tag:blogger.com,1999:blog-69677500259979975122024-03-13T19:40:55.390+01:00cronache di letturaRoberto Bolaño e altre lettureAnonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.comBlogger509125tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-1884885995377564082013-07-18T22:26:00.000+02:002013-07-18T22:26:28.619+02:00Roberto Bolaño dieci anni dopo, un ritratto per personaggi<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Leonardo Merlini - </h1>
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: white; color: #404040; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 18px; font-weight: normal; margin: 0px; position: relative;">
Roberto Bolaño dieci anni dopo, un ritratto per personaggi</h3>
<div class="post-header" style="background-color: white; color: #9a9a9a; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 1.6; margin: 0px 0px 1.5em;">
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<div class="post-body entry-content" id="post-body-1524576590255443704" itemprop="description articleBody" style="background-color: white; color: #404040; font-family: Arial, Tahoma, Helvetica, FreeSans, sans-serif; font-size: 15px; line-height: 1.4; position: relative; width: 628px;">
<div dir="ltr" trbidi="on">
<div class="MsoNormal" style="text-align: justify;">
<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">“Mi piacerebbe essere uno scrittore fantastico, come Philip K. Dick, anche se man mano che il tempo passa e invecchio, Dick mi sembra sempre più realista”. Diceva così Roberto Bolaño, in un’intervista a Carmen Boullosa del 2002, e, forse sapendolo, forse solo intuendolo, in fondo tracciava un ritratto estremamente veritiero tanto di ciò che Dick ha rappresentato nel nostro immaginario collettivo, quanto di quello che stava per rappresentare lui, icona reticente (ma non troppo) di una letteratura capace di farsi fenomeno senza rinunciare alla propria enorme tensione verso qualcosa di diverso. Oggi, a 10 anni dalla scomparsa dello scrittore cileno, la sua fama si consolida e si amplia, restituendoci la potente ironia della storia – mai sottovalutarla! – che ha fatto di un poeta convertitosi al romanzo dopo essersi scoperto malato per “fare soldi” per la propria famiglia, uno dei maggiori interpreti della letteratura globale contemporanea. Perché il fenomeno Bolaño è esploso sul serio fuori dall’ambito linguistico spagnolo ed è stato consacrato, cosa estremamente rara, proprio negli Stati Uniti, tendenzialmente (e anche con molte ragioni, sia chiaro) autoreferenziali e diffidenti verso scrittori di lingua non inglese (Borges e Calvino sono forse gli altri esempi più importanti, giusto per capire di cosa si sta parlando).</span></div>
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<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">Un decennio dopo quel triste mese luglio del 2003 nel quale Bolaño si è spento a soli 50 anni mentre attendeva un trapianto di fegato mai arrivato, uno dei possibili modi per ricordare lo scrittore è quello di farlo attraverso l’unica cosa che conta veramente in quel mestiere, ossia le opere. In particolare attraverso i suoi personaggi, sospesi tra una inestricabile proiezione della sua personalità e del suo mondo e il genio letterario che li ha resi in molti casi indimenticabili in quanto “artefatti” culturali. Partiamo dal più noto alterego di Bolaño, ossia quell’Arturo Belano che, insieme all’inarrivabile Ulises Lima (imago letteraria del poeta Mario Santiago Papasquiaro), è protagonista de <i>I detective selvaggi</i> (sempre che questa parola mantenga un suo senso all’interno di un uber-romanzo che ha più o meno fatto allegramente a pezzi l’idea di narrazione tradizionale, per di più con una falsa veste “gialla” che rende il tutto ancora più straniante e meraviglioso). Belano e Lima che scappano con una prostituta inseguita dal suo magnaccia e nel deserto di Sonora vanno in cerca di una poetessa segreta, Belano che diventa custode di un campeggio nel Sud della Francia, Lima che si perde durante un viaggio per scrittori in Nicaragua, e insieme, questi poeti realvisceralisti e spacciatori, che forgiano un modo di essere unico sulla scena della letteratura del presente (e ha ragione Nicola Lagioia quando scrive che Bolaño, benché abbia vissuto solo poco più di tre anni del XXI secolo, è il primo scrittore del terzo millennio, perché i suoi libri e i suoi personaggi nascono già nel futuro, un po’ come accadeva con l’altrettanto compianto Dick…)</span></div>
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<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">Lontano, lontanissimo dall’autobiografia, ecco lo scrittore fantasma Benno von Arcimboldi, la primula rossa dell’enigmatico e monumentale (e imprescindibile) <i>2666</i>, la seconda opera-mondo, per dirla con Franco Moretti, di cui Bolaño non ha mai visto <st1:personname productid="la pubblicazione. Un" w:st="on">la pubblicazione. Un</st1:personname> labirinto in cinque parti che ruota intorno alla ricerca, quasi degna delle storie medievali sul Santo Graal, di questo scrittore scomparso, in una trama delirante fatta di letteratura, omicidi, orrore, meraviglia, mistero… Intorno alla luce oscura che Arcimboldi, o chi per lui, emana, si muovono altri personaggi memorabili, come il giovane poliziotto Lalo Cura (leggetelo pure come <i>La Locura</i>, ossia la pazzia) o il professor Amalfitano, i critici che decidono di mollare l’Europa per fare una salto nel buio nella terra dei femminicidi o Oscar Fate, il giornalista afroamericano che, pure lui, in Messico finisce giustamente (<i>il Fato</i>, non a caso) per perdersi e scomparire, in un modo che potremmo definire dolce, ma come può esserlo un liquore molto zuccherato, sebbene tremendamente alcolico.<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">E ancora quell’altra personificazione del male che è Carlos Wieder, il poeta-aviatore-killer seriale di <i>Stella distante</i>, o gli incredibili scrittori immaginari de <i>La letteratura nazista in America</i>, come la dinastia dei Mendiluce (la cui epopea tragica e marginale è degna di una famiglia reale decaduta ed esiliata) o quel Willy Schurhoz, che nelle sue opere stranianti tracciava nel deserto delle mappe esatte dei campi di concentramento di Hitler. E poi le donne, che pure loro in un certo modo s<i>ono</i> (e ovviamente al tempo stesso <i>non sono</i>) Bolaño, come Auxilio Lacoutre, la protagonista di <i>Amuleto</i>, che vive la violenta irruzione della polizia nell’università di Città del Messico del 1968 nascosta in un gabinetto. E per questo si salva, e per questo vivrà un complesso di colpa che la porterà a diventare protettrice di poeti di sinistra (e forse il senso di colpa – e di sollievo, il che rende ancora più acuto il primo – di Auxilio è paragonabile a quello di Bolaño, che ha sì vissuto sulla propria pelle il golpe di Pinochet, ma dal cui incubo si è, almeno nella pratica, liberato dopo pochi giorni per strane e fortunate circostanze che gli hanno risparmiato gli orrori toccati a tanti suoi amici militanti). Ancora: le sorelle Maria e Angelica Font, le poetesse adolescenti dei <i>Detective</i>, che poi forse si trovano anche in <i>Stella distante</i> sotto il nome di sorelle Garmendia, vittime dei crimini inenarrabili di Wieder. E sempre nei<i>Detective</i> ecco la prostituta innamorata, Lupe, che fugge con Belano e Lima e intreccia una relazione sorprendentemente felice, nell’assurdità della situazione e nella breve durata, con Juan Garcia Madero, la più cospicua delle innumerevoli voci narranti di quel romanzo monumentale.<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">Il catalogo, ovviamente, non è questo, o madamina. Al massimo è una sua proiezione lacunosa, un’idea da caverna di Platone, nel quale abbiamo solo definito il contorno di quelle strane ombre che vediamo sul muro. Perché, se non bastasse, i personaggi di Bolaño si scambiano anche di libro, tornano, tramano, intrecciano le loro vicende tra un romanzo e l’altro, segretamente, con una grazia folle e rizomatica che lo scrittore cileno padroneggiava con una sicurezza che in parte possiamo attribuire anche alla sua inconsapevolezza. Ma sulla pagina ogni cosa risplende al punto giusto e questi segreti chissà che non siano l’ultimo tentativo dello scrittore di non morire mai. In qualche modo è possibile che Roberto Bolaño continui a farcela, anche 10 anni dopo.<o:p></o:p></span></div>
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<span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;"><b>Leonardo Merlini</b></span></div>
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<i><span style="font-family: Verdana; font-size: 11pt;">© Kilgore Magazine</span></i></div>
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<a href="http://kilgoremag.blogspot.it/2013/07/roberto-bolano-dieci-anni-dopo-un.html" target="_BLANK">© Kilgore Magazine - 15 luglio 2013</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-42848802460479085212013-07-18T21:59:00.001+02:002013-07-18T22:27:13.708+02:00“2666”: Bolaño nell’abisso<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Alessio Mirarchi - </h1>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia; line-height: 1.2em; margin: 0px 0px 0.3em; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: x-small;">15 luglio 2013</span></h3>
<h3 style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia; font-size: 21px; line-height: 1.2em; margin: 0px 0px 0.3em; outline: 0px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #cc0000;">“2666”: Bolaño nell’abisso</span></h3>
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<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<a alt="“2666”: Bolaño nell’abisso" href="http://www.flaneri.com/fileblog/ec4622acca1aece030c5dd77114ca8b0_w_h_mw650_mh.jpg" rel="shadowbox" style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; color: #333333; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" title="“2666”: Bolaño nell’abisso"><img alt="" class="immagine_sx-scheda" height="377" src="http://www.flaneri.com/images/sized/fileblog/ec4622acca1aece030c5dd77114ca8b0_w_h_mw650_mh-250x378.jpg" style="background-color: transparent; border: 0px; display: inline; float: left; margin: 5px 10px 1px 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" width="250" /></a></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Quando in un’intervista la scrittrice Carmen Boullosa gli domandò come avrebbe voluto essere ricordato, Bolaño rispose: «È una battaglia futura». Che siamo critici spocchiosi convinti di poter spiegare la sua opera agli altri, vedove risentite e senza scrupoli che vendono i diritti dei suoi libri al migliore offerente (che, come scrisse lui stesso, «molte volte è anche il peggiore») o ancora agenti letterari spietati che trattano i libri come fossero patate al mercato, possiamo stare certi che Bolaño sta ridendo a crepapelle proprio di tutti noi dalle acque del mare di Blanes dove riposano le sue ceneri.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #333333; font-size: 1.3em;">Quello che ci ha lasciato lo scrittore cileno è un testamento irriverente e che getta sale sulla ferita aperta delle nostre vite, solo in apparenza perfette e senza macchia. Per ricordarlo oggi, a dieci anni dalla sua prematura scomparsa, non possiamo che rimarcare l’estrema irriverenza e lo spirito polemico e iconoclasta che caratterizzano tutte le sue opere. Scegliamo quindi di parlare di 2666</span><span style="color: #333333; font-size: 1.3em;">, pubblicato postumo nel 2004 e edito in Italia da Adelphi, proprio perché questo libro sembra essere il punto più alto del suo percorso di ricerca in letteratura, il luogo dove confluiscono le linee spazio-temporali di una vita dedicata ai libri e alla scrittura, all’amore e alla sconfitta.</span><br />
<br />
<span style="color: #333333; font-size: 1.3em;">Ciudad Juárez è una città dello stato di Chihuahua, nel nord del Messico. Situata al confine con gli Stati Uniti, forma un unico agglomerato urbano con El Paso, Texas. A unire le due città ci sono dei ponti che attraversano il fiume Rio Grande, confine naturale fra gli Stati Uniti d’America e il Messico. Per la sua posizione geografica, Ciudad Juárez ha conosciuto negli ultimi cinquant’anni un’incredibile crescita. Grazie ai piani di sviluppo varati agli inizi degli anni Sessanta del Novecento e all’accordo di libero scambio tra il governo federale messicano, gli Stati Uniti e il Canada entrato in vigore il 1 gennaio 1994 (</span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="color: #333333; font-size: 14px;">Nafta – </span><span class="adtext" id="adtext_1" style="background-color: transparent; border-left-color: transparent; border-right-color: transparent; border-style: solid; border-top-color: transparent; border-width: 1px; cursor: pointer; display: inline !important; float: none; list-style: none; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: left; text-decoration: underline; vertical-align: baseline;"><span style="color: #444444;">North American Free</span></span><span style="color: #333333;"> Trade Agreement</span></em><span style="color: #333333; font-size: 1.3em;">), molte aziende statunitensi hanno stabilito impianti industriali (denominati </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; color: #333333; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">maquiladoras</em><span style="color: #333333; font-size: 1.3em;">) oltre il confine, allettate dalla possibilità che veniva loro offerta di sfruttare la manodopera a basso costo</span><span style="color: #333333; font-size: 1.3em;"> del Messico e di importare nel paese latinoamericano macchinari e materiali praticamente esentasse. Da quel momento i pezzi per l’assemblaggio di frigoriferi, televisori, forni, telefoni cellulari, ecc. hanno cominciato a varcare la frontiera per finire tra le mani di messicani (in maggioranza donne) che li lavorano per circa 4 euro al giorno, turni di 45 ore a settimana. I prodotti finiti vengono poi caricati di nuovo sui camion che attraversano la frontiera sulla rotta Sud-Nord per essere poi immessi sui mercati occidentali.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #333333; font-size: 1.3em;"><br /></span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
È la globalizzazione. Lo stallone dell’economia lanciato di gran carriera sulla strada della ricchezza, senza regole e senza controlli. Una ricchezza che pare offrire opportunità proprio a tutti. E così Ciudad Juárez è diventata una delle città più popolose del Messico in tempo record. Ha attirato centinaia di migliaia di persone (in maggioranza donne) dalle regioni più sottosviluppati del Messico meridionale e dell’America Centrale che, in attesa di varcare il confine per entrare negli Stati Uniti, trovano impiego presso le <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">maquiladoras</em> e si arrangiano a vivere in baracche (tanto sarà per poco) senza acqua potabile e talvolta senza elettricità per andare a popolare le periferie della città ingrossatesi ormai fino a invadere le zone desertiche da cui è circondata. Tuttavia, la frontiera fra il primo e il terzo mondo è sempre più difficile da varcare in direzione nord, e così accade spesso che queste donne si ritrovino a vivere a Ciudad Juárez a tempo indeterminato, almeno finché non finiscono violentate e uccise in un’area abbandonata di periferia, con i vestiti strappati e le ossa lasciate a marcire sotto il sole. Perché nel periodo 1993-2004 circa 600 donne sono sparite e circa 475 sono state ritrovate morte dopo essere state violentate, la maggior parte era di età compresa fra i quattordici e i venticinque anni. Il 60% delle vittime era impiegato presso una <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">maquiladora</em>, tutte quante appartenevano a famiglie estremamente povere, oppure si trovavano a Ciudad Juárez da sole, senza alcun parente che potesse poi denunciarne la scomparsa.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: 1.3em;">Ma Ciudad Juárez non è solo il «laboratorio del nostro futuro», come la definì Charles Bowden. Paradiso della deregolamentazione in materia economica, non è solo l’avamposto delle orde barbariche di poveri che pressano alle porte del primo mondo in attesa di poter usufruire delle belle cose che essi stessi hanno contribuito a creare. Ciudad Juárez è anche la sede di uno dei più potenti cartelli della droga dell’America Latina affermatosi a metà degli anni Novanta, e per cui il Nafta è stato sicuramente vantaggioso. I</span><span style="font-size: large;"> <em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">narcos</em></span><span style="font-size: 1.3em;"> messicani hanno fatto fortuna come intermediari grazie alla posizione geografica del loro paese. Trasportano la cocaina e l’eroina dalla Colombia, dalla Bolivia e dal Perù verso il più grande mercato degli stupefacenti del mondo: gli Stati Uniti d’America. La presenza dei narcotrafficanti fa di Ciudad Juárez uno dei territori più pericolosi sulla faccia della Terra, la città che dal 2009 si aggiudica ogni anno il triste primato del più alto tasso di omicidi al mondo. E nella città di frontiera, nel periodo 1995-2000, il 44% delle vittime di omicidi volontari era di sesso femminile, se si considera che in tutto il Messico le donne vittime di omicidi volontari sono appena il 10% del totale si capisce perché si parli di un’agghiacciante anomalia che non può essere derubricata a naturale conseguenza di un generale clima di violenza.</span><br />
</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<img alt="" src="http://www.flaneri.com/fileblog/news_thumb_12067_630.jpg" style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; height: 216px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 450px;" /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br />
Quel pezzo di frontiera fra Stati Uniti e Messico è stato definito «zona grigia» dal criminologo statunitense Robert K. Ressler, il territorio senza regole e leggi dove decine, forse centinaia, di serial killer possono riversarsi anche dalla vicina El Paso per commettere impunemente i loro efferati delitti. L’abisso, il buco nero – potremmo dire, per cominciare a introdurre il discorso su <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em> – il luogo dove le perversioni degli uomini sono lasciate libere di sbizzarrirsi, senza regole e senza controlli (proprio come con l’economia di mercato).<br />
</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; margin-left: 40px; margin-right: 40px; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
«Sa cosa voglio che faccia? Disse la deputata. Voglio che scriva su questa storia, che continui a scrivere su questa storia. Ho letto i suoi articoli. Sono buoni ma spesso spara a vuoto. Io voglio che spari a colpo sicuro, sulla carne umana, sulla carne impune e non su ombre. Voglio che vada a Santa Teresa e la fiuti bene. Voglio che la morda».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br />
La persona a cui si rivolge la deputata è l’equivalente letterario di Sergio González Rodríguez, giornalista messicano esperto dei femminicidi di Ciudad Juárez che Roberto Bolaño volle incontrare nel periodo in cui stava scrivendo <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em>. Alcuni amici comuni li misero in contatto, anche se in realtà le pressioni più forti furono fatte dallo stesso Bolaño che aveva preso ad appassionarsi sempre di più alla storia delle donne morte al confine fra Messico e Usa. I due si scrivevano spesso, e il cileno non nasconde la sua ammirazione per il lavoro del giornalista messicano che lo aiutò anche con suggerimenti di carattere tecnico a stendere parte della sua mastodontica opera-mondo pubblicata postuma. <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em> è un libro diviso in cinque parti (Bolaño stesso specificò che l’ordine in cui si possono leggere è del tutto libero) e una delle più corpose si intitola «La parte dei delitti»:un blocco di trecento pagine in cui vengono narrati i ritrovamenti di centinaia di corpi di donne violentate e mutilate. La città dove avvengono questi ritrovamenti si chiama Santa Teresa ed è il corrispondente letterario di Ciudad Juárez.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Santa Teresa è il punto verso cui convergono (o da cui partono?) tutti gli innumerevoli rivoli narrativi che scorrono tra le mille pagine di <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em>, il buco nero che divora le luci del misterioso scrittore Benno Von Arcimboldi (nome d’arte di Hans Reiter) e degli altri personaggi che popolano questo libro. Bolaño guarda quelle cose e quelle persone che nessuno di noi vorrebbe vedere, e ci restituisce i ritratti di sconfitti (vittime del successo di altri) che pure non cedono mai all’autocommiserazione, ma che portano con orgoglio la loro etichetta di outsider stampata sulla fronte.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Sono i coraggiosi, quelli che non hanno paura della morte, quelli che ogni giorno la sconfiggono, così lontani da noi che vorremmo tenerci alla larga dall’abisso mentre viviamo nell’ossessione della paura di fallire. I personaggi di Bolaño hanno successo solo nell’arte di essere sconfitti: quello che sembra essere il personaggio più importante del libro, appunto lo scrittore Benno Von Arcimboldi, addirittura fugge dal successo. I lettori che amano i suoi libri darebbero oro per vedere anche solo una sua fotografia, ma lui si rinchiude in un isolamento quasi totale ed erge barriere insormontabili contro la notorietà. Ed è interessante, da questo punto di vista, capire dove vanno a perdersi le tracce di tale personaggio: non nella città di Santa Teresa, distesa di cemento e sabbia che aveva già fagocitato le storie (o le vite?) dei personaggi comparsi nelle altre quattro parti del libro, ma in Messico. L’ultima frase di 2666 recita così: «Poco dopo uscì dal parco e la mattina dopo partì per il Messico». Il luogo della perdizione non è più una città, ma una nazione intera dell’America Latina, il buco nero si è allargato, il Messico tutto si è trasformato in frontiera.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
Nell’epoca del villaggio globale, dei grandi flussi migratori che partono dai paesi sottosviluppati in direzione delle porte del primo mondo, nell’epoca in cui viaggiare è diventato facilissimo e praticamente alla portata di tutti – «Esisteva solo il movimento, che è la maschera di molte cose, compresa la serenità» –, diventa ancora più difficile ignorare i segnali d’allarme che giungono dal fronte. Più appropriato sarebbe stato scrivere «frontiera» ma la sensazione è che i conflitti sociali nella nostra epoca siano sempre più forti. In ambito economico ad esempio, abbiamo il presentimento che nemmeno le retrovie siano più al riparo da certe trasformazioni che fino a poco fa riguardavano soltanto le zone periferiche del mondo.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666 </em>è il libro del Male della nostra epoca. Le vicende narrate, infatti, attraversano tutto il Novecento, dal primo dopoguerra (Hans Reiter nasce nel 1920) alla fine degli anni Novanta. Nel buco nero si annulla anche il tempo. Si parte dalla seconda guerra mondiale (a cui Reiter prende parte come soldato) e dall’Olocausto per finire con i femminicidi di Ciudad Juárez. Le vittime ultime di un tempo malato, abitato da uomini malati, su una terra dove non esistono più retrovie sicure, ma solo fronti, terreni di scontro, frontiere da difendere. Ma anche se la crisi in cui è sprofondato il nostro sistema di sviluppo economico negli ultimi anni ci autorizzerebbe a estendere il discorso al mondo intero, per esigenze di spazio restringiamo il campo, e ci limitiamo a parlare della frontierizzazione della sola America Latina, un continente che nel secolo scorso ha conosciuto i più efferati atti di violenza politica e di sopraffazione mai perpetrati da parte di potenze straniere interessate ad appropriarsi di ricchezze naturali altrui.<br />
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<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; margin-left: 40px; margin-right: 40px; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
«In qualche misura tutto quello che ho scritto è una lettera d’amore e un saluto alla mia generazione, a quelli che hanno scelto la militanza e la lotta e che hanno dato quel poco che avevano e quel molto che avevano, la giovinezza, a una causa che per noi era la più generosa del mondo [...]. Tutta l’America Latina è disseminata delle ossa di questi giovani dimenticati».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: 1.3em;"><br />Giovani che sono caduti nell’abisso della storia del Novecento, nei garage segreti di Buenos Aires sotto la giunta militare di Videla, nelle fosse comuni del Guatemala degli anni Ottanta, in Colombia, in El Salvador e in Perù, a Tlatelolco in Messico, all’Estadio Nacional de Chile nel 1973. Bolaño non è mai stato uno scrittore molto attivo politicamente. La sua esperienza di militanza politica si limita a un breve periodo trascorso in carcere a seguito del colpo di stato di Pinochet in Cile dove si era recato dal Messico in seguito all’entusiasmo che aveva provocato in lui l’elezione del presidente Salvador Allende. Uscì di galera grazie alla complicità di due guardie che lo riconobbero in quanto loro vecchio compagno di classe ai tempi delle elementari. Tornò in Cile soltanto venticinque anni dopo per un brevissimo soggiorno e, con l’eccezione di alcuni saggi in cui critica i nuovi populismi latinoamericani contenuti in</span><span style="font-size: large;"> <em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il gaucho insostenibile</em></span><span style="font-size: 1.3em;">, mostrò poco interesse per le sorti politiche del suo paese o dell’America Latina intera. Il passo citato sopra è tratto dal discorso che scrisse per la cerimonia di consegna del premio Rómulo Gallegos del 1999 e ci fa capire che Bolaño era in realtà molto lontano dall’immagine di scrittore chiuso nella torre d’avorio che il suo silenzio poteva suggerire. Come scrive Ignacio Echevarría, Bolaño è diventato «il bardo dell’America Latina, di una generazione di giovani poeti latinoamericani che persero la vita nell’abisso di un continente perduto nel quale l’esilio è la figura epica della desolazione e della vastità».</span><br />
