome fittizio per indicare Ciudad Juàrez link interno, cittadina ai confini del deserto del Sonora, ha luogo da anni una sistematica mattanza della popolazione femminile locale. Si parla di delitti che vanno avanti da una decina d'anni, di cadaveri lasciati a marcire nel deserto e ritrovati solo dopo mesi, di donne seviziate e violentate sotto gli occhi ciechi dell'opinione mondiale. Crimini inspiegabili, assassini celati dietro la corruzione della polizia messicana e l'apparente assenza di movente.
2666 vol 1
Un periodo di terrore lungo e denso. A confronto il '77 in Argentina era una botta e via. A riguardo leggere Ossa nel deserto link interno (Adelphi) di Sergio Gonzàlez Rodrìguez, amico e giornalista molto apprezzato da Roberto Bolano.
Se poi, ne La parte dei critici, il gruppo degli intellettuali veniva fortemente criticato (Morini liquidava la notizia degli omicidi di Santa Teresa con qualche sbrigativa frase di circostanza per poi rimettersi alla ricerca di Arcimboldi) e se ne accusava la mancanza di coscienza (un po' quello che faceva Manganelli qui da noi), nella seconda parte Amalfitano sembra essere un eroe negativo, un tipico loser, l'intellettuale caduto in disgrazia, in divorzio da se stesso.
E' un personaggio che Bolano ha amato parecchio, si sente, forse più autobiografico di quanto sembri: "Neppure i farmacisti colti osano cimentarsi con le grandi opere, imperfette, torrenziali, in grado di aprire vie nell'ignoto. Scelgono gli esercizi perfetti dei grandi maestri. In altre parole, vogliono vedere i grandi maestri tirare di scherma in allenamento, ma non vogliono saperne dei combattimenti veri e propri, quando i maestri lottano contro quello che ci spaventa tutti, quello che atterrisce e sgomenta e ci sono sangue e ferite mortali e fetore" [p. 285-286] . Vedremo come i farmacisti colti prenderanno questo grande 2666.
La seconda parte di 2666 ci porta nell'intimità della vita di Amalfitano. Bolano, grande amante di Borges, procede raccontando più storie, alternando lunghe digressioni - una su tutte, il racconto di un ready-made ideato da Duchamp, a ricordare quanto lo scrittore sia sempre stato attratto dalle avanguardie artistiche - ad episodi quotidiani. Si parla solo vagamente dei crimini, e qui Bolano dosa con maestria le parola, gioca sadicamente con la curiosità del lettore. Tutto salterà fuori nella quarta parte, La parte dei crimini, atrocemente cruda, tagliente come un rasoio crudele.

Lankelot link esternogennaio 2008
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NOTE
cfr articolo di Eduardo Lago, La sete del male link interno, dove si spiega che il poeta di cui si parla è Leopoldo Maria Panero link interno, poeta, narratore e saggista spagnolo, nato a Madrid nel 1948, che soffre di schizofrenia. Ha trascorso quattordici anni al manicomio basco di Mondragón, dove ha scritto nel 1987, “ Poemas del manicomio de Mongragón link esterno ”, mentre attualmente si trova in cura nel Manicomio del dottor Rafael Inglod, a Las Palmas (Gran Canaria). (cfr nota al saggio di E.lago link interno )
 •  Paolo Castronovo è laureando in Lingue e Culture moderne, con una tesi sull'anarchia linguistica di Giorgio Manganelli. Ha collaborato con diverse riviste di cinema e letteratura, tra cui "Libraria" link esterno e " 90011 Magazine link esterno ". Fa parte del collettivo " Lankelot link esterno " (portale di arte, cinema e letteratura e associazione culturale) da diversi anni.