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<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; margin-left: 40px; margin-right: 40px; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<span style="font-size: 1.3em;">«I gusti di quel giovane farmacista colto […] erano indicativi di una preferenza netta, indiscussa, per l’opera minore a scapito dell’opera maggiore. Sceglieva la metamorfosi </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </em><span style="font-size: 1.3em;">invece del processo. Sceglieva Bartleby invece di </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Moby Dick</em><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">, </em><span style="font-size: 1.3em;">sceglieva </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Un cuore semplice</em><span style="font-size: 1.3em;"> invece di </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Bouvard e Pécuchet</em><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </em><span style="font-size: 1.3em;">e </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Canto di Natale</em><span style="font-size: 1.3em;"> invece di </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Le due città</em><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </em><span style="font-size: 1.3em;">o del </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Circolo Pickwic</em><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">k.</em><span style="font-size: 1.3em;"> Che triste paradosso, pensò Amalfitano. Neppure i farmacisti colti osano più cimentarsi con le grandi opere, imperfette, torrenziali, in grado di aprire vie nell’ignoto. Scelgono gli esercizi perfetti dei grandi maestri. In altre parole, vogliono vedere i grandi maestri tirare di scherma in allenamento, ma non vogliono saperne dei combattimenti veri e propri, quando i grandi maestri lottano contro quello che ci spaventa tutti, quello che atterrisce e sgomenta, e ci sono sangue e ferite mortali e fetore».</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br />
Bolaño dedicò gli ultimi anni della sua vita alla scrittura di <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em>, da quando capì che i suoi giorni erano praticamente contati (a causa di una malattia epatica che poi di fatto lo portò alla morte nel luglio del 2003) si cimentò senza posa nella costruzione di un libro che gli succhiò via le ultime energie vitali. Una corsa estenuante contro il tempo («Non ho molto tempo, sto morendo», dice uno degli scrittori apocrifi verso la fine del romanzo) che ovviamente non gli permise di mettere gli ultimi tasselli a posto. Ma in fondo è anche giusto che sia andata così. Impavido a cimentarsi in questa impresa, è ancora più bello per noi constatare che sia stato sconfitto. Certo, si dirà, l’esito è scontato quando l’avversario è la morte, che pure concede a Bolaño la magra soddisfazione di farsi catturare e mettere su (o sarebbe meglio dire «sotto»?) carta in questo libro.<br />
</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<img alt="" src="http://www.flaneri.com/fileblog/1334611913324.cached_.jpg" style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; height: 300px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 450px;" /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br />
<em style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><span style="font-size: large;">2666</span></em><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"> </em><span style="font-size: 1.3em;">è come un emblema del capolavoro mancato, dell’occasione persa. È la letteratura in potenza, la massa di una supernova mentre collassa sotto il proprio peso, fotografia di quelle cose di cui solitamente possiamo soltanto parlare ma che in questo caso riusciamo anche a vedere, perché hanno un corpo (più di mille pagine) e un’anima espressi in prosa. </span><em style="background-color: transparent; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em><span style="font-size: 1.3em;"> è per la letteratura quello che il buco nero è per la fisica. Gli strumenti critici che abbiamo a disposizione possono aiutarci a descriverlo, ma definirlo richiederebbe dei nuovi modelli di riferimento.</span><br />
</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; margin-left: 40px; margin-right: 40px; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
«Allora, che cosa è la qualità della scrittura? È quello che è sempre stato: essere in grado di cacciare la testa nel buio, essere capaci di saltare nel vuoto, sapere che la letteratura è essenzialmente un mestiere pericoloso. Come correre sull’orlo del precipizio: da una parte l’abisso senza fondo e dall’altra i volti amati, volti amati che sorridono, e i libri e gli amici, e la tavola».</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
<br />
Indagare sui femminicidi di Ciudad Juárez per uno scrittore significa calarsi nell’abisso per dare al lettore la possibilità di guardarlo con i suoi occhi. È proprio la nostra condizione di lettori a offrirci la possibilità di guardare l’abisso, e se siamo abbastanza cauti non verremo trascinati a fondo.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
L’abisso è la frontiera, il luogo dove vengono alla luce le contraddizioni di un villaggio globale che crea violenza e scontro nel tentativo di uniformare popoli e culture inconciliabili.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 1.3em; line-height: 1.4em; outline: 0px; padding: 4px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">
L’abisso è l’America Latina, continente sopraffatto dalla storia mondiale, attore non protagonista, spazio della prevaricazione del normale sul diverso, del ricco sul povero, del perdente sul vincente. Roberto Bolaño ha scelto di mettere al centro delle sue opere le vittime, gli esclusi, quelli che hanno creduto in un sogno di benessere rivelatosi poi irraggiungibile per loro, i milioni di persone sulle cui spalle è costruito il modello di sviluppo e la ricchezza dei paesi occidentali. I cadaveri di donna lasciati a marcire nel deserto del Sonora rappresentano solo alcuni dei danni collaterali del nostro stile di vita, lo sporco da nascondere sotto il tappeto, i mostri da ricacciare nell’abisso.<br />
<br />
(Roberto Bolaño, <em style="background-color: transparent; background-position: initial initial; background-repeat: initial initial; border: 0px; font-size: 14px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">2666</em>, trad. di Ilide Carmignani, Adelphi, 2009, pp. 963, euro 24)</div>
</div>
<br />
<span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; text-align: justify;">[Una versione più ampia di questo articolo, con il titolo: «I femminicidi di Ciudad Juárez in </span><em style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">Ossa nel deserto</em><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; text-align: justify;"> e </span><em style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">2666</em><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; text-align: justify;">», è stata pubblicata nel giugno 2012 sulla rivista </span><em style="background-color: white; border: 0px; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="color: blue;"><u style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><a href="http://www.pagineinattuali.com/numero-1-giugno-2012-america-latina-e-occidente-tra-filosofia-e-letteratura.html" style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; vertical-align: baseline;" target="_blank">Pagine inattuali</a></u>.</span></em><span style="background-color: white; color: #333333; font-family: Georgia, serif; font-size: 14px; line-height: 20.015625px; text-align: justify;">]</span><br />
<br />
<a href="http://www.flaneri.com/index.php/flaneri/leggi/2666_bolano_nellabisso/" target="_BLANK">Flanerì</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> 15 luglio 2013<br />
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-9629600472910202602013-06-23T20:26:00.001+02:002013-06-23T20:26:08.849+02:00Überlegungen zu Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> <span style="background-color: #fdfdfd; color: #858585; font-family: 'Source Sans Pro', Helvetica, Arial, Verdana, Tahoma, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: normal; line-height: 19px; text-align: start;"> </span><span class="post-author" style="background-color: #fdfdfd; border: 0px; color: #858585; font-family: 'Source Sans Pro', Helvetica, Arial, Verdana, Tahoma, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: normal; line-height: 19px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: start; vertical-align: baseline;"><a href="http://www.wilde-leser.de/?author=12" rel="author" style="-webkit-transition: color 0.06s ease-in-out; border-bottom-color: rgb(227, 227, 227); border-bottom-style: solid; border-width: 0px 0px 1px; color: #474747; margin: 0px; padding: 0px; text-decoration: none; transition: color 0.06s ease-in-out; vertical-align: baseline;" title="Beiträge von Leopold Federmair">Leopold Federmair</a></span> - </h1>
Überlegungen zu Bolaño<br />
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Im August 1999 bin ich nach Buenos Aires geflogen, mit der Absicht, mein Leben zu ändern. Nicht alles, nicht mich als die Person, die ich nun einmal geworden war, aber doch: das Steuer wollte ich anders stellen. Dies zu tun, war eine Lebensnotwendigkeit. Argentinien kannte ich seit 1989, ich war jedes Jahr wenigstens einmal hingefahren, ohne je im engeren Sinn dort gelebt zu haben. Am 24. August jährte sich der Geburtstag von Jorge Luis Borges zum hundertsten Mal; ich erinnere mich an eine Ausstellung handgeschriebener Manuskripte von Erzählungen, deren partiturhaftes Aussehen mich staunen ließ. Am 25. August hatte ich selbst Geburtstag, ab jetzt war ich dreiundvierzig. Ich blieb in Buenos Aires, wohnte dort im unteren Teil von Belgrano, der weniger schick ist als der obere, bis März 2002, flog aber öfters nach Wien, weil ich glaubte, daß meine Existenz als freier – tatsächlich aber zunehmend unfreier – Schriftsteller dies forderte. Von Roberto Bolaño hatte ich zuerst in Buenos Aires gehört, ich weiß nicht mehr, ob durch Freunde oder durch Zeitungslektüre. Rodrigo Fresán, dessen Artikel ich wöchentlich in der Sonntagsbeilage von Página/12 las, wohnte wie Bolaño in Barcelona und war mit ihm eng befreundet. Es könnte sein, daß ich Bolaños Namen das erste Mal in einem von Fresáns Artikeln las. Für den Verlag Antje Kunstmann, in dem die ersten deutschen Bücher Bolaños erschienen, hatte ich eine Überetzung gemacht: Der Wert des Menschen von François Emmanuel, ein außergewöhnliches Buch, davon bin ich nach wie vor überzeugt. Anfang 2001 teilte mir Heike Bräutigam, die „Pressefrau“ des Verlags, telephonisch mit, daß Roberto nach Wien komme. Ob ich ihn treffen, vielleicht ein wenig betreuen wolle? Am 3. April sollte Bolaño eine Rede bei einem kleinen Symposion über „Literatur und Exil“ halten. Diese Rede habe ich übersetzt, der Text ist in der Zeitschrift Literatur und Kritik erchienen. Wie meistens bei solchen Anlässen drehte und wendete Bolaño die Fragestellung, hinter der er eingeschliffene Denkklischees vermutete. Inmitten der Drehungen und Wendungen gab Roberto eine Antwort, die vermutlich nicht im Sinn der an engagierter Literatur und vielleicht noch an Interkulturalität interessierten Organisatoren war, sondern existentielle Dinge betraf und mich an Beckett erinnerte: „Sie gebären rittlings über dem Grab…“<br />
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Über die drei Tage Anfang April 2001, an denen ich viel mit Roberto zusammen war, habe ich in einem Artikel für die Literaturzeitung Volltext berichtet. Roberto hat mich vom ersten Augenblick an als Kollegen, als „jungen“ Schriftsteller behandelt, er interessierte sich nicht im geringsten für die Frage, ob ich auch bekannt oder gar berühmt sei – tatsächlich existierte und existiere ich nur am Rand dieses Betriebs. Als Roberto den Wunsch äußerte, Bücher von mir zu sehen, wollte er keinen Beweis, sondern einfach nur das, meine Bücher sehen (lesen konnte er sie nicht). Ich führte ihn in die Zentralbuchhandlung beim Stephansdom, weil ich sicher sein konnte, daß dort wenigstens eins oder zwei meiner Bücher in einem Regal standen. Robertos Verhältnis zu Autoren (besonders zu Dichtern) ist so wie das der Dichter in Die wilden Detektive untereinander. Erfolg ist kein Kriterium, die dichterische Lebensform genauso wichtig wie die Veröffentlichungen, das Schreiben (um jeden Preis) mindestens so wichtig wie das Ergebnis. Wahrscheinlich bin ich Roberto damals auch als bicho raro erschienen, als seltsamer Vogel, denn ich kam gerade aus Buenos Aires, würde demnächst wieder zurückfliegen, war in Wien trotzdem ein Einheimischer. Roberto hatte vor vielen Jahren Mexiko verlassen. Ich glaube, in Spanien und dort in Barcelona zu leben, war eine sehr bewußte Entscheidung von ihm, und wenn man die in Santa Teresa spielenden Teile von 2666 liest, liegt die Vermutung nahe, daß der Autor dieses gegenwartsnahen Zukunftsromans das Alltagsleben in Mexiko für schwer erträglich hielt. Einer der Sätze Robertos, die sich wie ein plastisches Gebilde in mein Gedächtnis eingeprägt haben, war: „Europa ist der beste Ort zum Leben.“ Eine recht triviale Erkenntnis, gewiß. Eine von Robertos besonderen Fähigkeiten bestand darin, allzu Bekanntes in plötzlich verändertem Licht erscheinen zu lassen. Oft habe ich seither gedacht: Ja, trotz allem, Europa – nicht Deutschland oder Spanien oder Katalonien, sondern Europa – ist der beste Ort zum Leben, und so viele andere, Afrika (siehe die Schlußpassagen der Wilden Detektive) oder Mexiko oder Argentinien, aber ein ordentliches, sauberes, ungefährliches Land wie Japan, wo ich seit dem April 2002 wohne, sind schwer zu ertragen. (Unsere Gespräche damals lassen mich vermuten, daß Roberto auch die USA für unerträglich hielt.) Und ich, mitten in Europa geboren, in einem reichen Land mit einer sagenhaften, in den sagenhaften europäischen Osten weisenden literarischen Tradition, hatte mein Land verlassen, um in Buenos Aires Wohnung zu nehmen, in einer Gegend also, der sich Roberto nicht als „Lateinamerikaner“, sondern durch literarische Prägungen ein wenig zugehörig fühlte (Macedonio Fernández, Borges, Gombrowicz, Cortázar sind seine Vorläufer). Ich sprach Spanisch mit dem Akzent von Buenos Aires, kannte die Literatur diesseits und jenseits des Río de la Plata, hatte Ricardo Piglia übersetzt, den argentinischen Intellektuellen, der volkstümliche Krimis zu schreiben verstand, aber auch José Emilio Pacheco, den schlichten, dabei hochbelesenen Dichter aus der Colonia Roma im mexikanischen De-Efe. Auch Michel Houellebecq hatte ich übersetzt, diesen – wenigstens in seinen ersten Gedicht- und Prosawerken – „romantischen Hund“ (um den Titel eines Gedichtbands von Bolaño zu zitieren). Plateforme war damals noch nicht erschienen. Roberto stellte mir neugierige, auch wenig skeptische Fragen und sagte (sinngemäß): „Der Arme muß gewaltig unter sexuellen Komplexen leiden.“ Wieder einmal: keine Trennung von Autor und Werk, keine Trennung von Literatur und Leben. Die schonungslose Darstellung sexueller Frustration, dieses vor dem Erscheinen von Ausweitung der Kampfzone weitgehend unbekannte literarische Terrain, ist so ziemlich das Gegenteil der überschwänglichen, zuweilen auch perversen Sexualität, die man bei Bolaño oft findet. Lebenslust wider die zivilisierten, barbarischen Todesengel – statt Klage und Anklage, j’accuse… Die wilden Detektive sind nicht frustriert, sie nehmen ihr Schicksal selbst in die Hand, sind nicht bloß Opfer des Spätkapitalismus oder des, wie Houellebecq suggeriert, pseudorevolutionären Hedonismus.<br />
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<a name='more'></a><br /><br />
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Habe ich in meinem Bericht denn biographische Details über Roberto Bolaño verraten? Ich habe keinerlei Recherchen betrieben und nur Dinge wiedergeben, die mir Roberto mitgeteilt hat, manchmal auch Schlußfolgerungen, Werturteile und Vermutungen meinerseits. Ab und zu lese ich einen Artikel, surfe ein wenig im Internet. So bin ich auf ein Interview mit Robertos Sohn Lautaro gestoßen, der im Jahr 2001 neun Jahre alt war. Mit Roberto hatte ich damals einige E-mails ausgetauscht. In der Adresse, die er mir gegeben hatte, stand vor dem Klammeraffen der Name seines Sohnes. Ich glaube nicht, daß Lautaro diese Adresse damals verwendete, jedenfalls nicht ohne Hilfe seines Vaters. Aus dem letzten, kurzen E-mail Robertos erinnere ich den Satz: „Es ist so heiß, daß die Vögel gebraten vom Himmel fallen.“ Lautaro erzählt in dem Interview einiges über seinen Vater, etwa daß sie zusammen oft stundenlang Computerspiele spielten und dieselbe Musik mochten, zum Beispiel Pink Floyd oder Bob Dylan (Lautaro spielt heute in einer Rockband, die in der Gegend um Barcelona auftritt) und daß Roberto sich sehr um ihn sorgte, als er klein war, und ihn nie allein zur Schule oder von dort nach Hause gehen ließ. Ich bin überzeugt, daß es dieselbe, mich persönlich zutiefst rührende Sorge ist, die er im zweiten Teil von 2666 aus der Perspektive Amalfitanos beschreibt, mit einem atemberaubenden Sinn für die Atmosphäre erzeugenden oder wiedergebenden Details (an der Hausecke wird ein Motor angelassen, aber der Wagen fährt nicht gleich los…). Es wäre eine schöne, aber schwierige Aufgabe, eine Biographie Roberto Bolaños zu schreiben. Man müßte in Chile und Mexiko Gespräche führen und Nachforschungen treiben, und dann Spanien, die vielen für das Werk wichtigen Freunde und Mitstreiter befragen, die schwer zu entwirrenden Zusammenhäge zwischen Fiktion und Literaturgeschichte, wobei es sich um die Infra-Bereiche der Geschichte handelt, also das, was im Schatten der Öffentlichkeit vegetierte in den Jahren als, García Márquez und später Octavio Paz den Nobelpreis bekamen.<br />
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Dieser Tage ist in Barcelona ein bisher unbekannter Roman von Bolaño erschienen, der Titel ist „Das Dritte Reich“, El Tercer Reich, das Adjektiv großgeschrieben. Ich habe das Buch noch nicht gelesen, aber wie ich ersten Resümees und Rezensionen entnehme, spielt die Geschichte nicht in der Nazi-Zeit, die Hauptfigur ist vielmehr ein deutscher „Nachgeborener“, der, wie der Autor, gern Kriegsspiele spielt und es darin zur Meisterschaft bringt. (Nebenbei: Warum dieses ungewöhnliche Interesse für die deutsche und auch, spezifisch, österreichische Kultur, von der ihn fast alles, nicht zuletzt die Sprache, trennte? Warum Archimboldo, die eine Hauptfigur von 2666, die alle fünf Bücher zusammenhält? Ich habe keine Erklärung dafür.) Das Werk stammt aus dem Jahr 1989, Bolaño hat es kurz vor seinem Tod noch einmal überarbeitet, konnte aber nur noch sechzig Seiten davon auf der Computertastatur abtippen. Klar ist, daß er es veröffentlichen wollte. In den achtziger Jahren hat Bolaño noch weitere Prosawerke geschrieben, die in Spanien mit Verspätung veröffentlicht wurden und zum Teil der Übersetzung ins Deutsche harren. Daß sich in den Schubladen oder Computerarchiven ein größeres unveröffentlichtes Werk aus den letzten Lebensjahren befindet, glaube ich nicht. Bolaño, durch die Krankheit beeinträchtigt, hat seine ganze Energie in die Fertigstellung von 2666 gesteckt. Soviel ich weiß, ist bisher keiner seiner Gedichtbände vollständig ins Deutsche übersetzt (auf englisch ist immerhin The Romantic Dogs erschienen). Ein im Jahr 2000 in dem (relativ) kleinen, aber exquisiten Verlag El Acantilado erschienener Band mit dem Titel Tres enthält drei lange epische Gedichte, das dritte heißt Los Neochilenos, erzählt von der Reise einer Rockband in den chilenischen Norden und wurde, der Datierung zufolge, 1993 in Buenos Aires geschrieben. Die marktorientierten Verlage sind in aller Regel überzeugt, Lyrik – besser gesagt Dichtung, poesía – lasse sich nicht verkaufen. Im Falle Bolaños bin ich überzeugt, daß viele der Leser seiner Romane sich auch für die Gedichte interessieren werden, von denen sich die meisten durch einen erzählerischen Impetus auszeichnen – die Grenze zwischen Poesie und Prosa, zwischen Lyrismus, artistischem Sprachspiel und fiktionalem Erzählen ist bei Bolaño durchlässig, und zwar in alle drei Richtungen. Bolaño gehört zu den Autoren, die sich ihre Leser schaffen. Es kann, wie in seinem Fall, eine ganze Weile dauern, bis die vom Werk geforderte Leserschaft entsteht. Die Berufung auf das „Übliche“ (Marktübliche) ist bei Bolaño unangebracht.<br />
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Europa ist der beste Ort zum Leben, und Bolaño schrieb hier einen Großteil seines Werks: er war ein europäischer Dichter. Und ein lateinamerikanischer Autor spanischer Zunge. Diese Zugehörigkeit zu einer großen, vielfältigen Sprachgemeinschaft mit zahllosen Akzenten, von denen Roberto viele aus eigener Lebenserfahrung kannte, diese ihm ganz und gar bewußte Zugehörigkei sollte man nicht unterschätzen – in den Übersetzungen rückt sie zwangsläufig ein wenig in den Hintergrund. Selbstverständlich zählen die frühesten Prägungen, die chilenische Kindheit, der Militärputsch, der Gefängnisaufenhalt (den er mir gegenüber herunterspielte: für die Medien ist sowas immer ein gefundenes Fressen), die Entdeckung der Dichtung in Mexiko, die Umtriebe der Infrarealisten und die Freundschaft mit Mario Santiago Papasquiaro, der Anfang 1998 starb, als Bolaño an seinem ersten großen Mexiko-Roman schrieb, deren Hauptfigur dem Freund nachempfunden ist – im letzten Brief an ihn schrieb Roberto: „Ich schreibe an einem Roman, in dem du Ulises Lima heißt. Der Titel ist Die wilden Detektive.“ Einsinnige Zuordnungen aber können seiner Schreib- und Existenzweise nicht gerecht werden; wenn es eine Bolaño-Identität gibt, dann ist sie aus Prägungen und Willensentscheidungen zusammengesetzt, in ihr kreuzen sich die unterschiedlichsten Energie- und Interessensströme. Eine der Entscheidungen Bolaños (keine Fatalität) war es, daß er sich immer wieder der lateinamerikanischen Literatur zuwandte und die Entwicklungen im Auge behielt, sich über neue Namen freute. Für ein Treffen lateinamerikanischer Autoren im Juni 2003 in Sevilla entwarf er Ende 2002 eine Rede, in der er einige Namen dieser „neuen lateinamerikanischen Literatur“ auflistet. Er beginnt mit dem Mexikaner Daniel Sada, dem „schwierigsten und radikalsten“, setzt dann fort mit César Aira, Juan Villoro, Alan Pauls, Mario Bellatín. Über Aira sagte mir Roberto, er sei von den Lateinamerikanern derjenige, der am besten schreibe – was nicht unbedingt heißen sollte, daß er „der Beste“ sei, denn es geht in der Literatur nicht allein ums Schreiben. Ich glaube, Roberto bezog sich auf die Leichtigkeit von Airas Stil, seine Erfindungsgabe, das luftige Spiel, das ihm selbst vertraut war: man denke an den symbolkräftigen Luftpoeten in Stern in der Ferne. Der große Roman von Alan Pauls, der den argentinischen Erzähler endgültig zu einer festen Größe der lateinamerikanischen Literatur machte, war damals noch nicht erschienen. Inzwischen hat Christian Hansen Die Vergangenheit ins Deutsche übersetzt, offenbar gleichzeitig mit 2666 oder kurz davor oder danach, beide Bücher sind auf deutsch im Herbst 2009 erschienen. Mexikaner und Argentinier stehen ganz oben auf Robertos Liste. Kein Zufall, wird die kontinentale Literatur (und Kultur) doch von diesen beiden Polen geprägt, an denen sich die kleineren Länder vielfach orientieren (wobei Kuba vielleicht einen dritten, ein wenig extraterritorialen Kraft- und Anziehungspunkt bildet). Die politischen, sozialen, kulturellen Entwicklungen der letzten Jahrzehnte haben dennoch bewirkt, daß die Idee eines großen Lateinamerika, wie sie den Dritte-Welt-Ideologen am Herzen lag und von Leuten wie Che Guevara, Eduardo Galeano oder Pablo Neruda geteilt wurde, an Einfluß verloren hat, um nicht zu sagen: obsolet geworden ist. Einerseits machen sich auch in Lateinamerika Tendenzen zur Vereinheitlichung der Wirtschaftsräume und Auswirkungen der kulturellen Globalisierung bemerkbar, wobei letztere oft von Spanien her gesteuert wird, zum Beispiel durch die großen Verlage, die ihre Filialen in den lateinamerikanischen Ländern haben. Andererseits besteht die Chance, kulturelle Phänomene mehr als bisher in ihrer lokalen Gewordenheit, in ihren ganz konkreten Zusammenhängen und spezifischen (nicht nur sprachlichen) Akzenten wahrzunehmen. Vielleicht ist das nur ein Vorschlag, eine Forderung, um den leeren Platz der alten Lateinamerika-Ideologie auszufüllen: es geht darum, transversale Verbindungen zwischen je einzelnen Stellen zu schaffen, großzügige Netze, Rhizome. Bolaño war darin ein Meister, weil er es verstand, Erfahrung und Einbildungskraft wie im Flug miteinander zu verbinden. Seine Liste von Autoren der neuen lateinamerikansichen Literatur enthält eine starke Abteilung von Chilenen, die recht unterschiedliche Schreibstile pflegen; auch auf den schwulen und, natürlich, barocken Pedro Lemebel hat er nicht vergessen; oder auf Jaime Collyer, einen eher klassischen Erzähler, den ich schon vor zwölf Jahren deutschen Verlagen vorgeschlagen habe, natürlich umsonst. Es gibt keine lateinamerikanische Literatur mehr, es gibt nur noch lateinamerikanische Literaturen. (Hispanoamerikanische Literaturen, müßte es heißen; Brasilien hat eine Sonderstellung.) Was die lokale Tradition betrifft, so hielt sich Bolaño entschieden an Nicanor Parra, den ironisch-verspielten Dichter, von dem so gut wie nichts ins Deutsche übersetzt ist, während er dem schweren und ernsten Pablo Neruda gemischte Gefühle entgegenbrachte. „Zum Glück haben wir Nicanor Parra. Noch hat sein Stamm das Handtuch nicht geworfen.“<br />
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Als ich im März 2009 Alan Pauls traf, begründete er die Bedeutung Roberto Bolaños für ihn und andere Autoren der neuen lateinamerikanischen Literatur damit, daß er die schon verloren geglaubte Möglichkeit eines großen lateinamerikanischen Romans nach dem Ende des sogenannten Booms – Cortázar, García Márquez, Vargas Llosa, Carlos Fuentes… – aufgezeigt habe. Im Herbst 2009 flog Pauls nach Princeton, um an der dortigen Universität (am Institut für Lateinamerikastudien, wo Ricardo Piglia seit vielen Jahren tätig ist) ein Seminar über Bolaño zu halten. Möglich, daß der frühe Tod Bolaños und seine letzte Kraftanstrengung dazu beigetragen haben, daß er zu einem leuchtenden Vorbild wurde und zu einem Reservoir; Reservoir von Ideen, Perspektiven, Haltungen, Techniken. Vereinheitlichen läßt sich die neue lateinamerikanische Literatur aber auch mit ihm als Schutzheiligem nicht, sie ist vielfältiger geworden und nicht mehr wie damals, zur Zeit des Booms, auf einen oder zwei – Stadt und Land, autochthone Kultur und europäische Einwanderung – Nenner zu bringen.<br />
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Februar 2010<br />
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Leopold Federmair, geboren in Oberösterreich, studierte in Salzburg, unterrichtete an Universitäten in Frankreich, Italien und Ungarn, lebte in Wien und in Buenos Aires, seit 2002 in Japan, seit 2006 in Hiroshima. Schreibt Romane, Erzählungen, Essays, Literaturkritik, Übersetzungen. Buchveröffentlichungen u.a. Die Gefahr des Rettenden (1992), Das Exil der Träume (1999), Kleiner Wiener Walzer (2001) Ein Büro in La Boca (2009). Im Herbst 2010 erscheinen der Roman Analogia entis im Otto Müller Verlag (Titel vom Verlag noch nicht abgesegnet) und der Essayband Buenos Aires, Wort und Fleisch bei Klever. Übersetzungen (Bücher) u.a. von José Emilio Pacheco, Ricardo Piglia, Michel Houellebecq, Michel Deguy, Francis Ponge. Gedichte u.a. von Juan Ramón Jiménez, Jorge Luis Borges, Juan Gelman, José Watanabe, Ugo Foscolo, Ignazio Buttita, Serge Gainsbourg, Jacques Roubaud. Essays u.a. von Antonio Tabucchi und Roberto Bolaño.<br />
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<a href="http://www.wilde-leser.de/?p=205" target="_BLANK">WILDE-LESER.DE</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
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© Leopold Federmair</div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-8373852435375407612013-06-23T20:20:00.001+02:002013-06-23T20:26:57.832+02:00My Bolaño Archive <h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Lisa Locascio- </h1>
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://lareviewofbooks.org/article.php?type=&id=1788&fulltext=1&media=#article-text-cutpoint" target="_BLANK">Los Angeles Review of Books</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> 23 giugno 2013</span><br />
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<div style="text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: crimson_700_it, serif; font-size: 26px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 25px;">My Bolaño Archive</span></div>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: crimson_700_it, serif; font-size: 26px; font-style: italic; font-weight: bold; line-height: 25px;"><br /></span>
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<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">1.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
THE FIRST PUBLIC EXHIBITION of the papers and personal effects of the Chilean author Roberto Bolaño is the Centre de Cultura Contemporània de Barcelona (CCCB) exhibit “Bolaño Archive. 1977–2003,” the result of the Centre’s partnership with Bolaño’s widow, Carolina López, who along with her two children, Lautaro and Alexandra, constitute Bolaño’s heirs. The intensity of Bolaño’s posthumous fame — his second life as a cult literary idol — must be both mesmerizing and repellant to López, who for over two decades was the partner of an author for whom recognition was elusive. In the years since Bolaño’s passing, López has only rarely spoken to the press, primarily to dispel rumors. The exhibition, which will close just weeks before the 10th anniversary of Bolaño’s early death from liver failure, is not only an unprecedented point of access to his creative process but also a unique opportunity to investigate Bolaño himself: not the winsome headshot on the back jacket, not the collective dream of his admirers, but Bolaño the immigrant, the worker, the father, the artist, the man.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Readers tend to mythologize writers. A well-loved book has the power to elevate the author into a guru or totem. Bolaño’s death aggravated this process, forcing his readers to invent an origin story to explain the miracle of his work. He’s gone, so we seek his trace in his books and interviews. In the vacuum compounded by López’s silence, Bolaño legends have sprung up with weed-like rapidity, fueled by the combination of Bolaño’s sudden ubiquity and the relative paucity of biographical details. The author’s tendency to write about a doppelgänger protagonist — Arturo Belano, frequently simply “B.” — further muddies the waters.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Seeking a point of entry to Bolaño’s unforgettable prose — its curious power to dazzle and baffle, the pervasive, addictive mood that Francine Prose called his “microclimate” — we repeat the verses of his contradictory legend: <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">He was an alcoholic like Bukowski. He was Alejandro Jodorowsky’s protégé. He was a heroin addict. He never did drugs. Hepatitis C, contracted from dirty needles, damaged his liver. He was arrested under suspicion of terrorism in Pinochet’s Chile, held in a secret prison, and escaped execution only because the men guarding him turned out to be his high school classmates. He was never in Chile. The prison story is a compensatory fiction prompted by guilt. Naturally a poet, he only began writing fiction to support his family.</em></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
With the CCCB exhibition, Carolina López draws this fantasia to a close, asserting control of her husband’s narrative. The exhibition has an air of correction, evident in prim assertions in the catalogue, as in this section by Valerie Miles, who worked closely with López on the exhibition:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
Contrary to what has been repeatedly claimed about Bolaño the poet versus Bolaño the prose writer, his notebooks show that he had every intention of becoming a novelist [. . .] [Bolaño], whose exploration of<a href="http://draft.blogger.com/blogger.g?blogID=6967750025997997512" id="article-text-cutpoint" style="color: #7d8785;"></a>violence and evil had probed the dark recesses of the human psyche, was in fact a happy man who experienced immense joy when he was writing. [. . .] It’s also obvious that he never used heroin and that his drink of choice was tea.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
By displaying his private archive, López reclaims her lost husband, a restoration Miles explicitly endorses:</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;"></em></div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
[López] belongs to another tradition, that of the practical genius whose role has been instrumental in creating an environment for a writer to work. She brought economic and emotional stability, the framework of a family, grounding, and encouraged him through the days of fasting in the desert when his manuscripts were being rejected by editors and agents alike. An author’s archives and the living memory of his family are undoubtedly the most trustworthy sources of information, and in the case of Roberto Bolaño he stated it clearly in one of the last interviews he gave: “My children, Alexandra and Lautaro, are my only homeland,” and “Carolina reads my books first, then Jorge Herralde” (his publisher).</div>
</blockquote>
<span style="background-color: white; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 21px; text-align: justify;">“Bolaño Archive. 1977–2003” returns the story to Bolaño himself, whose vivid voice rings from each manuscript page in his tiny, neat handwriting, whose unflinching gaze stares from each photograph.</span><br />
<br />
<a name='more'></a><br />
<br />
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">2.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The CCCB is located in El Raval, Barcelona’s university district, not far from Las Ramblas. At the exhibit’s entrance hangs a six-foot-tall excerpt from Bolaño’s 1993 poem “Musa” (“Muse”):</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
Musa, adonde quiera<br />
que tú vayas<br />
yo voy.<br />
Sigo tu estela radiante</div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
a través de la larga noche.<br />
Sin importarme los años<br />
o la enfermedad.<br />
Sin importarme el dolor</div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
o el esfuerzo que he de jacer<br />
para seguirte.<br />
Porque contigo puedo atravesar<br />
los grandes espacios desolados</div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
y siempre encontraré la puerta<br />
que me devuelva<br />
a la Quimera,<br />
porque tú estás conmigo,</div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
Musa,<br />
más hermos que el sol<br />
y más hermosa<br />
que las estrellas.</div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Muse, wherever you</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">might go</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">I go.</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">I follow your radiant trail</em></div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">across the long night.</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Not caring about years</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">or sickness.</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Not caring about the pain</em></div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">or the effort I must make</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">to follow you.</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Because with you I can cross</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">the great desolate spaces</em></div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">and I’ll always find the door</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">leading back</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">to the Chimera,</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">because you’re with me,</em></div>
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Muse,</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">more beautiful than the sun,</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">more beautiful</em><br />
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">than the stars</em>.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The exhibit is arranged in a series of low, dim rooms with dark red walls that echo with the atmospheric soundtracks of four film installations. The overall feeling is cave-like, grotto-like. The first film, “Close phantoms, family demons,” is comprised of interpolated footage of Hitler, the 1968 Tlatelolco Massacre, and the fall of Salvador Allende, emanating in waves across a room-sized curved screen, which the program calls a “reversible landscape.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Beyond this rumbling curiosity, the first archival materials appear under glass: Bolaño’s infrarealist manifesto <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Déjenlo todo, nuevamente </em>(<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Give It All Up Again</em>), his first collection of poetry <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Reinventar el amor</em> (<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Reinventing Love</em>)<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">, </em>and an anthology of infrarealist poetry <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Pájaro de calor</em> (<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Bird of Flames</em>), all published in Mexico City in the late 1970s. They are harbingers of the exhibition’s strangely destabilizing impact, for each book is not only a piece of the Bolaño archive, but also a physical piece of <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Savage Detectives,</em> the novel that won the 1999 Rómulo Gallegos International Novel Prize and catapulted Bolaño to international renown<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">.</em><em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Savage Detectives</em> chronicles piecemeal the adventures of the infrarealists Arturo Belano and Ulises Lima, shadow selves of Bolaño and his friend Mario Santiago, who founded the poetry movement together. These items, like the books and manuscripts that follow, are both evidence of Bolaño’s creative process and realized pieces of his fiction, stories that the reader could touch, if not for the protective glass.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
As if in reaction to the temptation to lose oneself in these unreal materials, reminders of reality hang above each glass case: illuminated photographs of Bolaño, like stills from a forgotten film. Many of the pictures were taken in photo-booth kiosks, vertical rows of identification pictures that the author repurposed to fit a given mood. The man as we know him from the backs of his books is middle-aged, unflinching, a little sad. Here is boy Bolaño, impossibly young, with flowing black curls and double bridge glasses. He sits at a restaurant and in a park, on a city street, with other boys, with girls. In the background are palm trees, cityscapes, flowers, someone’s apartment. He broods, glares, and smokes; he smiles, looks away. In a particularly indelible set of images in the third room, he embraces López and infant Lautaro, three faces crowding the frame with bittersweet smiles. The visitor can dream the items in the glass cases — Bolaño’s collection of science fiction paperbacks, his carefully organized notebooks, the articles he clipped from newspapers — but then, looking up, must float back down. Roberto Bolaño is an idea, but he was a man, a person who smoked on balconies and took his children to the Louvre, as shown in a photograph from the year before his death.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The other film installations are animated responses to the author’s fictions. One animates Bolaño’s tiny handwriting, complete with pencil-scratching sound effects. Another redraws the manuscript illustration, viewable in another case, which he drew beneath the last lines from his novel <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Antwerp,</em> written in Barcelona in 1980:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
Of what is lost, irretrievably lost, all I wish to recover is the daily availability of my writing, lines capable of grasping me by the hair and lifting me up when I'm at the end of my strength. (Significant, said the foreigner.) Odes to the human and the divine. Let my writing be like the verses by Leopardi that Daniel Biga recited on a Nordic bridge to gird himself with courage.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Throughout, the exhibition attempts to give the viewer a window into Bolaño’s artistic process. In the first room several tables are papered with typed copies of Bolaño’s exhaustive lists of writers, artists, filmmakers, musicians, and philosophers. A representative example reads: “[Ambrose] Bierce, Jean-Pierre Verheggen, Wilhelm, Sylvia Plath, Mary Shelley, Joe Haldeman, H.G. Wells, Ursula K. Leguin [sic], Alfonso Reyes, Mario de Sá-Carneiro Caranguejola, Dashiell Hammett, Bertran de Born, Juan Marsé, Seneca, Cardenal, Bertolt Brecht, Chandler, Ellin, Ted Berrigan.” Later, another table is covered in a collage of printouts of Bolaño’s internet research on Ciudad Juárez, pages of the peculiar melancholy of a bygone digital age. A television with headphones offers “Bolaño X Bolaño,” the author’s appearance on Chilean television in the late 1990s.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The exhibition’s main attraction is its huge collection of manuscripts, notebooks, and cosmographic maps, drawn in Bolaño’s neat cursive. One does not walk through “Bolaño Archive” so much as one swims, floating past the surreal objects that connect Bolaño’s fiction to reality. His student identification cards; his copy of the war strategy board game Third Reich, from which his posthumously recovered novel takes its title; the emblem of Estrella de Mar, the campground where Bolaño worked as a janitor, an experience recounted in <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Savage Detectives</em>. Passing these objects gives the Bolaño devotee a peculiar feeling, something like what the author describes in the short story “Sensini” as “[a] feeling like jet lag — an odd sensation of fragility, of being there and not there, somehow distant from my surroundings.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Here are the objects that were translated into fiction and thus into eternity, the visitor thinks, running her hand along the tops of the glass cases. In the exhibition’s final room wait the most melancholy objects: three pairs of Bolaño’s glasses shrouded in gentle, intimate light. The visitor may be moved so deeply that she stands suspended in front of the case for a few minutes, trying and failing to swim on.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">3.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I discovered Roberto Bolaño on an evening in December 2008 shortly after my 24th birthday, when I stumbled into the <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">2666</em> release party while out for drinks with colleagues from a publishing internship I’d held the previous year. The party was hyped by its organizer, Farrar, Straus and Giroux and <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Paris Review </em>editor Lorin Stein as “the most chaotic fucking book party ever thrown, [which] will make all other book parties look like fucking well-oiled teutonic machines.” It took place at a bar called Plan B in Alphabet City. When we arrived, the line was so long that it looped around the corner and spilled out onto Avenue B.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“What’s going on?” I asked.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“It’s a release party for a new book, <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">2666,</em>” someone told me. “By Roberto Bolaño. He’s South American. And dead.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Who?”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“I haven’t read it but everyone says it’s amazing,” she said. “Jonathan Lethem wrote an incredible review in the <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Times.</em>” I filed this information in a back file in my brain. My interest was barely piqued. In those days, it seemed I would never be piqued again.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
2008 was my fifth year in New York City. The city’s glamour had long since become more of a taunt than a promise. I was at work on my first novel, a book everyone told me I was too young to write, and single for the first time since I was 14 years old. I wanted to lose myself in writing and carousing, but no one would publish my stories and I was a hopeless casual lover, two realities that filled me with rage. I had always turned to literature for guidance, but the voices that had led me before — Edward Gorey, William S. Burroughs, Truman Capote, David Lynch, Marilynne Robinson — began to ring hollow. When I returned now to words that had once brought me solace, my reading was fraught with a kind of moral exhaustion. For someone who has spent her life within books and films, this was a horrible development. Sometimes, for no apparent reason, I found my face hardening into a rictus of anger.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
So I went out with my friends, full of dumb hope: <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">maybe tonight’s the night!</em> I just wanted to catch someone, the way I had watched everyone else catch everyone else. I took my place in the long line as I had on so many nights before.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
When we finally made it inside, the light was red and the furniture was black. There were no copies of the book for sale, and all of the free drinks were gone, too. I sat in a booth with B, an editorial assistant who had left his job at the publisher, and E, a fellow former intern. In my days at the publishing company, B had always been careful to give me interesting tasks, writing catalog copy and author letters, instead of just relegating me to envelope stuffing and endless photocopy jobs. I thought this meant that he respected me, even — it makes me cringe to think it now — that he considered me an equal.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
These were my friends, I thought, and asked B a humiliating question.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“You’re older than me,” I said. He was 28. “Does it get easier?” My jaw hurt from trying to control my curdling expression. B inclined his head.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Yes, a bit,” he said. “Around 26 you start feeling like less of a grub.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“A grub,” I said.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Yes, it can be a grub-like time. Although,” B said, turning to smile dreamily at E, “Not for you. You’ve always been a butterfly, haven’t you?” E giggled, scooting closer to him.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Soon the conversation was theirs alone, and I left, confused, stung with longing. How was it so easy for them? What had I missed? The evening burned into my memory. The novel’s strange allure and fervent admirers stayed with me long after I limped home to drink bourbon on ice in my kitchen window.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I didn’t know it yet, but B was right. It was going to get easier. The unguent was right there beside me in Plan B. Soon I acquired a handsome edition of <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">2666</em>, which cleverly packaged the book’s five parts as three paperbacks in a stiff case. From the first page, Bolaño’s voice was addictive, demanding attention like a lurid, beautiful photograph. But he was comforting, too, wise, funny, sure-handed. He was smart. He was honest. He was brave.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I fixated on Part Three, “The Part About Fate,” which follows the unlikely adventures of a black reporter sent to cover a boxing match in Santa Theresa, Bolaño’s name for Ciudad Juárez. The reporter, Oscar Fate, records a kind of sermon given by a Black Panther at a Detroit church: “The sun has its uses, as any fool knows, said Seaman. From up close it’s hell, but from far away you’d have to be a vampire not to see how useful it is, how beautiful.” How did he nail the voice? How did he know what a man like this would say to a crowd of believers?</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The world of the book swallowed me up like a great dark wave. That Christmas, I became involved with an older man. He treated me badly, which must have been what I wanted. I read <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">2666</em> waiting for him in bars, riding the train, sitting slumped in libraries. Bolaño’s voice had a curative power. Slowly I came to understand that the older man would not be kind to me, that adults find what they want, that what this one wanted was my unhappiness. I started to understand what I wanted. My fear and malaise broke in Bolaño’s hands. As long as I kept reading, I could keep going.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
When the final semester of my MFA began in January, I enrolled in Francine Prose’s “Craft of Fiction” class. Her syllabus included four Bolaño stories, from the collection <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Last Evenings On Earth</em>.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Has anyone heard of this author?” she asked. Shyly, proudly, I raised my hand. I was grateful to be the only initiate.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I have not left him again. In dark times, I turn to Bolaño’s books like a Christian to the Bible. It is too much to ask of the modest Chilean, whose sole vanity was his devotion to his work. But he has never disappointed me, giving succor and clarity, teaching me how to accept change. The end of “Sensini” became my dream of happiness:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
Suddenly I realized that we were at peace, that for some mysterious reason the two of us had reached a state of peace, and that from now on, imperceptibly, things would begin to change. As if the world really was shifting. I asked her how old she was. Twenty-two, she said. I must be over thirty then, I said, and even my voice sounded different.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Something strange happens when a reader falls in love with a writer: the reader finds a place for herself in his sympathies, thinking of him with tenderness. The strange kinship we call fandom is a secret, one-sided friendship nurtured in words.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Through change, Bolaño stayed with me.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
B., I began to call him, to myself.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">4.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Only the very first objects included in “Bolaño Archive. 1977–2003” are artifacts of Bolaño’s life in Central and South America. 1977 was the year of his arrival in Spain. The exhibition not only charts the author’s biography — an effort to correct the cloudy record encapsulated in an exhaustive chronology charted on a massive timeline — but also explores his relationship with the Catalan cities that he called home.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The exhibition is organized in three successive environments. The first, “The unknown university. Barcelona 1977–1980,” covers Bolaño’s time in the Catalonian capital. The second, “Inside the kaleidoscope. 1981–1985,” focuses on his time in Girona, an inland city to the north of Barcelona, where he met Carolina López in 1981. The last, “The visitor from the future. Blanes 1985–2003,” covers the two decades Bolaño spent in Blanes, where he lived from the year of his marriage until his death. Projected photographs of these places divide the exhibition space: of Carrer Tallers, not far from the CCCB, where he lived at number 45; of 29 Carrer Caputxins in Girona; and of 23 Carrer del Lloro in Blanes, where Bolaño and López lived, worked, and raised their children together.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Also in the Blanes slideshow are images of Joker Jocs, where Bolaño bought the war-strategy games described in <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Third Reich</em>, which he loved to play with his son Lautaro, and Café Terrassans, where he often lingered over coffee and cigarettes. Standing before the photographs of Blanes as they melted into each other, I couldn’t seem to maneuver my shadow out of the path of the projector. No matter where I stood, my shape was stained onto Blanes.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Like everything else in the exhibition, it was a strange image that was also true. In the spring of 2012, I won a grant to travel to Blanes to research Bolaño’s life there. In the years since finding Bolaño, I had become preoccupied with the problem of his biography. Reading his work kept drawing me closer. I wanted to make a pilgrimage, an embarrassing desire that I couldn’t shake, but where to? I sought clues in <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Between Parentheses</em>, the collection of Bolaño’s incidental writing. Los Ángeles, Chile, where he was born? Mexico City, where <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Savage Detectives</em> is set? Neither Mexico nor Chile are presented in Bolaño’s writing as homelands; they are lost dreams, mourned past lives. When Bolaño wrote about home, he wrote about Blanes:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
[A] town or small city that despite its problems, despite its defects, is tolerant, is lively and civilized, because without tolerance there is no civilization [. . .] That’s what Catalonia has taught me and what Blanes has taught me among many other things that I’ve learned here, the most important of which is to take care of my son, who is a citizen of Blanes and a Catalan by birth and not by adoption, like me.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The above quotation is from “Town Crier of Blanes,” an address Bolaño was invited to give at the 1999 New Year’s celebration. “The urban geography of Blanes,” he writes, “[. . . ] is the urban geography of the soul, [. . . ] and maps like those are made so that the heart doesn’t get lost.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
So I had to go to Blanes. But I had no idea what I would find there. I traveled openhearted, dreaming of finding a place that would offer me a way of understanding B. I mainly expected to take pictures.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Blanes is an hour and a half north of Barcelona, easily reached by a delightful train ride alongside the ocean. When I arrived, the town’s beauty surprised me. Blanes marks the beginning of the Costa Brava, so named for the wild rock formations in the ocean near the long beaches. Sa Palomera, a large rock formation crowed with a Catalan flag, separates Sabanell Beach to the south from the Bay of Blanes to the north. Just beside the beach lays the Paseo Maritimo, immortalized in <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Third Reich</em>:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
The Paseo Maritimo is empty except for a shadow that vanishes along the boardwalk toward the tourist district, which at this time of day (but what time of day is it?) resembles a milky gray cupola, a bulge in the curve of the beach. At the other end, the lights of the port have faded or simply gone out. The asphalt of the Paseo is wet, a clear sign that it has rained.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Early in his time in Catalonia, Bolaño worked as a vendor on the Paseo, selling maritime trinkets. The vendors are still there, interspersed with whitewashed restaurants advertising Irish coffee and Cuba Libres. In honor of <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Third Reich</em>, I stayed at the Hotel Costa Brava, which in Bolaño’s novel is a luxurious and spacious establishment on the beach run by Frau Else, a mysterious and beguiling German woman. The real Hotel Costa Brava is small, 15 minutes’ walk to the water and run by an querulous elderly couple and their adult son: my trip’s first unraveling of Bolaño’s invention.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Bolaño knew Blanes intimately. He used its changeable character to great noir effect in <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The Skating Rink, </em>in which Blanes is called “Z”: “the storefronts seemed to be elements in a vast camouflage operation. The bare streets were not where they should have been, and in some streets the flow of the traffic had altered substantially.” Walking in the pretty beach town, I was struck by the dissonance between this image and the bright, sunny place in which I found myself. I felt a similar clash driving around Los Angeles looking for the shooting locations of<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Mulholland Dr.</em> Bolaño saw the darkness beneath the resort veneer, one I could glimpse, too, if I read the local newspaper, <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Diari de Girona,</em> for which he wrote, or asked questions of the countless unemployed young Catalans looking for something to do in the tiny medieval streets.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I did not expect to meet anyone in Blanes who had known Bolaño. Before leaving the United States, I had exhausted every contact I could find or beg off better-connected friends, corresponding with Bolaño’s first English translator Chris Andrews, an Australian academic; Bolaño’s second English translator Natasha Wimmer; Barbara Epler, president and publisher of New Directions, who brought Bolaño to his American audience; Lorin Stein; and Bolaño’s agent, Andrew Wylie. These sources and others helped me or they didn’t. They were kind or curt, but slowly a web of contacts began to take shape.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Stein and Epler sought to connect me to Bolaño’s friends Rodrigo Fresán and Enrique Vila-Matas, neither of whom was able to meet. The former’s email address had expired, the latter was in Brazil. Wimmer put me in touch with Cristina Zabalaga, artist and author of <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Pronuncio un nombre hueco</em>, a fictional retelling of Bolaño’s life. Zabalaga had once lived in Blanes as research for her novel, and connected me to Cristina Fernández Recasens, another writer from Blanes. The two Cristinas — Cristina the first and Cristina the second, as I briefly thought of them — were instrumental in helping me to develop a spatial sense of Blanes and generous with their own Bolaño archives: the addresses of his apartments, the places he had worked, the room named for him at the public library.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I went into bakeries and shops, possessed with romantic zeal, asking strangers if they remembered Bolaño. To my great surprise, almost everyone did: the owner of the bakery beneath his first apartment in Blanes, the proprietress of the bookstore on Calle Anselm Clavé. They recalled his giant curly hair and massive glasses, his habit of hiding behind a book. Roger Perales, Blanes’s tourist attaché, told me that in the past year over a hundred visitors had come to Blanes in search of Bolaño artifacts. “We should build a museum, but of course there is no money,” he said sadly, then drew me a map of places to visit.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I was in Blanes for five days. In that time I circled Bolaño’s sites, paced under his old studios on Carrer del Lloro and Carrer de l’Aurora, climbed the tall hill in the north of town and walked to the end of the Paseo Maritimo. I felt close, but not quite there. I wanted more of him and his Blanes, but time was short. Was this a pilgrimage, I wondered, or a vacation?</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Then, on my last morning in town, Fernández Recasens emailed me. “You can visit Narcis who was Bolaño's friend,” she wrote. “He has a video renting shop in Los Pinos called Videoclub Serra. You can tell him that I sent you.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The name was familiar. I went back to “Town Crier of Blanes”:</div>
<blockquote style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 18px; margin: 0px 24px; padding: 0px; quotes: none;">
<div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: 1em; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px 0px 0px 30px; text-align: justify;">
And then there’s Narcís Serra, who ran and still runs a video rental store in Los Pinos and who was and I imagine still is one of the funniest people in town and also a good person, with whom I spent whole afternoons discussing the films of Woody Allen (whom Narcís recently spotted in New York, but that’s another story) or talking about thrillers that only he and I and sometimes Dimas Luna, who back then was just a kid doing his military service and who now runs a bar, had seen.</div>
</blockquote>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">6.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I met Narcís Serra in his movie rental store Videoclub Serra, which is located in the Los Pinos section of Blanes, the same neighborhood where Bolaño first lived. Videoclub Serra bears all the markers of a cinephile paradise, with twin broad front windows bearing an intricate mosaic of DVD cases of disparate films, the documentary <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Inside Job</em> nestled between Korean horror movies, Spanish romantic comedies, and several films about the Dalai Lama; Serra is an ardent supporter of Tibetan independence. A giant poster of a scantily clad Adrianne Palicki blowing a kiss advertised a film called <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Problemas de Mujeres</em>. The interior was dim and quiet, with the reverent feel of a library, countless DVDs in matched gray and blue cases lining the walls and shelves.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Serra, a tall man in his 40s with silver hair, has lived in Blanes all his life. He has owned his store since 1987, but does not expect his business to last much longer. In Blanes, just like everywhere else, people are increasingly less likely to leave the privacy of their homes to rent a movie when they can so easily do it online.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Serra met Bolaño in Videoclub Serra in the early 1990s.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Soon, we were very close,” he told me. I soon understood the naissance of this quick intimacy: Serra is a charming and indefatigable conversant, constantly launching forth on a new discussion of the current cinema. Bolaño, as he told me, was a natural listener, fascinated by everything, more than happy to stand in the Videoclub for an entire afternoon, just talking.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
For over a decade, the two men spent hours together nearly everyday, discussing “politics, the economy, women, films, books, sports.” Serra described Bolaño as a consummate watcher, fundamentally reserved, with an excellent sense of humor. Above all, Serra stressed, Bolaño was insatiably curious. His desire to penetrate closed worlds, so present in his writing, was also a determining force in his life. When Bolaño first moved to Blanes in 1987, Serra told me, he often spent hours in a bar notorious for its clientele of junkies and cocaine addicts, just observing them. The drug users accepted Bolaño because he was so calm and unobtrusive, content to simply sit among them, drinking coffee, smoking cigarette after cigarette, and reading. Bolaño read everywhere, Serra said: at bars and restaurants, on the beach, while waiting to pick Lautaro up from school. This was a trait that everyone in Blanes remarked on when relating their memories of the author, his constant, almost compulsive reading.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“He liked to read in the cinema, even,” Serra told me. “He liked to read in the dark.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The other common thread in people’s memories of Bolaño was his hair, massive, unruly, and curly, almost hiding his wide glasses.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Serra happily indulged my hunger for personal detail, telling me that Bolaño was a cultural omnivore who loved the films of Aki Kaurismäki and David Lynch, M. Night Shyamalan’s<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;"> The Sixth Sense</em>, and Alex Cox’s <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Sid and Nancy.</em> He had, in fact, briefly enjoyed a protégé relationship with Alejandro Jodorowsky. They fell out over an argument about the Chilean poets Pablo Neruda and Nicanor Parra. He was not particularly invested in sports but he was a FCB fan and watched matches sometimes.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“He was a simple, grounded person,” Serra said.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Bolaño, Serra told me, was allergic to flattery and to attempts to turn him into a celebrity, but he was always friendly to writers who sought him out, and willing to talk to anyone — a description consistent with his appearance in Javier Cercas’s<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Soldiers of Salamis</em>, in which he has a cameo. Serra remembered the author approaching a police officer and questioning him about the details of his uniform and weapon for what seemed like hours. I wondered how he would have felt about people who came to Blanes in search of not a conversation but a souvenir of Bolaño, like the Catalan couple from Barcelona who came in search of B. in 2008 and had a veritable freakout in front of Videoclub Serra when they realized that they were standing on tiles that Bolaño himself had once stood on.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“I told them I would pry one up and sell it to them,” Serra joked. “I could start a new business.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
As it stands, the CCCB has cornered the market for Bolaño memorabilia. In addition to the exhibition catalogue, in their gift shop one can buy three Bolaño-themed red pins. One simply repeats his name, Bolaño Bolaño Bolaño Bolaño, like a summoning chant. One is printed with a quotation: “Déjenlo todo, nuevamente. Láncense a los caminos” (“Leave everything again. Launch yourself into the streets”). And the final suggests that there is a name for people like me, a proud tribal identification: “Soy bolañista!”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<span style="border: 0px; font-family: crimson_600, serif; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">7.</span></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
The CCCB exhibit is not for everybody. It’s not, for example, for Sam Carter, author of the <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">New Republic</em> article “The Roberto Bolaño Bubble,” in which Carter argues, “The continued publication and popular packaging of [Bolaño’s] incomplete work may actually be diluting his reputation as a writer of varied talents and fearless ambition.” He concludes, “We have enough.” The totemic value of Bolaño’s mysterious circular charts of his fictional universe would seem a bit overblown, the miniature library of international editions of his books an eye-rollingly obvious conclusion. He would surely quail at the stacks of notebooks that fill the exhibit, ripe for future publication. “There are other South American writers, you know,” he would remind me — as did Ben Ehrenreich at the Los Angeles Public Library’s May 16 roundtable, “The Making of the Great Bolaño; The Man and the Myth,” which featured Ehrenreich, Mexican journalist Mónica Maristain, Barbara Epler, and translator David Shook. Moderated by Héctor Tobar, the event sought to contextualize Bolaño’s posthumous fame. But Maristain — the last journalist to interview Bolaño and the author of a new biography — critiqued Carolina López’s management of his estate, indicating an allegiance to Carmen Pérez de Vega, who was Bolaño’s lover in the last years of his life, and who has vied for public recognition as another widow. This, then, is the kind of press López has assiduously avoided, an understandable decision, especially considering that Bolaño’s daughter Alexandra is not yet 13 years old. For a public library roundtable, the event was deliciously gossipy. Epler explained that the doubt cast on Bolaño’s story of imprisonment in Chile in a 2009 <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">New York Times </em>article (a piece which bizarrely quotes Pérez de Vega but not López) was the result of an American writer’s jealousy of B.’s posthumous success. Epler, ever the diplomat, politely demurred from pursuing an evident difference of opinion with Maristain on López’s decision to switch literary agents. Ehrenreich’s primary contribution was the question: “Who are we not reading because we read Bolaño?”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Cult writers attract as many detractors as they do devotees. Carter and Ehrenreich aren’t alone in their Bolaño fatigue. Many people I know, most of them fellow fiction writers, share it. I don’t blame them. It’s hard not to be aggravated when the gatekeepers of American letters won’t give an unsolicited submission a second glance but will make a dead man their new books editor, as <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Harper’s</em> did in 2006. For people who feel that we have enough Bolaño, the three pairs of glasses at the end of “Bolaño Archive. 1977–2003” do not possess a curious melancholy power. These people are not drawn to the end of the exhibit and held perfectly still by the way he saw the world.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
After “Bolaño Archive. 1977–2003,” I returned to Blanes to visit Narcís Serra and Cristina Fernández Recasens. The city was lovelier than ever in the pale violet light of spring. Cristina and I sat at a café, talking about the resilience of our connection to Bolaño, the immutable and inexplicable bond that had developed between us because we loved his books. She pointed to a statue of the Virgin, perhaps eight inches tall, installed in a high sconce in an old wall across the square.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“It says that if you blow her a kiss, you get a year of forgiveness,” she told me. The Virgin wore a blue cloak and an expression of tired beneficence. “I don’t know what it is,” she said, “why exactly Bolaño’s work brings people together. It has this power. He makes writers feel invincible. Brave.”</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
I thought of a line from B.’s “Caracas Address,” a kind of writerly rallying cry: “Literature is basically a dangerous undertaking.” It appealed to my ego, of course, but there was something else underneath it, a palpable tenderness, crystallized now in the streets of Blanes, in the taste of coffee and the smell of the sea.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
“Do you stop and think about the fact that you are now friends with the friends of Bolaño?” my husband asked me, when I called him that night. That’s what it is, I think: not the glamour of celebrity, the thing B. so hated, but the simple miracle of friendship. That was what I was after, what I felt almost guilty about: the friendship I found in B.’s books, and now, in his town.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
Cristina and I finished our drinks. She had a dance class to get to. We blew the Virgin kisses, and I went, again, into the streets.</div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">“Bolaño Archive. 1977–2003” runs through June 30 at the Centre de Cultura Contemporània de Barcelona.</em></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: justify;">
<em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">The author wishes to thank the Del Amo Foundation, the Serra Family, Cristina Fernández Recasens,</em> <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Jaume Pujadas,</em> <em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Theis Duelund Jensen, and her family for their support and assistance with this essay.</em></div>
<div align="center" style="background-color: white; border: 0px; color: #444444; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; margin-bottom: 1.2em; padding: 0px; text-align: center;">
¤</div>
<a href="http://lareviewofbooks.org/author.php?cid=62" style="color: #7d8785; font-family: crimson_400, Garamond, Palatino, 'Palatino Linotype', 'Hoefler Text', 'Times New Roman', serif; font-size: 15px; line-height: 1.4em; text-align: justify; text-decoration: none;"><em style="border: 0px; font-family: crimson_400_it, serif; font-size: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px;">Lisa Locascio is an Endowed Fellow at the University of Southern California. She lives in Los Angeles, where she is at work on a novel and a book of criticism.</em></a><br />
<br />
<a href="http://lareviewofbooks.org/article.php?type=&id=1788&fulltext=1&media=#article-text-cutpoint" target="_BLANK">Los Angeles Review of Books</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> 23 giugno 2013<br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none; text-align: right;" /><span style="text-align: right;"> </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" style="text-align: right;" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /></a></div>
</div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-80603840827827652312013-06-21T22:19:00.000+02:002013-06-25T22:22:22.149+02:00La Stella di Bolaño non è mai troppo distante<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Monica Mazzitelli - 10 luglio 2010</h1>
<br />
<span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Cordiale, eppure così ispido. Di Roberto Bolaño ho letto solo questo breve romanzo, Estrella distante (Stella distante), eppure mi sembra di conoscerlo. Non solo come scrittore, ma come uomo. Se dovessi girare un film su di lui saprei perfettamente come far muovere il protagonista, quali gesti, quali tic, l’inclinazione del mento, il tono della voce, che non ho mai visto o sentito. Perché lui – che si definiva prima di tutto un lettore, e solo poi uno scrittore – in queste pagine ci mette la sua essenza, alternando una narrazione romanzesca a lunghe disquisizioni sulla poesia, soprattutto quella latino-americana, con passione feroce. Così presente a se stesso ma simultaneamente facendo sempre un ossequioso passo indietro letterario, Bolaño ha sempre chiara la sua dimensione del gusto e la profonde come fosse materia inscindibile della narrazione, mai come digressione ex cathedra. Molto della sua anima e della sua poetica si capiscono leggendo <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_int703.html" target="_blank">l’ultima intervista</a> che ha rilasciato</span><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">, un testamento di intelligenza e passione, humor e umanità.</span><br />
<br style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;" /><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Mario Bevione, un mio caro amico e fine lettore, ha commentato così nella sua recensione di aNobii «Bolaño ha scritto per tutta la vita un unico, smisurato romanzo, che poi ha ritagliato, formando un immenso puzzle, dove ogni pezzo non si limita a combaciare con i quattro che lo circondano, ma può incastrarsi quasi con tutti.» Ecco: non ho letto altro che questo lavoro dello scrittore cileno, ma </span><span id="more-36169" style="background-color: white; border: 0px; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"></span><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">l’osservazione di Mario mi pare totalmente condivisibile nel senso che il tono della sua scrittura è quasi da blog, qualcosa di ciclico, interno, autodialogante, dove i fatti narrati sono al limite dell’essere pretesti narrativi piuttosto che una storia vera e propria. E forse per alcuni lettori questo potrebbe essere il suo limite.</span><br />
<br style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;" /><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Ma una storia c’è, pur nella sua diluizione: quella di Carlos Wieder, un sadico nazista pseudo-poeta che sotto il falso nome di Alberto Ruiz Tagle si infiltra tra gli studenti universitari diventandone amico. Di quei piccoli e quasi insignificanti poeti e scrittori, o semplici universitari, fa fare una strage durante il Golpe di Pinochet del ’73. Non si limita a far imprigionare tutti quelli di sesso maschile, ma esegue lui stesso gli omicidi, previa tortura, delle studentesse di sesso femminile. Nel suo malato connubio di amore e morte prima le seduce, poi le martoria, e infine le ammazza, scattandone alcune fotografie documentali. Finito il suo ruolo attivo di spia e assassino nel Golpe, torna a prendere il suo nome e a esercitare la sua vera professione: pilota di aereo. Ma grottescamente la abbina alla sua vena poetica, componendo delle (impossibili) parole con le scie di fumo dei reattori, parole sopra il cielo di Santiago, sopra gli stadi dove i prigionieri politici sono ammassati. Parole “poetiche” e deliranti sulla morte: «La morte è il Cile», «La morte è responsabilità», «La morte è pulizia».</span><br style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;" /><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">È su questo che l’esperienza di vita dell’autore si incrocia nella trama: Roberto Bolaño, vissuto fino alla fanciullezza in Cile, si era trasferito con la famiglia in Messico dove aveva vissuto per una decina d’anni, tornando in patria solo poco dopo il Golpe. Incarcerato insieme a migliaia di altri e detenuto nello stadio-prigione, si era riuscito a salvare solo perché tra i carcerieri aveva incontrato un suo vecchio compagno di scuola, che gli aveva consentito di fuggire.</span><br />
<br style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;" /><span style="background-color: white; color: #323232; font-family: Helvetica, Arial, 'Lucida Grande', sans-serif; font-size: 16px; line-height: 26px;">Di questo vissuto entra nel romanzo il senso del potere usato a fin di Male, lo smarrimento della dimensione umana quando dalle leve del Potere viene bandita ogni morale, ogni senso comune di giustizia o carità, e al suo posto viene esercitata un’ottusa maschia crudeltà, persino stupida, inconsapevole, dimentica e superficiale. Il nazista Carlos Wieder ne incarna gli aspetti più alti e persino seducenti nella sua violenza quasi fredda, senz’anima, passione. Il suo delirio gli fornisce un alibi morale talmente solido che non avrà mai una redenzione, come è giusto che sia, e il finale ce lo restituisce come lo ha dipinto: un uomo in fondo mediocre, che credeva di essere un eroe, una piccola gestalt di un ingranaggio che funziona solo quando la politica si seppellisce per essere sostituita da un trionfalismo nazionalistico consolatorio per le masse, e garantista per i pochi detentori di ricchezze e potere. E questo ci ricorda qualcosa, o almeno dovrebbe ammonircelo.</span><br />
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<a href="http://lapoesiaelospirito.wordpress.com/2010/07/10/la-stella-di-bolano-non-e-mai-troppo%C2%A0distante/" target="_BLANK">La poesia e lo spirito</a>
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© Monica mazzitelli</div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_stella.html" target="_blank"> Stella distante su Archivio Bolaño</a></div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-46577669427678327542013-06-09T10:21:00.003+02:002013-06-09T10:21:44.649+02:00“Un romanzetto lumpen” di Roberto Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Alessio Belli - 4 giugno 2013</h1>
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<span style="color: #990000;">“Un romanzetto lumpen” di Roberto Bolaño</span></div>
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Quando penso alla letteratura di Roberto Bolaño, penso a un cosmo. Un sistema solare di opere letterarie. Allineato e coerente, con un ordine – in greco kósmos, per l’appunto. Un sistema in cui il sole è 2666 – tra i due o tre lavori narrativi contemporanei più importanti – e poi tutti gli altri pianeti: <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete.html" target="_blank">I detective selvaggi</a>, <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_stella.html" target="_blank">Stella distante</a>, <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_puttane.html" target="_blank">Puttane assassine</a>, <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_gaucho.html" target="_blank">Il gaucho insostenibile</a>. Ai bordi di questa galassia, c’è Una novelita lumpen: in italiano Un romanzetto lumpen (Adelphi, 2013), dove lumpen può essere tradotto anche – vista l’ambientazione che a breve affronteremo – con “popolare”, proletariamente parlando (la prima edizione italiana, pubblicata da Sellerio nel 2003, è uscita invece con il titolo Un romanzetto canaglia). Ai confini del cosmo-Bolaño, non per scarsa importanza o valenza, ma per ordine cronologico: il libro è l’ultima opera pubblicata dall’autore cileno prima della precoce dipartita avvenuta nel 2003.<br />
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Un romanzetto lumpen viene classificato come romanzo breve, ma vista la mole dei racconti pubblicati da Bolaño, conviene considerarlo un racconto lungo. Un racconto capace di attirare immediatamente il lettore nostrano per l’ambientazione. Siamo in Italia, nello specifico a Roma, in una zona periferica non specificata. Qui abitano i due protagonisti senza nome. Fratello e sorella, da poco orfani, dopo l’incidente stradale sulla Salerno-Reggio Calabria in cui hanno perso i genitori. A raccontarcelo è la protagonista femminile. L’assegno di mantenimento, l’assistente sociale, le difficoltà economiche, la scuola abbandonata, il lavoro, il complesso rapporto con il fratello. Nel frattempo, nel suo giovane corpo avviene una trasformazione. Forse dovuta al trauma, forse ai cattivi pensieri: riesce a vedere nell’oscurità. Nel buio. Viene rapita dal biancore della luna e osserva nel pieno della notte tutta la luce che c’è. Poi, all’improvviso, nella disastrata vita degli orfani entrano due amici del fratello, chiamati dalla ragazza semplicemente “Il Bolognese” e “Il Libanese”. Amici di palestra del fratello. Poco a poco, i due entreranno nella camera da letto dell’adolescente protagonista e proporranno una svolta criminale alla loro esistenza. Intanto, la depressione aumenta e il pensiero del futuro sembra qualcosa di offensivo.<br />
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Del romanzetto (Bolaño stesso ironizza sulla mole cartacea dell’opera, ma non su quella contenutistica) colpisce la capacità dell’autore di concentrare il flusso di pensieri della ragazza in una trama esigua dipanata su poche pagine. La narrazione e la scrittura sono talmente colloquiali, fluide, coinvolgenti che sembra di essere accanto alla ragazza mentre tutto il caos della sua vita esplode. Anche i momenti più traumatici e dolorosi, sembrano normali, quasi scontati. In un continuo procedere oscuro, che solo nel finale, dopo gli ultimi avvenimenti, lascia uno spiraglio di luce: quella vera, quella del giorno, non più quella della notte. Quella del futuro, della speranza.<br />
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È confortante vedere come uno dei sommi narratori contemporanei riesca a esprimere e comunicare tali messaggi anche nelle opere meno citate e blasonate. Forte dell’ambientazione neorealistica alla Pasolini, Un romanzetto lumpen è l’ennesimo libro imperdibile di Bolaño. L’ennesimo pianeta da visitare, in quel cosmo immenso e mirabile che è la sua letteratura, e che l’autore adesso può permettersi di abitare a tempo pieno.<br />
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(Roberto Bolaño, Un romanzetto lumpen, trad. di Ilide Carmignani, Adelphi, 2013, pp. 119, euro 14)<br />
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<a href="http://www.flaneri.com/index.php/flaneri/leggi/un_romanzetto_lumpen_di_roberto_bolano/" target="_BLANK">Flanerì</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> 4 giugno 2013<br />
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© Alessio Belli </div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
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Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-58935181637004865232013-06-07T23:56:00.000+02:002013-06-07T23:57:34.614+02:00Un romanzetto lumpern -- video recensione<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <a class="yt-uix-sessionlink yt-user-name " data-sessionlink="ei=y1WyUc-kJoiw-wbC_YCQAw&feature=watch" dir="ltr" href="http://www.youtube.com/user/SilverReflex?feature=watch" style="border: 0px; color: #333333; cursor: pointer; display: inline-block; font-family: arial, sans-serif; font-size: 12.727272033691406px; height: 22px; line-height: 11.818181991577148px; margin: 0px 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: start;">SilverReflex</a> - </h1>
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Un romanzetto lumpern</div>
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video recensione<br />
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<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="315" src="http://www.youtube.com/embed/lkY0SO10KEY" width="560"></iframe>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-89021919613714522762013-06-01T09:42:00.000+02:002013-06-01T09:42:41.833+02:00Bolaño È sempre bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Tiziano Gianotti- </h1>
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://d.repubblica.it/famiglia/2013/06/01/news/roberto_bolao_un_romanzetto_lumpen-1677911/" target="_BLANK">La Repubblica</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> maggio 2013</span><br />
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<span style="background-color: white; line-height: 18px;"><span style="color: #990000; font-family: Akz, arial, sans-serif; font-size: medium;"><b>Bolaño È sempre bolaño</b></span></span></div>
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<span style="background-color: white; font-family: Akz, arial, sans-serif; font-size: 18px; line-height: 18px;"><span style="color: #990000;"><b>Bolaño è tra i rari scrittori di cui si può leggere tutto</b></span></span></div>
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Una novelita che è l’ultimo libro pubblicato in vita da Roberto Bolaño e che val la pena leggere o rileggere (per chi l’avesse già fatto nella traduzione pubblicata nel 2005 da Sellerio col titolo Un romanzetto canaglia). Val la pena, mentre sta per arrivare la sua versione filmica Futuro, per due motivi, e il primo perché Bolaño è tra i rari scrittori di cui si può leggere tutto.<br />
Il materiale è quello della Roma immaginata da Fellini e Pasolini rivista nei toni freddi e grigi che sono dell’autore - un grigio che tiene insieme crudeltà e tenerezza, dolorosissimo. La protagonista e voce narrante, Bianca, è una ragazza orfana che vive con il fratello in situazione di ottusa indigenza, poi ci sono due straniti relitti della suburra romana, arrivati a casa al seguito del fratello e a cui Bianca si concede in alternanza, senza ben distinguerli. Infine c’è Maciste, ex-campione di culturismo finito cieco e relegato nella sua casa, figura che sembra staccata dall’affresco di 2666 per far coppia con Bianca in una immaginetta sacra e blasfema. Materiale risaputo, non fosse che la frase d’apertura con cui Bianca si presenta cambia tutto:<br />
<blockquote class="tr_bq">
<i><b> «Oramai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente».</b></i> </blockquote>
Bianca è una donna bolaniana, una di quelle figure intangibili e indifferenti alla metafisica dell’eros che si pone come ultima e estrema incarnazione, e nel contempo negazione, dell’eroina del dramma urbano. E così siamo al secondo motivo di lettura: nella novelita si intende l’esito del lavoro di Bolaño, una classicità ancora spuria, ma chiara.<br />
<br />
- Roberto Bolaño, <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" target="_blank">Un romanzetto Lumpen</a></b>, Adelphi, euro 14,00<br />
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<a href="http://d.repubblica.it/famiglia/2013/06/01/news/roberto_bolao_un_romanzetto_lumpen-1677911/" target="_BLANK">La Repubblica</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
maggio 2013<br />
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© </div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-40813480740777661052013-05-31T21:56:00.000+02:002013-06-02T21:42:33.536+02:00 La Bolano-mania<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 10px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Marco Ferrari - </h1>
<h4 style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; direction: ltr; font-family: MyriadPro-Bold, sans-serif; font-weight: normal; line-height: 1.1; margin: 0.2em 0px 0.5em; padding: 0px; text-align: left; text-rendering: optimizelegibility;">
<span style="font-size: small;"><a href="http://www.succedeoggi.it/2013/05/la-bolano-mania-2/" style="background-color: transparent;" target="_BLANK">Succede oggi</a><span style="background-color: transparent;"> </span></span><span style="background-color: transparent;"> </span><span style="background-color: transparent;"> </span><img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="background-color: transparent; border: 0pt none; height: 11px;" /><span style="background-color: transparent;"> </span><span style="background-color: transparent; font-size: x-small;">31 maggio 2013</span></h4>
<h2 style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; direction: ltr; font-family: MyriadPro-Bold, sans-serif; font-weight: normal; line-height: 1.1; margin: 0.2em 0px 0.5em; padding: 0px; text-align: center; text-rendering: optimizelegibility;">
<span style="color: #cc0000; font-size: small;"><br /></span></h2>
<h2 style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; direction: ltr; font-family: MyriadPro-Bold, sans-serif; font-weight: normal; line-height: 1.1; margin: 0.2em 0px 0.5em; padding: 0px; text-align: center; text-rendering: optimizelegibility;">
<span style="color: #cc0000; font-size: small;">La Bolano-mania</span></h2>
<h5 class="blocco book-italic" style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: CenturyStd-BookItalic, serif; font-size: 1.125em; font-weight: normal; line-height: 1.1; margin: 0.2em 0px 0.5em; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility;">
<i><br /></i></h5>
<h5 class="blocco book-italic" style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: CenturyStd-BookItalic, serif; font-size: 1.125em; font-weight: normal; line-height: 1.1; margin: 0.2em 0px 0.5em; padding: 0px; text-rendering: optimizelegibility;">
<i>A dieci anni dalla morte Barcellona gli dedica una grande mostra e il resto del mondo lo consacra divo (letterario) del momento. Ritratto di uno scrittore grande, stanco e senza fissa identità: Roberto Bolaño</i></h5>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
Purtroppo per lui il successo gli è piovuto addosso quando non c’era più. Una consacrazione postuma è un classico del genere letterario, secondo la regola che la morte risarcisce l’indifferenza subita in vita. Così è andata anche per il povero Roberto Bolaño, lo scrittore latino-americano più letto in questo momento, scomparso nel 2003 a Barcellona.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
Bolaño è stato un vagabondo con la penna in mano: era nato a Santiago del Cile nel 1953, ha passato l’adolescenza in Messico, è quindi tornato nel Cile di Allende. Lui stesso ha raccontato quella rocambolesca avventura: nel 1973 decise di rientrare in Cile, intenzionato ad appoggiare assieme ad un gruppo di trotskisti il processo di riforme socialiste di Salvador Allende. Alla fine di un lungo viaggio in pullman, autostop e barca, attraversando quasi tutta l’America Latina, arrivò in Cile pochi giorni prima del colpo di stato messo in atto da Augusto Pinochet. Qualche ora appena per assaporare il senso di libertà, poi gli scontri, gli arresti e il carcere a Concepción. Ma lui fu uno dei pochi fortunati a scampare alla repressione: dopo otto giorni di carcere venne liberato grazie all’aiuto di due compagni di studi dei tempi di Cauquenes, che erano tra i poliziotti incaricati di vigilarlo. Questo episodio è stato lo spunto per il racconto “I Detective”, nella raccolta <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">Chiamate telefoniche</i>. Quella che si pensava fosse un’invenzione letteraria, è stata invece confermata dall’amico <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete_quezada.html#quezada" target="_blank">Jaime Quezada</a></b>, il quale ha raccontato di averlo ospitato nella sua abitazione in Cile dopo la liberazione. Ma altri, come il sociologo Ricardo Pascoe e la scrittrice e poetessa <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete_boullosa.html" target="_blank">Carmen Boullosa</a></b>, hanno espresso dubbi sulla reale presenza di Bolaño in Cile al tempo del golpe.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
Rientrato in Messico diede vita al movimento d’avanguardia dell’<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete_infra.html" target="_blank">infrarealismo</a> che aveva come linee guida la rottura con la letteratura ufficiale. Anche se intorno a questo movimento ruotavano all’incirca una quindicina di poeti, Roberto Bolaño e <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_dete_infra3-santiago.html#infra" target="_blank">Mario Santiago Papasquiaro</a> furono gli esponenti stilisticamente più solidi, autori di una poesia quotidiana, dissonante e con vari elementi dadaisti. Nel 1977 emigrò in Spagna, in Catalogna, dove viveva la madre, contagiato dalla movida postfranchista. Lì praticò diversi lavori – vendemmiatore in estate, vigilante notturno in un campeggio a Castelldefels, commesso in un negozio, lavapiatti, spazzino, scaricatore di porto, commerciante di bigiotteria – prima di potersi dedicare completamente alla letteratura. Bolaño morì il 15 luglio 2003 all’ospedale Valle de Hebrón di Barcellona, lasciando incompiuto il romanzo “2666” con il quale aveva portato all’estremo la sua inventiva, guarda caso attorno alla figura di uno scrittore svanito.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
Scoperto in Italia da Elvira Sellerio e quindi rilanciato da Adelphi, già riconosciuto come scrittore di nicchia in vita nell’ambito delle lettere ispaniche, Roberto Bolaño è ora letto e tradotto in tutta Europa e in America anche se la sua letteratura non è facilmente classificabile restando in bilico tra realtà e finzione, storia e thriller, intrigo psicologico e politico. Uno scrittore a parte, solitario, abulico con addosso la tristezza dell’esule, capace di mescolare la metafisica di Borges e la complessità di Cortazar, un intellettuale cileno che definiva un po’ altezzosamente Isabel Allende “una scribacchina” e che disdegnava Luis Sepulveda.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
A dieci anni dalla sua prematura scomparsa il caso Bolaño infiamma le librerie europee e americane. Si è venuti così a conoscenza del male al fegato che lo colpì, l’attesa del trapianto, la vita che si spense a cinquant’anni, con tanti rimpianti, storie lasciate a metà, storie da scrivere, appunti di personaggi che resteranno ombre. Così si moltiplicano le iniziative per i dieci anni delle morte, pubblicazioni, convegni, interviste di amici veri e presunti che dicono la loro, quasi sempre nella classica maniera retorica post mortem.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
Per scoprire chi era davvero Roberto Bolaño bisogna osservare e studiare il repertorio di oggetti, taccuini, appunti raccolti nella monumentale mostra che Barcellona, sua città adottiva, gli dedica al Centro di Cultura Contemporanea fino alla fine di giugno.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
In realtà è difficile entrare nella personalità di Roberto Bolaño, caustico e irriverente, scontroso prima di tutto con se stesso, afflitto da un desiderio di rivincita ma pur sempre isolato. I suoi interventi erano provocatori e, una volta raggiunta la fama, certamente non diventò più disponibile, specie verso quelli che si consideravano scrittori latino-americani di sinistra, lui che si definiva trotkista. Nelle interviste, invece, era torrenziale e ellittico.</div>
<div style="background-color: rgba(255, 255, 255, 0.901961); box-sizing: border-box; color: #222222; direction: ltr; font-family: MyriadProRegular, courier, sans-serif; font-size: 16px; line-height: 1.4; margin-bottom: 1.25em; padding: 0px;">
I suoi libri celebrano una certa autofiction o una riscrittura della storia. Con “I detective selvaggi” ha comunque dato una svolta alla narrativa sudamericana, rievocando i tempi di Borges, diventando un’icona giovanile, più da rete che da botteghino. Tanto che <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">L’Economist</i> ha coniato il termine Bolano-mania dopo che negli Stati Uniti sono stati pubblicati <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">2666</i> e <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">I detective selvaggi</i>, su insistenza del famoso agente letterario Andrew Wiley. Pochi giorni fa, poi, Roberto Bolaño è stato al centro del Salone del Libro di Torino che aveva come ospite proprio il Cile con una nottata di letture e un dibattito da ultima spiaggia dal titolo, <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">Scrivere dopo Bolaño</i>. Poco prima di morire, proprio per presentare <i style="box-sizing: border-box; line-height: inherit;">I detective selvaggi</i> venne al Salone di Torino, assieme al suo traduttore italiano, Angelo Morino, anche lui scomparso prematuramente nel 2007. Appariva stanco, era spettinato, portava in giro a fatica il suo fisico allampanato che di lì a poco lo avrebbe tradito per sempre. Sperava di scrivere cinque romanzi per lasciare qualcosa in mano alla moglie Carolina Lopez, per questo stava fisso al computer. Ma il suo vero sogno era vincere alla lotteria per pubblicare solo cinque poesie e nulla più perché in fondo la scrittura era per lui una pratica noiosa.</div>
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<a href="http://www.succedeoggi.it/2013/05/la-bolano-mania-2/" target="_BLANK">Succede oggi</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
<span style="font-size: x-small;">31 maggio 2013</span><br />
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<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<br /><img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/indice3.jpg" style="border: 0pt none; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; height: 12px; line-height: 23.796875px; margin-left: 20px; text-align: center; width: 22px; word-spacing: 2px;" title="indice di c.boullosa" /><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><span style="font-family: garamond, candara, arial; font-size: 16px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">Materiali relativi alla mostra CCCB di Barcellona <b>Archivio Bolaño 1977-2003 </b></span><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"></span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Patricio Pron: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_pron2.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">Bolaño nel musseo <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Sergio Garufi: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_garufi.html" style="background-color: #eaff80; color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">Dieci motivi per cui mi piace Bolaño<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Juan Insua: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_int_insua.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title=""><img align="absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/int_ico.jpg" style="border: 0pt none; width: 15px;" title="" />intervista sulla mostra: Archivio Bolaño. 1977-2003<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Ignacio Echevarria: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_echevarriacccb.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">La mostra di Barcellona <u><i>Archivio Bolaño 1977-2003</i></u> <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Giulia Cavaliere: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_cavaliere.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">La musica preferita di Roberto Bolaño<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Francesca Lazzarato: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_lazzarato.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">Quel che resta della vita selvaggia, Archivio Bolaño. 1977-2003<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Riccardo Iori </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_iori.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="">Roberto Bolaño: Il trionfo non fa per me<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Radio Svizzera: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_media_radiosvizzera.html#ritratti" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">presentazione mostra Archivio Bolaño 1977-2003<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/audio3.jpg" style="border: medium none; height: 14px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Mostra CCCB: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_cccbviceo.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">Materiali video sulla mostra<img align="absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/video2.jpg" style="border: 0pt none; height: 16px; width: 24px;" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Mostra CCCB: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_media_grafica_girona.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">le foto di Bolaño a Gerona<img align="absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/video2.jpg" style="border: 0pt none; height: 16px; width: 24px;" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• Mostra CCCB: </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_media_grafica_manoscritti.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_TOP" title="">Foto dei manoscritti di Bolaño<img align="absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/video2.jpg" style="border: 0pt none; height: 16px; width: 24px;" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 23.796875px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"><br /></span>
<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/indice3.jpg" style="border: 0pt none; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; height: 12px; line-height: 21px; margin-left: 60px; text-align: justify; width: 22px; word-spacing: 2px;" title="indice di c.boullosa" /><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"> </span><span style="font-family: garamond, candara, arial; font-size: 16px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">testi sulla mitizzazione e mistificazione di Bolaño: </span><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;"></span><br />
<br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bolano_biografia_leggende.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="FILBA!">Origini del mito Bolaño: <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA!" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">, carmelo P.</span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bolano_postumo.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="FILBA 2">la ridefinizione dell'immagine di Bolaño dopo la sua morte <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA 2" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">: Volpi, Moya, Galan, Tarifeño</span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_falso.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="FILBA3">Bolaño falsificato<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA3" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">: come nasce e prolifera una falsa notizia basata sul nulla </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bolano_cercas.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="">Bolaño forever <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">, di Javier Cercas </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_cercas2.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="">Print the legend <img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA3" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">, di Javier Cercas </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_pron.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="">Leggere con e contro Bolaño<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA3" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">, di Patricio Pron </span><br />
<span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">• </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_cercas2.html" style="color: #570082; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;" target="_top" title="FILBA3">buttate questo articolo e leggete Bolaño<img align="Absmiddle" src="http://www.archiviobolano.it/img/links2.gif" style="border: medium none; height: 11px; width: 16px;" title="FILBA3" /></a><span style="background-color: #f2f2f2; color: #330033; font-family: garamond, candara, arial; font-size: 14px; line-height: 21px; text-align: justify; word-spacing: 2px;">, di Javier Cercas </span></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-7311994656600154312013-05-30T21:46:00.000+02:002013-06-02T21:48:09.593+02:00Destino cieco - Un romanzetto lumpen<h1 style="color: #333333; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<span style="font-size: 15px;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Mrco Belpoliti - </span><span style="font-size: x-small;">31 maggio 2013</span></h1>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;"><b><br /></b></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;"><b>Destino cieco</b></span></div>
<br />
Bianca è un'adolescente rimasta orfana per via dell'incidente d'auto dei genitori. Confusa, caotica, problematica, sensibile, è uno di quei personaggi borderline che Roberto Bolaño tratteggia con mano sicura, e a cui fa vivere fino in fondo il loro incontrovertibile destino in "<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" target="_blank">Un romanzetto lumpen</a>" (traduzione di <a href="http://rassegnastampabolano.blogspot.it/search/label/Ilide%20carmignani">Ilide Carmignani</a>, Ed. <a href="http://www.adelphi.it/libro/9788845928208" target="_blank">Adelphi</a>, pp. 119, euro 14).<br />
<br />
Bianca lavora come parrucchiera, il fratello in una palestra. Un giorno questi si porta a casa due amici più vecchi, che s'installano nell'appartamento. "Il bolognese" e "il libico" lavoravano nella medesima palestra: due sbandati. Si crea un quartetto improbabile con la tv come baricentro. La notte a turno i due ospiti entrano nel letto della ragazza e fanno l'amore con lei, senza che Bianca sappia bene chi sia, visto che i due si somigliano.<br />
<br />
La storia, raccontata in prima persona dalla protagonista, ha un andamento catatonico. Quasi in trance Bianca rievoca quel momento della sua vita in cui si è smarrita, senza più trovare via d'uscita dal labirinto dei suoi atti e pensieri.<br />
Bolaño è magistrale nel dare al racconto questo tono ipnotico, svuotando e insieme riempiendo dall'interno i suoi personaggi. Poi arriva Maciste, un campione di culturismo, attore di film di successo, diventato cieco, a suo modo anche lui un rottame. I quattro concepiscono il piano di derubarlo accedendo a una sua fantomatica cassaforte. Bianca si prostituisce con Maciste, e intanto cerca il denaro. Pian piano il rapporto con il gigante s'infittisce. Bianca è incapace di veri sentimenti, non ha stabilità emotiva; oscilla di continuo e vive, come un vero adolescente, nell'istante. Solo in questa dimensione temporale concepisce idee, sogni, immaginazioni, fantasie; per questo non distingue realtà e sogno (sogna molto e racconta i suoi sogni).<br />
<br />
Appare insieme sentimentale e cinica, risoluta e indecisa. Non sa mai cosa vuole fare, e tuttavia agisce come se lo sapesse. Memorabile la scena in cui masturba Maciste, che vuol sapere di che colore sia il suo sperma. La ragazza è cieca come il suo amante: niente passato, niente futuro, solo un continuo presente. Alla fine, scossa da un movimento interiore si scrolla imprevedibilmente tutto di dosso. L'intuizione di un istante, che può perderla, ora invece la salva. Una scaglia di geniale narrazione scaturita da quell'immenso calderone di vite-non-vite che Bolaño si portava dentro come uno stigma.<br />
<br />
<a href="http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3740799" target="_BLANK">L'Espresso </a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
- <span style="font-size: x-small;">31 maggio 2013</span><br />
<div style="text-align: right;">
© Marco Belpoliti </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-28678581802392505162013-05-30T18:53:00.000+02:002013-06-02T21:55:02.647+02:00Un libro: Un romanzetto lumpen<h1 style="color: #333333; font-style: normal; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<span style="font-size: 15px; font-weight: bolder;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> Paoblog - </span><span style="font-weight: normal;"><span style="font-size: xx-small;">31 maggio 2013</span></span></h1>
<br />
<div style="text-align: center;">
<b><span style="color: #cc0000;">Un libro: Un romanzetto lumpen</span></b></div>
<br />
Trama: <br />
<blockquote class="tr_bq">
«Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente».</blockquote>
Così comincia il breve, folgorante racconto dell’adolescenza di Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti creati da Bolaño, che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in un’esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non uscire quasi più dall’appartamento in cui si sono rinchiusi, e dove passano nottate intere a guardare la televisione.<br />
<br />
A loro si aggregheranno due improbabili soggetti, «il bolognese» e «il libico», con i quali la ragazza dividerà a turno, svogliatamente, il letto – senza quasi sapere con chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché è stato un divo dei film cosiddetti mitologici.<br />
<br />
Uno che forse ha dei soldi, soldi che si potrebbero scovare e rubare. Con questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo stesso, Bianca vivrà una relazione che, nata sotto il segno della prostituzione e dell’inganno, si trasformerà invece in qualcosa di assai simile a ciò che chiamiamo «una storia d’amore».<br />
<br />
Letto da: Francesco<br />
<br />
Opinione personale: Questo romanzo breve – l’ultimo che Roberto Bolaño, il grande romanziere cileno morto in Spagna nel 2003 a cinquant’anni in attesa di un trapianto di fegato, ha visto pubblicato in vita e che scrisse su commissione per una collana dedicata alle grandi capitali di un editore – è piacevolissimo nella sua scrittura scarna, diretta ed essenziale e al tempo stesso particolarmente interessante per l’intensità di contenuti e intime riflessioni che propone e a cui conduce lungo la sua lettura.<br />
<br />
Io l’ho trovato davvero magnifico.<br />
<br />
Ambientato in una Roma trasteverina e popolare che, pur nella sua caratterizzazione ben enunciata, si manifesta come un non-luogo che appare piuttosto un “luogo-qualunque”, nel suo breve percorso incrocia una infinità di metafore.<br />
<br />
A cominciare dall’io narrante, l’ancora adolescente Bianca che vive un sublime contrsto tra una vita reale – vissuta apaticamente e con terribile disincanto assieme al fratello dopo essere rimasti orfani e vittime schiacciate da un sistema sociale consumista e insensibile – e una vita intima, fatta di monologhi densamente riflessivi, pregni di una consapevolezza dura e realista, eppure al tempo stesso dolcissima e poetica propria a un adulto fatto, come se la vita le avesse compensato con un prezioso bagaglio di saggezza ed esperienza ciò che le ha rubato, iniziando dalla serena spensieratezza adolescenziale.<br />
<br />
Riflessioni che magistralmente accompagnano Bianca, nel brevissimo percorso di questo breve romanzo, a compiere una metamorfosi radicale ma talmente graduale nel processo da sfiorare l’inafferrabile.<br />
<br />
Continuando, poi, con le severe metafore sulla fisicità di una sessualità vissuta, esibita e offerta quasi come un impegno, un riempimento o un dovere, così come la prostituzione che assume caratteri di poetica leggerezza, dietro le quali possiamo trovarvi la società civile, politica, economica o, anche, la letteratura e l’editoria.<br />
<br />
Sfumature e metafore rafforzate, poi, dalla ossessionante presenza della televisione, dello spettro della disoccupazione e del disagio sociale che assume carattere di passività o di fugaci apparizioni ideologiche.<br />
<br />
Trovo davvero magnifico come Bolaño riesca a inserire tutto ciò in poche pagine di accattivante scrittura.<br />
<br />
<a href="http://paoblog.net/tag/bolano/" target="_BLANK">Paoblog</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><span style="font-size: x-small;">31 maggio 2013</span><br />
<div style="text-align: right;">
© </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-86818795094722965312013-05-30T00:24:00.000+02:002013-05-30T00:26:57.515+02:00Un romanzetto lumpen, di Roberto Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Federico Batini - </h1>
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://federicobatini.wordpress.com/2013/05/29/un-romanzetto-lumpen-di-roberto-bolano/" target="_BLANK">il blog di Federico Batini 29 maqggio 2013</a> </span> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;">Un romanzetto lumpen, di Roberto Bolaño</span></div>
<blockquote class="tr_bq">
Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente. Mio fratello e io eravamo rimasti orfani. Questa cosa in qualche modo giustificava tutto. Non avevamo nessuno. E tutto era successo dalla sera alla mattina. I nostri genitori erano morti in un incidente d’auto durante le prime vacanze che facevano da soli, su una strada vicino a Napoli, credo, o su un’altra orribile strada del Sud. La nostra macchina era una Fiat gialla, di seconda mano, che però sembrava nuova. Era ridotta a un ammasso di ferraglia grigia. Quando la vidi, dallo sfasciacarrozze della polizia dove finivano le macchine incidentate, domandai a mio fratello il colore.<br />
“Ma non era gialla?”<br />
Mio fratello disse di sì, certo che era gialla, ma prima. Prima dell’incidente. Le collisioni alterano il colore o alterano il nostro modo di percepire il colore. Non so cosa intendesse dire. Glielo domandai. Lui disse: luce…colore… tutto. Pensai che il poveretto era più sconvolto di me.<br />
Quella sera dormimmo in albergo e il giorno dopo tornammo a Roma in treno, con ciò che restava dei nostri genitori, in compagnia di un’assistente sociale o un’educatrice o una psicologa, non lo so, mio fratello glielo chiese ma io non sentii la risposta perché stavo guardando il paesaggio fuori dal finestrino.<br />
Al funerale venne solo una zia, una sorella di mia madre, e dietro a mia zia c’erano le sue terribili figlie. Io guardai mia zia tutto il tempo (che non fu poi molto) e più di una volta mi parve di coglierle sulle labbra un mezzo sorriso, a volte un sorriso intero, e allora seppi (anche se in realtà l’avevo sempre saputo) che mio fratello e io eravamo soli al mondo. All’uscita del cimitero baciammo nostra zia e le nostre cugine e non le rivedemmo mai più. Mentre camminavamo verso la prima fermata della metropolitana, dissi a mio fratello che quando avevano infilato le bare nei loculi mia zia aveva sorriso, per non dire che aveva apertamente sghignazzato. Mi rispose che se n’era accorto anche lui. Da quel momento in poi i giorni cambiarono. Voglio dire, il corso dei giorni. Voglio dire, quello che unisce e al tempo stesso segna il confine tra un giorno e l’altro.<br />
<b>(Roberto Bolaño, <a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" target="_blank">Un romanzetto lumpen</a>, Adelphi, pp. 11-13</b>)</blockquote>
<br />
La storia si apre con il brano citato in esergo, una storia particolare, raccontata dagli occhi di una donna che, come lei stessa ci dice, ora è madre e moglie, ma il suo racconto si centra sul primo periodo della sua vita con il fratello, entrambi giovanissimi, minorenni, a seguito della morte di entrambi i genitori in un incidente d’auto. La vita appare quasi normale inizialmente, poi inizia a prendere una fisionomia diversa, si sfalda, si strappa: cambiano gli orari, la scuola viene lasciata progressivamente, come un orpello del quale non si ha più necessità, si trovano dei lavoretti per integrare il magro assegno di reversibilità del padre. Bianca racconta questo periodo come un periodo allucinato, in senso letterale, inondato di luce, quasi che tra notte e giorno, tra buio e lucentezza accecante non vi fosse differenza né soluzione di continuità.<br />
<br />
Quasi per caso entrano nella vita di Bianca e del fratello due strani tipi, incontrati dal fratello stesso in palestra, dove lavora come inserviente: un bolognese loquace e un libico taciturno. Gentili, puliti in maniera sorprendente per chi conduce una vita di luogo in luogo, i due occupano la camera dei genitori dei due fratelli rimasti orfani e, di tanto in tanto, dividono il letto con Bianca che non si cura nemmeno, quando decide di aprire la porta, che sia l’uno o l’altro. Tutto pare rotolare lentamente verso uno strano equilibrio tra normalità e squallore (che a volte si somigliano stranamente) finché compare il “piano”. Il “piano” ideato dal “bolognese” e dal “libico”, gli amici del fratello e da lui stesso approvato, prevede per Bianca un ruolo da protagonista. Dovrà introdursi in casa di “Maciste”, un attempato culturista divenuto cieco in seguito a un incidente, già due volte Mister Universo (altro soprannome con il quale viene chiamato) e protagonista di film di successo mondiale nei quali ha interpretato il mitologico eroe. Bianca diventerà così una prostituta, seppure con un solo cliente e un cliente, nemmeno a dirlo, molto particolare. Eppure quel rapporto, fatto di poche parole ma di gesti essenziali e carichi di significato, segnerà, per Bianca e la sua vita, la svolta. Perché la vita, a volte, assume percorsi non consueti e la salvezza, la scossa si può trovare proprio in incontri che sembrano segnare un arretramento, un peggioramento, uno scivolamento verso il buio…<br />
<br />
Il romanzo originale è stato scritto e pubblicato nel 2002, Adelphi lo pubblica in italiano, con la traduzione di Ilde Carmignani, nell’aprile 2013.<br />
<br />
Roberto Bolaño: nato nel 1953 a Santiago del Cile, morto a Barcellona nel 2003. Autore di numerosi romanzi, molti dei quali tradotti in italiano. Negli ultimi anni Adelphi ha pubblicato: 2666 (2009), Amuleto (2010), Stella distante (2012).<br />
<br />
<br />
<br />
<a href="http://federicobatini.wordpress.com/2013/05/29/un-romanzetto-lumpen-di-roberto-bolano/" target="_BLANK">il blog di Federico Batini 29 maqggio 2013</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
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© Federico Batini</div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<br /></div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-54356012114891097602013-05-29T23:29:00.000+02:002013-05-29T23:31:41.636+02:00Di cosa (non) parla 2666 di Roberto Bolaño?<h1 style="color: #333333; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<span style="border-width: 0pt; font-size: 15px;"></span> <span style="border-width: 0pt; font-size: 15px;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /></span><span style="font-size: 15px;"> </span><span style="background-color: white; color: #202020; font-family: Helvetica, Arial, serif; line-height: 21px;"><span style="font-size: small;">Andrea Meregalli</span></span><span style="font-size: 15px; font-weight: bolder;"> -</span></h1>
<div>
<a href="http://www.finzionimagazine.it/libri/trame-contro-trame/di-cosa-non-parla-2666-di-roberto-bolano/" target="_BLANK">Finzioni 29 maggio 2013</a> -<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> - - -</div>
<br />
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;">Di cosa (non) parla 2666 di Roberto Bolaño?</span></div>
<em style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: inherit; font-size: 13px; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br /></em>
<em style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: inherit; font-size: 13px; line-height: 21px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Poi prometto che non scrivo più a proposito di <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_intro.html" target="_blank">2666</a> </b>di Roberto Bolaño, vediamola così: per una rubrica come Trame contro Trame, 2666 (Adelphi) è un po' come un bicchiere d'acqua fredda una mattina d'estate, che c'è caldo, caldissimo, e la sera prima s'è mangiato alici piccanti, pizza cruda e bevuto birra col limone, tanta tanta birra col limone. Avete presente?</em><br />
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
A libro chiuso – facciamo a e-reader spento – dopo mille pagine, mille nomi e mille storie, la prima considerazione che s'è affacciata al mio cervelluzzo ancora tramortito da cotanta baldanza prosaica è: Roberto Bolaño ha quella capacità di fotografare e ramificare il mondo – un mondo – tipica degli scrittori fantasy; Roberto Bolaño potrebbe chiamarsi <span lang="it-IT" style="border: 0px; font-family: inherit; font-style: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">John Ronald Reuel Tolkien, Clive Staples Lewis oppure George R. R. Martin.</span></div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
In 2666 non ci sono draghi, non ci sono elfi – è vero – non ci sono anelli, troni, spade, non c'è araldica medievale, non ci sono armadi, leoni, streghe, però c'è parte del resto, un minimo comune denominatore che grava sugli intrecci esistenziali, mette in relazione vite lontane, paesi lontani, momenti lontani, gesti all'apparenza poco significativi; c'è l'abilità di unire tratteggi, di spostare la cinepresa, di raccontare sempre di tutti e mai di nessuno.</div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Bolaño non inventa alcun mondo, – il mondo è, purtroppo, sin troppo reale ed è il (n)(m)ostro mondo – ma gonfia i propri talentuosissimi polmoni e ne allarga il respiro, muovendosi a cavallo di due continenti, decine di città, centinaia di caratteri, migliaia di possibilità.</div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<br /></div>
<div lang="it-IT" style="background-color: white; border: 0px; color: #303030; font-family: 'Lucida Grande', 'Lucida Sans', 'Lucida Sans Unicode', sans-serif; font-size: 13px; line-height: 21px; margin-bottom: 0cm; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
Probabilmente, come dice Alessandro Baricco, 2666 è un libro sul male e sul mistero dei viventi, non lo so, non lo sa nemmeno lui, Baricco, e, probabilmente, come dice il nostro Jacopo Cirillo, i libri non sono fatti per essere capiti ma per essere raccontati, non lo so, lo sa lui, Jacopo; da parte mia, se qualcuno dovesse chiedermi di cosa parla 2666 di Roberto Bolaño, risponderei che parla del mondo, risponderei che è come leggere una fotografia del mondo, risponderei che leggerlo, decidere di leggerlo, significherebbe accettare una sfida e relazionarsi con un'opera ambiziosa, monumentale, che ha inteso raccontare <em style="border: 0px; font-family: inherit; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">tutto</em> prima di lasciarcelo sfogliare.</div>
<br />
<a href="http://www.finzionimagazine.it/libri/trame-contro-trame/di-cosa-non-parla-2666-di-roberto-bolano/" target="_BLANK">Finzioni 29 maggio 2013</a> -<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
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© </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-3041942034156363842013-05-29T23:22:00.000+02:002013-05-29T23:31:57.045+02:00Un romanzetto lumpen di Roberto Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> wuz beta- </h1>
<a href="http://wuz.it/recensione-libro/7802/romanzetto-lumpen-roberto-bolano-film-adelphi.html" target="_BLANK">Wuz beta</a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> maggio 2013<br />
<br />
<h1 style="background-color: white; border: 0px; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 20px; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #cc0000;">Un romanzetto lumpen di Roberto Bolaño</span></h1>
<span class="wuzSommario" style="background-color: white; border: 0px; color: #225b7b; display: block; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; font-weight: bold; line-height: 18px; margin: 10px 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><br />Una volta mi disse che sognava di diventare Mister Roma e poi Mister Italia o il Padrone dell'Universo. Io gli risi in faccia e non gli nascosi la mia opinione. Per arrivare a essere il Padrone dell'Universo bisognava allenarsi dall'età di dieci anni, gli dissi. Credevo che il culturismo fosse simile agli scacchi. Mio fratello rispose che come io sognavo un mininegozio di parrucchiere anche lui aveva il diritto di sognare un futuro migliore. Usò quella parola:<span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">futuro</span>.</span><br />
<span class="wuzTesto" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;">"Futuro" è la parola chiave di questo romanzo breve di Roberto Bolaño, l'ultimo pubblicato prima della morte dell'autore, edito in Italia da Sellerio nel 2003 e riproposto oggi da Adelphi. Un romanzetto "lumpen", che potremmo tradurre con "sottoproletario" o, considerata la trama e l'ambientazione romana, "di borgata", scritto per una collana di libri sulle città.<br />La Roma della periferia e delle borgate è dunque la città in cui si muovono - poco, in realtà, perché il romanzo si svolge quasi interamente in <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">interni claustrofobici e asfissianti</strong> - la protagonista, Bianca, e suo fratello Tomas. Rimasti orfani in seguito a un incidente stradale, i due ragazzini si trovano all'improvviso con la necessità di sbarcare il lunario. Abbandonata la scuola, Bianca troverà lavoro come sciampista e Tomas come addetto alle pulizie e tuttofare in una palestra. In palestra conoscerà due ragazzi, il bolognese e il libico, che si stabiliranno in casa loro e con i quali Bianca inizierà ad avere i suoi primi rapporti sessuali. Giorno e notte si susseguono senza differenza mentre i ragazzi se ne stanno rinchiusi in casa a guardare la televisione.<br />Per trovare un po' di soldi i ragazzi progetteranno di svaligiare la cassaforte di un ex attore campione di culturismo caduto in disgrazia, famoso negli anni Cinquanta per aver interpretato il personaggio di Maciste in alcuni peplum. Ormai vecchio e cieco, egli vive in totale solitudine in una villa alla periferia di Roma, dove spesso i ragazzi si recano per lavori di manutenzione agli attrezzi della sua palestra privata. Bianca inizierà a frequentare la casa dell'uomo e a prostituirsi per scoprire dove nasconda i soldi. Ma tra i due si stabilirà presto un rapporto particolare che manderà a monte il piano criminale.</span><span class="wuzTesto" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><br />Il racconto di Bianca è un lungo flashback. Sappiamo fin da subito che oggi è ormai una madre e una donna sposata. Il periodo di tempo che ci descrive, quello subito dopo la morte dei genitori, è <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">un momento di transizione</strong>, che coglie i ragazzi sospesi nella luce abbagliante, incandescente, di <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">un presente che va a rotoli</strong>, al quale non sembra esserci via d'uscita. <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il futuro è l'idea sempre presente ma distante</strong>, che balugina a un orizzonte lontano e incerto. In questa situazione l'incontro tra Bianca e Maciste sarà come una molla che cambierà gli scenari e salverà la giovane e suo fratello da una vita di delinquenza.</span><br />
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="wuzfDidascalia" style="border-collapse: collapse; border-spacing: 0px; border: 0px; color: #b9b8b8; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 10px; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline; width: 610px;"><tbody style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<tr style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><td align="center" style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" valign="middle" width="80"><img alt="" border="0" hspace="2" src="http://wuz.it//mm/7802/00497070_b.jpg" style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" vspace="2" /></td></tr>
<tr style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><td align="center" class="wuzfDidascalia" style="border: 0px; color: #b9b8b8; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 10px; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><div style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: 1.6em; margin: 0px 0px 10px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">
<em style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il futuro</em>, regia di Alicia Scherson<img border="0" height="5" src="http://wuz.it/images/t.gif" style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;" width="5" /></div>
</td></tr>
</tbody></table>
<span class="wuzTesto" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;"><br />Un romanzetto lumpen</span> torna in libreria anche in occasione dell'uscita a giugno del <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">film</strong> diretto dalla regista cilena Alicia Scherson. Si tratta dell'unico lungometraggio tratto da un'opera di Roberto Bolaño e si intitolerà, non a caso, <span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Il futuro</span>.</span><br />
<span class="wuzTesto" style="background-color: white; border: 0px; color: #333333; display: block; font-family: LucidaGrandeRegular, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20px; margin: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: baseline;"><br /><strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Roberto Bolaño - <span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; font-weight: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Un romanzetto lumpen</span></strong><br />Titolo originale: <span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Una novelita lumpen</span><br />Traduzione di Ilide Carmignani<br />119 pagg., 14 € - Edizioni <strong style="border: 0px; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Adelphi 2013</strong> (<span style="border: 0px; font-family: inherit; font-size: inherit; font-style: inherit; font-variant: inherit; line-height: inherit; margin: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">Fabula</span>)<br />ISBN 9788845928208</span><br />
<div>
<br /></div>
<br />
<br />
<a href="http://wuz.it/recensione-libro/7802/romanzetto-lumpen-roberto-bolano-film-adelphi.html" target="_BLANK">Wuz beta</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
- - -
<br />
<div style="text-align: right;">
© Javier cercas - <a class="tx" href="http://www.elpais.com/articulo/semana/Print/the/legend/elpepuculbab/20070414elpbabese_1/Tes" target="_BLANK">"Print the legend"</a><a href="http://www.archiviobolano.it/" target="_BLANK"><img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /></a> </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" target="_blank">Un romanzetto lumpen su L'archivio Bolaño</a></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-20854442585413429182013-05-29T21:33:00.000+02:002013-05-31T21:44:38.153+02:00UNA CERTA IDEA DI MONDO - 2666<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Alessandro Baricco - </h1>
<h1 style="background-color: white; border: 0px; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; line-height: 30px; margin: 0px 0px 6px; padding: 0px; text-align: center; vertical-align: baseline;">
<span style="color: #cc0000; font-size: small;">UNA CERTA IDEA DI MONDO</span></h1>
<a href="http://www.ilmanifesto.it/" target="_BLANK">Repubblica <span style="font-size: x-small;">30 settembre 2012</span></a><span style="font-size: x-small;"> </span> -<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
<br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Quel che ricordo bene è l' sms che un mio amico scrittore (<b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_voltolini.html" target="_blank">Dario Voltolini</a></b>, uno che tra l' altro scrive da dio) mi mandò qualche settimana dopo che gli avevo ingiunto di leggere <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_intro.html" target="_blank">2666</a></b>. Ecco il testo: </span><br />
<div style="text-align: center;">
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><i>" Letto Bolaño. Cambiato mestiere."</i></span></div>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"> Difficile essere più esatti e concisi. In genere, se scrivi libri, leggere i libri dei contemporanei ti procura una certa autostima, talvolta ti stimola alla sfida, ogni tanto ti fa percepire amaramente i tuoi limiti: molto di rado ti schianta. Io, se si parla di scrittori viventi, questa brutta esperienza l' ho fatta solo due volte: con Foster Wallace e con Bolaño. Adesso voi direte che quei due sono morti, e se ci atteniamo alla realtà avete ragione, ma mi permetto di catalogarli tra i viventi perché chi muore a libri ancora caldi non è morto davvero, o almeno così la penso io. Quindi, loro due. Che per molti versi mi viene sempre più da tenere vicini nella memoria, ma solo in parte per il loro destino mozzato, e piuttosto per un' altra caratteristica che li accomuna e li strappa fuori dal gruppo: la strafottenza. La dismisura. Lo sfoggio impudente di bravura. Nei loro libri migliori c' è molto di più di quello che sarebbe bastato a sancire la semplice verità che a loro, quel gesto, riusciva molto meglio che agli altri. Evidentemente non scrivevano per scalare classifiche, ma per scalare il proprio talento, che poi sarebbe l' unico modo giusto di fare la cose.</span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"> Adesso dovrei forse spiegare in cosa consista la magnificenza di 2666 ma volentieri rimando la cosa per annotare quel che è utile sapere della sua genesi. Intanto, non chiedetemi <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_intro_titolo.html" target="_blank">perché si intitola</a></b> così, nessuno lo sa. Lui lo sapeva, pare, ma neanche quello è sicuro. </span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Seconda cosa, 2666 non è un libro, ma cinque libri. E' una vicenda curiosa, uno di quei casi in cui lo scrittore si comporta come uno dei suoi personaggi (circostanza che fa molto godere i lettori e molto irritare gli scrittori). Agli inizi degli anni ' 90, quando era più o meno quarantenne,<b><a href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_carmen_int.html" target="_blank"> Bolaño seppe</a></b> che probabilmente non gli rimaneva molto da vivere (glielo dissero dei medici, non una chiromante in Piazza Navona). Aveva una compagna e due figli. Così pensò bene di scrivere un po' di libri e di tenerli lì, da parte, perché uscissero uno per uno dopo la sua morte, così da mantenere la famiglia, nel tempo (un personaggio da romanzo di Bolaño, l' ho detto). Poi, in effetti morì, a cinquant' anni, nel 2003, e quel che successe è che i suoi eredi, letti i cinque libri, pensarono che erano un gesto solo, e decisero di pubblicarli tutti insieme, sotto un solo titolo, assumendosi una responsabilità non da poco. Il risultato è un unico romanzo che ne contiene cinque: il rapporto tra loro è evanescente, a volte chiarissimo, spesso inesistente. Una prossimità distante. Io, dico la verità, ne ho letti quattro su cinque. L' ultimo me lo sono tenuto da parte, un po' perché ero schiantato, come ho avuto modo di dire, e un po' perché tenerne uno per il futuro mi è parso un omaggio tardivo, ma sincero, alle intenzioni di Bolaño. Mentre leggevo il primo, rapito, mi accadde che qualcuno mi chiedesse: di cosa racconta? Ricordo bene la mia risposta: non lo so, non è importante. Adesso ritorno a quella risposta e mi piacerebbe ricostruire il lungo percorso mentale che finii per raccogliere in sei parole, perché se ne fossi capace allora potrei dire di avervi spiegato in cosa consiste la bellezza di questo libro. Ma non è facile. </span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Ricordo che il punto da cui partiva tutto era la prosa di Bolaño, divinamente fluida, eppure esatta oltre ogni dire: come se le cose, naturalmente, fossero destinate da sempre a diventare frasi. Nessuno sforzo apparente, nessuna frizione. Chiare, fresche, dolci acque: per pagine e pagine, collezionando grandi storie e minimi dettagli senza increspare praticamente mai il pelo dell' acqua. A quei livelli di limpidezza, il vero spettacolo diventa il disporsi delle storie una accanto all' altra, o dentro l' altra, con una mitezza che nella vita non risulta, e nei libri è sempre il risultato di un processo: lì invece era qualcosa che si sostituiva a qualsiasi processo: era un delizioso dato di fatto. </span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Così, pur registrando che il libro era pieno di storie (rigurgitava, in modo strafottente, di storie, per dirla tutta) quando mi chiesero cosa raccontava risposi come potrebbe rispondere uno chino su un puzzle da duemila pezzi alla domanda: cos' è?, montagne svizzere o un Rembrandt? Non lo so più, non è importante. E' il mite, morbido incastrarsi dei pezzi che è importante: è l' irragionevole promessa, mantenuta, che per ogni pezzo dell' esistente ce ne sono altri nati per stare accanto a lui, e per farlo con una morbidezza direttamente proporzionale alla fatica di trovarli nel gran mucchio del tutto. </span><br />
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;"><br /></span>
<span style="background-color: white; color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">Comunque, nel caso di 2666, non si tratta né di montagne svizzere né di un Rembrandt. Credo che sia una cosa tipo Il male. Ma non ci giurerei. Il male e la delizia dei viventi, forse. O Il male e il mistero dei viventi. Insomma, non lo so, di preciso. Magari, il giorno che finirò il puzzle lo saprò. Nel caso, mi faccio vivo</span><br />
<br />
<a href="http://www.ilmanifesto.it/" target="_BLANK">Repubblica <span style="font-size: x-small;">30 settembre 2012</span></a><span style="font-size: x-small;"> </span> -<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
<div style="text-align: right;">
© <a href="http://www.archiviobolano.it/" target="_BLANK"><img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /></a> </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
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<img alt="2666" border="0" id="bolano" src="http://www.archiviobolano.it/img/2666-c.jpg" style="color: #333333; cursor: pointer; display: block; font-family: calibri, 'times new roman'; font-size: 14px; height: 15px; line-height: 19.59375px; margin: -5px auto 0px; text-align: center; width: 695px;" /><br />
<div class="barra2666" style="color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 1.9em; padding: 15px 1px;">
•<a class="lui2666" href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_intro.html" style="background-color: #b5ff46; color: #000033; padding: 1px;" target="_blank">introduzione</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">indice</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/boltizianogiannotti.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;">T.Giannotti</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_mauriziobono.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">M.Bono</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolbrunoarpaia.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">B.Arpaia</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolpaolocollo.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">P.Collo</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolenzodimauro.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">E.Di Mauro</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolmarcodotti.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">M.Dotti</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666-jaime.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">J.Riera</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_brogi.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">D.Brogi</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolachillecastaldo.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">A.Castaldo</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_fresan1.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">R.Fresan</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_roca.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">M.G.Roca 2</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_goldman.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">F.Goldman</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_voltolini.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">D.Voltolini</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_lago3.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">E.Lago 3-4</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolano_segnalazioni.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">S.G.Rodriguez</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_trevi.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">E.Trevi</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_espinosa.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">P.Espinosa</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolraulschenardi.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">R.Schenardi 2</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_candia3.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">A.Candia iii/iv</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_wimmer2.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">N.Wimmer 2</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_valdes.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">M.Valdes</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_lethem.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank">J.Lethem</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_pauls.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="2666 - il romanzo che viene dal futuro">A.Pauls</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_patti.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;">P.Smith</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_dimarca.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="2666: la linea spezzata della tempesta">P.Di Marca</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_levinson1.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Caso chiuso: Pazzia e dissociazione in 2666">B.Levinson</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_zurita.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Una questione irrisolta">R.Zurita</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_walker.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Il tono dell'orrore: 2666 di Roberto Bolaño">C.Walker</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_bejarano.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Roberto Bolano lettore di Gustave Courbet. personaggi dell'arte impegnata?">A.Bejarano</a> •<a finale="" href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_poblete.html" selvaggia="" stazione="" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" teresa="" terra="" title="Santa">P.P.Alday</a> •<a 2666="" href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_preston.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="">A.Preston</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_turner.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Intertestualità e struttura in 2666 di Roberto Bolaño">E.Turner</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bolano_testi_arcimboldi.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="Arcimboldo - Benno von Arcimboldi">C.Pinto</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_turner2.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="i licantropi di Bolaño">E.Turner 2</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_fava.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="La città ispanoamericana tra McOndo e Santa Teresa">F.Fava</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_coiro1.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="tutto l'abbandono del mondo">A.Coiro</a> •<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_cabrera.html" style="background-color: #f0f0f0; color: #825700; padding: 1px; text-decoration: none;" target="_blank" title="letteratura + malattia = 2666">R.Cabrera</a></div>
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<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-30354995291969737452013-05-25T14:06:00.001+02:002013-05-25T14:08:17.744+02:00Unromanzetto Lumpen di Roberto Bolaño - Elisabetta Bolondi <h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Elisabetta Bolondi - </h1>
<span style="font-size: x-small;"><a href="http://www.sololibri.net/Un-romanzetto-lumpen-Roberto.html" target="_BLANK">Solo libri</a> --<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /> 23 maggio 2013</span><br />
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<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
E’ stato pubblicato nel 2002 questo lungo racconto dello scrittore cileno <strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: top;">Roberto Bolaño</strong>, precocemente scomparso, e ora tradotto in italiano da Adelphi, in occasione della prossima uscita a giugno 2013 del film “Il futuro” diretto da Alicia Scherson, che è tratto dal libro.</div>
<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
<strong style="background-color: transparent; border: 0px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: top;">Il futuro è la parola chiave del testo</strong>, scritto con rara maestria, durissimo, violento, poetico. Un romanzo di iniziazione, di cui però l’autore non ci dice l’evoluzione; la vicenda della giovanissima Bianca e di suo fratello si ferma sulle soglie di quel futuro solo immaginato.</div>
<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
Siamo a Roma, tra il quartiere Prati e Trastevere, dove vivono i due fratelli rimasti orfani e poverissimi in seguito al drammatico incidente stradale che ha ucciso i loro genitori, in una strada del sud della penisola. Lei si improvvisa parrucchiera, lui fa le pulizie in una palestra, passano la maggior parte del loro tempo davanti alla tv, ascoltando le trasmissioni di intrattenimento più insulse, in un tempo pieno di nulla, noiosi e annoiati. Non vanno a scuola, non studiano, noleggiano film pornografici e attendono non si sa cosa. Una sera il fratello di Bianca si presenta nel misero appartamento con due uomini, di cui non si dice il nome, che vengono chiamati “il bolognese” e “il libico”. Chi sono, cosa vogliono, cosa li lega al fratello? Bianca li vede corretti, onesti (non rubano, anzi puliscono la casa, cucinano, rassettano) e a poco a poco la loro presenza diventa una routine, anzi diventeranno a turno suoi compagni di letto, silenziosi e anonimi. In realtà i due uomini insieme all’ingenuo fratello vogliono che Bianca si prostituisca a Maciste, un ex culturista, attore di film di serie B negli anni cinquanta, quando interpretava le parti dei personaggi mitologici, e ora ridotto un vecchio disabile, desideroso di compagnia femminile, anche se cieco ma forse ancora ricchissimo.</div>
<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
Il piano degli improvvisati ed ingenui delinquenti è quello di trovare, attraverso la presenza di Bianca che deve farlo divertire, la cassaforte nel grande appartamento di Maciste per derubarlo. Non andrà esattamente secondo i piani, anzi vedremo Bianca quasi legarsi a questo rudere bianco e flaccido, che per gratitudine la ricompenserà in modo insperato.</div>
<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
Bella scrittura quella di Bolaño, imprevedibili i personaggi, disegnati con grande efficacia ed originalità. Roma è vista dall’interno claustrofobico di un palazzo in via Germanico, sempre al buio, sporco e pieno di ciarpame, oppure dallo squallido appartamento di piazza Sonnino, dove regna solo la voce del televisore e dei suoi stupidi quiz. Interni davvero giusti per un adattamento cinematografico, che certamente sarà una sorpresa, come il personaggio di Bianca, che narra in prima persona la sua difficile iniziazione al sesso e alla vita, ma che risulta ingenua e consapevole allo stesso tempo:</div>
<blockquote class="spip" style="background-color: #f4f4f4; border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; font-style: italic; line-height: 22px; margin: 0px 0px 10px; outline: 0px; padding: 10px 10px 10px 15px; quotes: none; text-align: justify; vertical-align: top;">
<div style="background-color: transparent; border: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: top;">
”Sono una persona semplice adesso e lo ero anche prima, quando le notti erano chiare come i giorni. Non me ne rendevo conto, ma lo ero. Mi guardavo e la luce dello specchio mi accecava. Non dava riposo alla mia anima. Ma ero una persona semplice…”</div>
</blockquote>
<div style="border: 0px; font-family: Verdana, Arial; font-size: 13px; line-height: 22px; margin-bottom: 10px; outline: 0px; padding: 0px; text-align: justify; vertical-align: top;">
Una scrittura sapiente, una storia inquietante, una giovinezza buttata, un futuro di cui non ci viene detto nulla. Vera letteratura in poco più di cento pagine, da leggere e da rileggere!<br />
<br /></div>
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="http://www.youtube.com/embed/Y3DdeWjj6wU?feature=player_embedded" width="640"></iframe>
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<a href="http://www.sololibri.net/Un-romanzetto-lumpen-Roberto.html" target="_BLANK">Solo libri</a>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<br /></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-38685187331819628612013-05-24T21:21:00.000+02:002013-05-31T21:46:34.459+02:00Roberto Bolaño - 2666<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> Tazzina di Caffe - 30 giungno 2013</h1>
<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="background-color: white; border: 1px solid rgb(255, 255, 255); color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; margin-left: auto; margin-right: auto; padding: 4px; text-align: center;"><tbody>
<tr><td><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMJ9P0dRZRCR0BRP55XtKOd4GShDwCNkPtCH7CmXh1PRgLHo6dGJaZyBU-v-9Pe2KDdO0ugxgUxT_xCZewyGIXQxQ17AFcnJlRMZLjf_qU4yRI8qSqT9V5xB8yzWUaYoPhw9L-wF3G9Xpi/s1600/bolano%5B1%5D.jpg" imageanchor="1" style="color: #c94093; margin-left: auto; margin-right: auto; text-decoration: none;"><img border="0" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgMJ9P0dRZRCR0BRP55XtKOd4GShDwCNkPtCH7CmXh1PRgLHo6dGJaZyBU-v-9Pe2KDdO0ugxgUxT_xCZewyGIXQxQ17AFcnJlRMZLjf_qU4yRI8qSqT9V5xB8yzWUaYoPhw9L-wF3G9Xpi/s320/bolano%5B1%5D.jpg" style="border: none; padding: 0px;" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="font-size: 10px;"><a href="http://www.libreriauniversitaria.it/2666-bolano-roberto-adelphi/libro/9788845924354" style="color: #c94093; text-decoration: none;">Roberto Bola<span style="color: black; line-height: 19.1875px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit; font-size: xx-small;">ñ</span></span>o, <i>2666</i>, Adelphi</a></td></tr>
</tbody></table>
<br style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px;" />
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
C'è un motivo per il quale sono passati così tanti giorni dall'ultimo post. E il motivo è che, ritagliando del tempo al non-tempo di pensieri, cambiamenti, paure, gioie e terrori, ho cercato di finire<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_2666_intro.html" target="_blank"> <i><b>2666</b></i></a>. Travolta dal frullatore del <i>Salone</i>, non ho però trascurato la mia passione per le coincidenze o, chiamateli, se volete, segni del destino.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Il Cile era infatti il Paese ospite di questa edizione. E quella scritta al Lingotto qui di Torino, <i>Chile</i>, mi accoglieva tutte le mattine in quelle strane giornate. Ma, naturalmente, non basta. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
A presentare il mio primo romanzo, alla sua prima presentazione, come vedete dalle ultime foto dell'ultimo post, c'era <b><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_criti_voltolini.html" target="_blank">Dario Voltolini</a></b>. Che, per fare un paragone calcistico che capiscano anche i maschi all'ascolto, per me era come per un ragazzino tifoso fare due tiri non lo so con Totti o Del Piero, in uno stadio vero, con le scarpette vere e il pubblico vero che aveva pagato il biglietto vero e un panino e una birretta veri e ti guardava in attesa distratta ma in verità vigile che tu faccia qualcosa non dico di buono ma di decente, senza perdere la dignità. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Quando è apparso, dopo mie svariate telefonate di richieste di rassicurazioni - "Dario... domani, verrai, vero, sicuro, verrai?" - ho pensato a un miracolo. Non è uno scherzo. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Una volta una persona cara mi ha detto: "l'amore è un miracolo". Ma non solo, anche l'amicizia lo è. E anche questa cosa che è accaduta a me di Dario Voltolini che appare. Cioè che Dario Voltolini abbia letto il mio romanzo. E l'abbia presentato e descritto davanti a tutte quelle persone allo Spazio Incontri una decina di giorni fa. Devo ancora capire bene, ma è una cosa talmente bella che stento a riconoscerla nella mia mente, come una luce un po' troppo abbagliante.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Ma non solo, non solo. Qualche tempo fa, avevo letto questo articolo<a href="http://rassegnastampabolano.blogspot.com/b/post-preview?token=WK7V_T4BAAA.WM9KGoWPNGVKnfRmDF7CzQ.y32y3XL6aYf8SgWTH46RXg&postId=2085444258541342918&type=POST"><b> </b><b style="color: #c94093; text-decoration: none;">qui </b></a><a href="http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2012/09/30/una-certa-idea-di-mondo.html" target="_blank"><span style="color: #c94093;"> </span></a>di Baricco. Che, per chi conosce un pochino questo blog, sa essere un'altra delle mie divinità. Baricco lì scriveva che gli era arrivato un giorno un sms del suo amico e scrittore & genio Dario Voltolini (ovvero, badate bene, lo stesso che vi dicevo io) in cui scriveva questa frase: "Letto Bola<span style="color: #4b4b4b; font-family: Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 14px; line-height: 20px;">ñ</span>o. Cambiato mestiere". </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Ne ero rimasta impressionata. E avevo comprato il libro. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Chi osa far cambiare mestiere a Dario Voltolini, per l'amor del cielo?</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Un libro enorme. Che sono cinque insieme e si possono leggere a piacimento. Un po' come <i><a href="http://www.archiviobolano.it/bol_autcit_rayuela.html" target="_blank"><b>Rayuela</b></a> </i>di Cort<span style="line-height: 19.1875px; text-align: start;"><span style="font-family: inherit;">á</span></span>zar. E un po' come quel libro, anche questo è considerato un'opera-mondo in cui c'è tutto, sostanzialmente il problema del male, della vita, della morte, dell'amore e del mistero. E della letteratura. Che è un mistero, e un miracolo ed è amore allo stato puro, nel senso di creare spazio per l'altro, ovvero il lettore, o almeno così sto capendo io nelle mie ricerche indefesse su cosa sia l'amore, prima o poi lo capirò, spero. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Dunque. Se Voltolini ha cambiato mestiere dopo questa lettura, potete ben immaginare cosa può essere successo a me. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
In questi dieci giorni in cui ho tentato di riprenderlo (l'avevo già iniziato). Ho cominciato dal fondo, così mi sto tenendo il primo come ultimo. E saltando dei pezzi, lo dico per onestà. E non l'ho finito ancora. Ma anche Baricco ha detto di averne letti quattro su cinque, tenendosene volutamente uno da parte come buon auspicio e, se ho ben capito, consonanza con le volontà all'incirca dell'autore stesso, dalla breve e intensa vita mortale.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
A me ha dato il capogiro. Oggi, ad esempio, che leggevo parti del primo, stavo male.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
C'è da dire che sto attraversando un passaggio di vita particolare. Mi sento sperduta, ma lo dico così per dire, non per lamentarmi, ma perché siamo un po' come a casa mia qui e vi racconto allegramente i miei fatti. Comunque in alcuni momenti di transizione come il mio, i libri come questo sono fondamentali. Ci stanno proprio come il cacio sui maccheroni. E più precisamente, libri così li scelgo sempre proprio quando il gioco si fa duro, come a voler alzare la posta in gioco della sfida, e, mi auguro quindi, della ricompensa.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Ma questo discorso c'entra poco con il libro in sé e forse più con l'intento dell'autore, posto che ve ne sia uno. Sempre Baricco dice che di lui, come di David Foster Wallace, lo ha colpito la strafottenza. La dismisura. Come è vero! E come sono le più pregnanti nella vita poi alla fine proprio le cose più strafottenti, le cose pazzamente folli e rivoluzionarie?! Che sono poi quelle che lasciano quel senso finale di dolcezza, di bellezza, e di autentica verità. Certo, ci vuole un po' di coraggio. Silenzio. Preparazione. Non fretta. Rispetto per gli altri. Per se stessi. Confidenza. Gentilezza e calma. In una parola: non è facile.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
E cercavo proprio una cosa del genere da leggere adesso. Un Universo matto, profondo, reale di grande strafottenza, di forza, di energia micidiale e di sicurezza. Nel crollare delle certezze, questo libro restituisce (ma è chiaro che non lo finirò mai) il senso della vita, cioè il senso del potercela fare nonostante tutto. Letto questo, fatto tutto. O quasi. Con quell'unica domanda che resta alla fine, che è: ma cos'è che ancora mi tocca capire? </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
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<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Perché è così clamoroso quello che succede, che sembra non esserci poi più altro da sapere. Per usare un'espressione abusata, <i>2666 </i>ti smuove dentro. E come è scritto. Un scrittura piana, vicina al grado zero, che mi ha fatto l'effetto delle primissime letture adolescenziali, così molteplici, immense, immani, che mi facevano venire la nausea - <i>Moby Dick</i>, ma anche <i>Il nome della Rosa</i>, <i>L'Idiota</i> - alla fine, vedevo le stelle, nel senso di un calo di pressione. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Cambiavo nel cuore, nella testa, nelle diottrie degli occhi, nel corpo. E così, anche oggi, anche oggi. Mentre leggevo, sentivo il sangue scorrere nelle vene. Sentire i libri nella carne. Nella sostanza. Nonostante tanta incertezza, tantissima paura, mi sentivo viva. Ben presente a me stessa. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Un libro, come il migliore degli amici, ancora una volta, mi ha <strike>salvato</strike>cambiato la vita. </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Non so adesso bene cosa succederà.</div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Cambiare mestiere? Cambiare casa? Cambiare città? Cambiare vita? Cambiare battiti cardiaci? </div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="background-color: white; color: #2d6e89; font-family: Trebuchet, 'Trebuchet MS', Arial, sans-serif; font-size: 13px; line-height: 20.796875px; text-align: justify;">
Cambiare tutto. Senza dubbio, cambiare qualsiasi cosa.</div>
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<a href="http://eccomimi.blogspot.it/2013/05/roberto-bolano-2666.html?showComment=1369902572438" target="_BLANK">Blog tazzina di caffe </a> <img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" /><br />
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-29896893918644519012013-05-18T18:23:00.001+02:002013-05-18T18:23:29.282+02:00 BOLAñO: LE VITE REPLICATE <h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> <span style="color: black; font-size: small; font-weight: normal; text-align: start;">Vincenzo Bonicelli della Vite</span> - </h1>
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<div style="text-align: center;">
<span class="titolo"><span style="color: #cc0000;"><b> BOLAñO: LE VITE REPLICATE</b></span></span>
</div>
<blockquote class="tr_bq">
“Pochi mesi dopo il suo arrivo al villaggio morì il padre, come se
avesse aspettato solo lui per lanciarsi a testa bassa all’altro mondo.
(….) Anski sgattaiolò al cimitero e rimase a lungo accanto alla tomba,
pensando a cose vaghe. Di giorno dormiva in soffitta, coperto fino alla
testa, nel buio totale (…. ) Si domanda cosa resterà quando l’universo
sarà morto e il tempo e lo spazio saranno morti con lui. Zero,
nulla. Questa idea, però, lo fa ridere. Dietro ogni risposta si
nasconde una domanda, ricorda Anski che dicono i contadini di Kostekino.
Dietro ogni risposta inappellabile si nasconde una domanda ancor più
complessa. La complessità, tuttavia, lo fa ridere, e a volte sua madre
lo sente ridere in soffitta come quando aveva dieci anni. Anski pensa a
universi paralleli. In quei giorni Hitler invade la Polonia e inizia la
seconda guerra mondiale. Caduta di Varsavia, caduta di Parigi, attacco
all’Unione Sovietica. Solo nel disordine siamo concepibili.”<br />
<span style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;"> </span><span style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">R. Bolaño, </span><i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">2666- La parte di Arcimboldi- Adelphi 2007-pag. 483</i></blockquote>
Queste parole di <i>2666, </i>opera sterminata di Roberto Bolaño, trascendono Anski, sono il motore di <i>2666 </i>e della sua narrativa. Un caos primordiale segna l’uomo e il suo destino e l’autore sposta continuamente i confini alla parola narrativa, ne allarga spazi logici e cronologici dandole nuove prospettive. Con il caos che si sposta, gli scenari dentro <i>2666 </i>mutano eppure rimangono continui. Dice Bolaño che solo <i>nel disordine siamo concepibili</i>: contenuto e forma del suo narrare, specificità letteraria. Nella sua varietà, insensata prima e consistente poi, la realtà trova nelle parole una sintesi continua, interminabile, soggetta all’instabilità. I personaggi, espressioni viventi del disordine, sono percorsi da un delirio lucido e consapevole. Ci portano lontano, verso territori della mente che sappiamo essere dentro di noi, seppure inventati da Bolaño. Anche noi dentro <i>universi paralleli</i>, come Anski <i>ridiamo in soffitta</i>. Complessa e semplice, Santa Teresa è una presenza senza veri confini: luogo privilegiato di <i>2666</i>, s’estende in spazi reali e immaginari della parola dentro a un sistema di vasi comunicanti, da <i>2666</i> ai <i>Dispiaceri del vero poliziotto, </i>opera riassuntiva della volontà dello scrittore. Non solo zona geografica<i>,</i> si spiega come luogo mentale del tempo in cui non vi sono più limiti alla libertà e alla sua durata. Tempo dell’essere.
<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
“I suoi passi lo portarono in centro … e poi s’infilò in un quartiere che, malgrado fosse a due isolati dal centro,<span class="entity">&nbsp;</span>riuniva in sé – e mostrava – ogni stigma, ogni segno di povertà, squallore e pericolo. La zona rossa. Quel nome divertiva Amalfitano con un misto di amara tenerezza; anche lui, nel corso della sua vita, aveva conosciuto zone rosse. I quartieri operai, i ‘cordoni industriali’, prima, i luoghi liberati dalla guerriglia, dopo.”<br />
<i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">I dispiaceri del vero poliziotto- Adelphi 2011, pag.104</i></blockquote>
<br />
Il presente ha la libertà come unica alternativa a se stessa, la sua durata è pervasiva e tutto può accadere, violenza e crudeltà, eventi contrari al sentire umano e all’intendere civile. Ma è libertà di incontri anomali e manifestazioni impensabili di poesia, scontro di eventi e personaggi<span class="entity">&nbsp;</span>coi canoni della civiltà e del suo progredire. Il caos invade l’ordine. La morte del padre procede nel buio con la sua volontà perfida, imprevedibile nel provocare Anski appena <i>dopo il suo arrivo al villaggio</i><br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
“Alla fine di settembre fu ritrovato il corpo di una bambina di tredici anni, sul versante orientale del colle Estrella. (…..) Era stata violentata ripetute volte e accoltellata e la morte era attribuibile alla rottura dell’osso ioide. Ma quello che più sorprese i giornalisti era che nessuno reclamasse o riconoscesse il cadavere. Come se la bambina fosse arrivata a Santa Teresa da sola e vi avesse vissuto in totale invisibilità finché gli assassini non l’avevano notata e uccisa.”
<br />
<i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">2666- La parte dei delitti, pag. 154</i></blockquote>
109 donne sono assassinate a Santa Teresa, e le centinaia di pagine di <i>La parte dei delitti</i> danno un senso narrativo alle cronache insistite delle atrocità sostituendo la brutalità all’amore, i dettagli della deturpazione a quelli dell’integrità. Santa Teresa, cittadina messicana ai confini col Texas che nella realtà si chiama Ciudad Juarez, è sì luogo infernale, ma anche e con maggiore significato letterario, luogo della libertà dell’uomo nel bene e nel male, rovesciamento di canoni e aspettative umane. Nelle parole di Bolaño, a cui era stato chiesto di definire l’Inferno, questo appare proprio “come Ciudad Juarez, che è la nostra maledizione e il nostro specchio, lo specchio inquieto delle nostre frustrazioni e della <i>nostra infame interpretazione della libert</i>à e dei nostri desideri”. Come <i>infame interpretazione della libertà</i>, Santa Teresa è luogo fondamentale nelle opere di Bolaño: presenza di Bene e Male, violenza e poesia, sogno e realtà, immagini e fantasia e tant’altro ancora. Nel prevalere di regole predatorie della libertà, ne <i>La parte dei delitti</i> essa è insieme suggestione minuziosa ed esasperazione negativa: brutalità e violenza assassina frantumano corpi e sentimenti privi di difese, li annientano abbandonati a se stessi senza più umanità. La suggestione della libertà comprende in sé il caos primordiale. All’inizio dei <i>Dispiaceri</i>, la libertà omosessuale costringe Amalfitano in Messico, via dal suo amante, il poeta Padilla, e dalla Spagna. Le speranze di entrambi sono condannate al nuovo ordine spietato della sopravvivenza. In <i>2666</i> Amalfitano deve fare i conti con l’estremo male della libertà: l’amore diventato corruzione, il suo codice erotico tramutato in morte. La figlia Rosa fugge negli Stati Uniti per salvarsi dal sospetto di partecipare agli <i>snuff movies</i>. Il caos prevale sull’ordine delle cose.<br />
<br />
<br />
Allontanarsi dai canoni correnti è qualità specifica del grande scrittore. Nelle parole di Amalfitano nei <i>Dispiaceri</i> troviamo Bolaño stesso.
<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
“Alla radice di tutti i miei mali si trova la mia ammirazione per i delinquenti, le puttane, gli squilibrati, si diceva Amalfitano con amarezza. Nell’adolescenza avrei voluto essere ebreo, bolscevico, negro, omosessuale, drogato e mezzo matto, e come se non bastasse monco, ma sono diventato solo un professore di letteratura. Meno male, pensava Amalfitano, che ho potuto leggere migliaia di libri. Meno male che ho conosciuto i Poeti e che ho letto i Romanzi. (I Poeti, per Amalfitano, erano esseri umani splendenti come un lampo, e i Romanzi, le storie che nascevano dalla fonte del <i>Don Chisciotte</i>). Meno male che ho letto. Meno male che posso ancora leggere, si diceva tra scettico e speranzoso.“<br />
<i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">2666- La parte dei delitti, pag. 119-120</i></blockquote>
<br />
La salvezza è nelle parole dei libri. Sempre Amalfitano, in <i>Chiamate telefoniche </i>racconta una storia che ha sentito raccontare, in cui un coscritto per errore finito in un campo delle SS, scoperto dai russi e scambiato per un collaborazionista, si salva esclamando “cazzo” perché la parola suona come “Kunst” in tedesco, termine che indica l’arte. L’arte e la poesia convivono fortunatamente con la barbarie. Quando è il loro momento sconvolgono i canoni correnti. In una forma provocatoria, il racconto diviene verità in cui tutto è sensato e insensato insieme, indifferente alla morale e al suo equilibrio, tempo che coglie l’umanità nella sua vastità espressiva senza i limiti imposti da canoni morali ed estetici. Prima viene la verità della vita, il tempo e la libertà del caos prima della regola morale. Vorremmo la vittoria del bene, ma come in un sogno o un incubo la vita mette in vetrina se stessa in modo cinico e disincantato, ironico e sprezzante della mediocrità di ogni compromesso, vita libera di pescare nella parola e nel tempo per trovare la realtà umana affrancata dalla norma razionale.<br />
<blockquote class="tr_bq">
“L’insegna, a grandi lettere rosse, annunciava la cantante di <i>rancheras</i> Coral Vidal, una seduta di striptease comunicativo e il famoso mago Alexander. Sotto la pensilina all’ingresso, in un brulichio di gente insonne, vendevano sigarette, droghe, frutta secca, riviste e giornali di Santa Teresa, Città del Messico, California e Texas. Mentre pagava un quotidiano della capitale, me ne dia uno qualunque, aveva detto all’edicolante, mi dia l’ ‘Excélsior’, un bambino gli tirò la manica.”</blockquote>
<br />
Come Arturo Belano nei <i>Detective selvaggi</i>, Amalfitano scopre il presente quale replicante della vita sua e di altri<i>,</i> trova un ordine nella vita reinventandosi dentro nuove condizioni, tra passato e presente, memoria e scelta.
<br />
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Nei<i> Detective selvaggi, </i>Belano e Ulises Lima sono poeti in cerca di altri poeti, si muovono tra luoghi e persone senza un delitto o un’indagine reale, lontani dall’essere detective secondo i canoni correnti. Cercano se stessi dentro a un fiume vitale – forse lo stesso di Huckleberry Finn – nell’avventura tra mille affluenti e rivoli spesso insignificanti. E arrivano al mare. Dentro l'acqua salata della storia, appare la poetessa Cesárea Tinajero che assume la parte simbolica che avrà Arcimboldi in <i>2666:</i> poesia e letteratura fuori dai canoni. Ulises Lima e Arturo Belano, come real-visceralisti in cerca di se stessi e della poesia dentro un ordine più vasto, disordinato, attraversano con il lettore un mondo che è reale proprio perché ideale, un paesaggio in cui i segni dell'intelletto e della poesia vorrebbero sostituire quelli della carne e della violenza. Nella realtà basta che la poesia non sia annullata dalla violenza ma le conviva fortunatamente accanto, come nei passi citati sopra su Amalfitano nei <i>Dispiaceri</i> e in <i>Chiamate telefoniche</i>: quando è il suo momento essa sconvolge i canoni correnti.
<br />
<br />
Leggendo <i>Terzo Reich </i>mi chiedevo dove volesse arrivare Bolaño. Se il gioco del terzo Reich è la metafora di qualcosa, una presenza non casuale della violenza, e l’insistenza sul Bruciato, sulla sua forza bruta e misteriosa un simbolo vivente della Storia con i suoi misfatti. Se c’è l<i>a cosa in sé </i>in lui come in Philip Dick, e quell’uomo tornato bambino davanti a forze oscure è lo stesso nel <i>Terzo Reich</i> come nel <i>Tempo fuor di sesto</i> a cui s’ispira. Ma in Philip Dick la lucidità della memoria riporta a galla la verità delle cose, in Bolaño no: la suggestione dell’ignoto la suggerisce soltanto, detta le priorità senza mai chiarirsi, prepotente come nella realtà di ciascuno di noi. Disegna sempre nuovi quadri. La ripetizione dello <i>war game</i> spinge Hudo Berger dentro un gioco sconosciuto. Nelle simulazioni del gioco che affrontano scenari sempre nuovi Hudo non sa più rispondere da campione ed esce sconfitto come nella replica adulta dell’amore per Else e la rinuncia all’ordine solito della fidanzata. La libertà trova un suo codice perfetto nella sconfitta, nel nuovo ordine della prepotenza del gioco, dove l’uomo e il suo amore sono stati ipnotizzati da regole impersonali di provenienza oscura. Il <i>Terzo Reich, </i>prima di <i>2666</i> e senza i poeti protagonisti delle altre opere, è verità crudele del vivere oltre se stessi. Una prepotenza vitale decifrabile come suggestione della libertà, una fuga che porta la persona lontano insieme ai sogni insistiti della storia, in 2666 una fuga continua.
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<blockquote class="tr_bq">
“La fuga si trasformava in libertà, anche se la libertà serviva soltanto a continuare a fuggire<i>.</i> Il caos si trasformava in ordine, sia pure a spese di quello che è comunemente noto come senno.<i>”</i><i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">2666- La parte di Amalfitano- pag.240</i></blockquote>
<i><br /></i>
Nuovi confini s’aprono al corpo e alla mente, si abbattono i vincoli del “senno”. Nella suggestione la libertà si deforma e si amplia, diventa sogno per esorcizzare paure e desideri. Come accade a Molly nel monologo dell’ <i>Ulisse</i> di Joyce<i>,</i> un’esenzione temporanea dalla prepotenza lascia la vita libera di ripetersi con altra armonia. Ignota e vasta. La libertà è replicata in mondi paralleli, eccezioni alla norma. Qui trova l’ordine <i>2666</i>: <i>solo nel disordine siamo concepibili.</i> A Santa Teresa, è questo l’elemento vitale di Amalfitano. Replicando a suo modo Duchamp, appende a un albero come biancheria da stendere un libro di Dieste, <i>Il testamento geometrico</i>. Per giorni ne contempla il disfacimento e la degenerazione dovute agli agenti esterni. Ammira l’ordine che contiene anche il disordine, la nuova verità dei <i>frammenti: </i>realtà e vita oltre la geometria, l’indescrivibile oltre l’ordine, l’eccezione che mostra l’altra verità del mondo. Il frammento dissennato clona l’avventura umana a contatto con la vita. Amalfitano interroga il replicante di un filosofo “ammalato”, lo scomparso Guyau. Così la suggestione della libertà esce dal sogno. Guyau forse gli direbbe:
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“Sia felice. Viva l’attimo. Sia buono. O il contrario: lei chi è? Cosa ci fa qui? Se ne vada. “
<i> </i><br />
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Amalfitano gli chiede <i>aiuto</i>: non sa cosa è bene. Restare o fuggire. Trovare una risposta è il motivo per il 2666 di Bolaño, motivo inseguito pagina dopo pagina, con amore. Restare e vivere l’attimo: di questo s’alimenta l’amore. Ma anche l’odio. Andarsene: del movimento s’alimenta l’ordine creativo. E la libertà. I <i>detective selvaggi</i> attuano una fuga sospesa tra brutalità e poesia per liberare, in tutti i sensi, una<i> puttana </i>non<i> assassina.</i> Diversamente umana. Amalfitano fugge dentro Santa Teresa, tra<i> dispiaceri </i>e luoghi diversamente umani, dove un nuovo ordine è assicurato dal <i>vero poliziotto</i>. È un’isola senza mare in cui poter scoprire la magia, con il suo volto suggestivo. La voce suggestiva del vecchio mago Alexander indovina le carte nascoste dall’ordine ignoto sotto quello apparente: replica attimi d’amore eccezionali e commoventi, scovando la perdita dell’amore dentro la vita ordinaria. Il nuovo ordine del piacere riconosce il legame che unisce padri e figli.
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<br />
<blockquote class="tr_bq">
“Un’altra carta. E poi un’altra, in un’altra fila, e le carte continuano a formare, annunciate coralmente dagli spettatori, una scala reale di cuori (… ) Nel portafoglio, tra una foto di Rosa a dieci anni e un foglietto ingiallito e stropicciato, trovò la carta. Che carta è, signore? disse il mago, guardandolo fisso (… ) La regina di cuori, rispose Amalfitano. Il mago gli sorrise. Come avrebbe fatto suo padre. (….) Per favore, tolga la scarpa al piccino, disse il mago. Il padre, un tipo magro e nerboruto dal sorriso gentile, tolse la scarpa al piccolo. Nella scarpa c’era la carta. Ad Amalfitano si riempirono gli occhi di lacrime…<i style="background-color: #f5f5eb; font-family: Verdana, Arial, Helvetica, sans-serif; font-size: 12px;">I dispiaceri del vero poliziotto- pag.114-115</i></blockquote>
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<i><a href="http://www.sagarana.net/anteprima.php?quale=692" target="_BLANK">Sagarana</a>
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<i><a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </i></div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
</i>Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-58215437598431666182013-05-18T17:03:00.000+02:002013-05-18T17:15:32.658+02:00«Romanzetto» italiano di Roberto Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Francesco Prisco - 14 maggio 2013</h1>
«Romanzetto» italiano di Roberto Bolaño<br />
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Con chi vive della propria scrittura il tempo può essere galantuomo o canaglia. Nel caso del cileno Roberto Bolaño, tra i narratori di lingua spagnola più importanti degli ultimi cinquant'anni, è stato sia l'uno che l'altra: la fama è arrivata solo alla fine della sua tormentata esistenza. E che fama: dopo la prematura scomparsa del romanziere, in giro per il mondo è addirittura scoppiata la Bolañomania.<br />
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Il prossimo 15 luglio saranno già dieci anni che l'autore di «2666» se n'è andato, dieci anni scanditi da rinvenimenti di capolavori inediti, ristampe di classici moderni e adesso anche trasposizioni cinematografiche. A giugno esce «Il futuro», film della connazionale Alicia Scherson con Manuela Martelli, Nicolas Vaporidis e Rutger Hauer tratto da un'opera minore di Bolaño. Un'opera che in questi giorni Adelphi ripropone in libreria con una traduzione – a firma di Ilide Carmignani – e un titolo nuovi di zecca: «Un romanzetto lumpen». L'uscita è più fedele all'originale («Una novelita lumpen») rispetto alla versione che nel 2003 ne fece Sellerio («Un romanzetto canaglia»). Un libro di rapida lettura che nasce da un singolare esperimento: Random House Mondadori intorno al 2000 chiese agli autori latinoamericani di punta di scegliersi una città europea e ambientarci un racconto. Bolaño, grande appassionato dell'opera di Federico Fellini e Pier Paolo Pasolini, non ebbe dubbi e si indirizzò su Roma. La sorte ha voluto poi che «Una novelita lumpen» sia stato l'ultimo libro pubblicato in vita dallo scrittore sudamericano. Il respiro del testo, per forza di cose, non è lo stesso di capolavori come «I detective selvaggi» o «2666» eppure Bolaño riesce, con la maestria che appartiene ai più grandi, a concentrare in appena 120 pagine tutti i temi della sua letteratura. C'è il Caso che domina tutte le cose del mondo, un'umanità ridotta all'impossibilità di scelta tra il bene e il male, il sesso che resta l'ultima attestazione di vitalità.<br />
<br />
Protagonista e io narrante della vicenda è Bianca, giovane donna riscattatasi in un'esistenza borghese («Ormai sono una madre e anche una donna sposata») che rivive i suoi anni da «delinquente». Orfana di entrambi i genitori, morti in un incidente stradale mentre erano in vacanza al Sud, ha vissuto di espedienti insieme con il fratello tutt'altro che sveglio. Qualche lavoro onesto: lei shampista, lui sguattero in una palestra. Un giorno lui porta a casa due amici, uno bolognese e l'altro libanese, cui offre ospitalità. Bianca divide il letto con entrambi, senza neanche distinguerli, poi si lascerà coinvolgere con il fratello nel folle progetto di una rapina a un ex campione di culturismo divenuto cieco. Tocca a lei, offerta all'anziano uomo come prostituta, il ruolo dell'esca e della spia insieme. Ma il rapporto che si instaura tra i due la cambierà profondamente. Ragazzi di vita postmoderni, quelli di Bolaño, costretti a delinquere dalla banalità delle loro esistenze. «Lumpen» (straccioni, sottoproletari) per caso e altrettanto per caso recuperati alla normalità.<br />
<br />
<b>Roberto Bolaño</b><br />
<b><br /></b>
<span id="U2712821909428oPI" style="background-color: #f5e5d5; border: 0px; color: #393939; font-family: georgia, sole_serif_textregular, 'Times New Roman', serif; font-size: 16px; font-weight: bold; line-height: 22.390625px; margin: 0px; outline: 0px; padding: 0px; vertical-align: baseline;">«Un romanzetto lumpen»</span><span style="background-color: #f5e5d5; color: #393939; font-family: georgia, sole_serif_textregular, 'Times New Roman', serif; font-size: 16px; line-height: 22.390625px;"> </span><br />
<span style="color: #393939; font-family: georgia, sole_serif_textregular, Times New Roman, serif;"><span style="line-height: 22.390625px;">trad. Ilide Carmignani</span></span>
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<a href="http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2013-05-14/libreria-cinema-romanzetto-italiano-150353.shtml?uuid=AbQuqnvH" target="_BLANK">Il sole 24 ore</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
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<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" style="background-color: #eaff80; color: #5f0486; font-family: calibri, Georgia, serif; font-size: 14px; font-weight: bold; line-height: 21.828125px;" target="_blank">Un romanzetto lumpen su Archivio Bolaño</a></div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-61215847843845638922013-05-18T11:19:00.000+02:002013-05-25T13:52:44.488+02:00Chiamate telefoniche video recensione<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" />Ulderico Annoni- </h1>
<br />
<br />
<h1 id="watch-headline-title" style="border: 0px; font-family: arial, sans-serif; font-size: 19px; margin: 0px; overflow: hidden; padding: 0px; text-align: center; text-overflow: ellipsis; white-space: nowrap; word-wrap: normal;">
<span class="watch-title yt-uix-expander-head" dir="ltr" id="eow-title" style="-webkit-user-select: auto; border: 0px; cursor: auto; font-size: 19.09090805053711px; margin: 0px; padding: 0px;" title=""Chiamate telefoniche" di Roberto Bolaño"><span style="color: #cc0000;">"Chiamate telefoniche" di Roberto Bolaño</span></span></h1>
<br />
<br />
<div style="text-align: center;">
<iframe allowfullscreen="" frameborder="0" height="360" src="http://www.youtube.com/embed/YyBskaassT8" width="640"></iframe>
</div>
<br />
<br />
<div style="text-align: right;">
</div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_chiamate.html" target="_blank">Chiamate telefoniche sull'Archivio Bolaño</a></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-84856184281937110382013-05-17T22:19:00.000+02:002013-05-25T13:54:35.218+02:00"Un romanzetto lumpen" di Roberto Bolaño e "Il futuro", il film di Alicia Scherson <h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> <span class="post-author vcard">Alberto Cellotto </span>- 15 maggio 2013</h1>
<br />
<br />
<h3 class="post-title entry-title" style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;">Un romanzetto lumpen" di Roberto Bolaño e </span></h3>
<h3 class="post-title entry-title" style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;">"Il futuro", il film di Alicia Scherson
</span></h3>
<div class="post-header">
<div class="post-header-line-1">
</div>
</div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-1084386513762518923">
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTxK4MGQn1Nd4tok-COsrKCk8g1HOjtI6iA4l4EfPutPuCFDYXKsbtmYfgH2cPcb8hNL3KNteIyMR3lpBmHEfZjF8hYyV4DDAizKFwdoYgDOrfa3kzkF-Q6wiLf30bXa0B-iPLzsxoMnIf/s1600/un-romanzetto-lumpen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjTxK4MGQn1Nd4tok-COsrKCk8g1HOjtI6iA4l4EfPutPuCFDYXKsbtmYfgH2cPcb8hNL3KNteIyMR3lpBmHEfZjF8hYyV4DDAizKFwdoYgDOrfa3kzkF-Q6wiLf30bXa0B-iPLzsxoMnIf/s200/un-romanzetto-lumpen.jpg" width="127" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">A luglio
saranno trascorsi dieci anni dalla morte di Roberto Bolaño, avvenuta in
un ospedale di Barcellona, mentre era in attesa di un trapianto di
fegato. E in via neanche troppo ufficiosa ci si appresta a ricordare
l'autore cileno scomparso a soli cinquant'anni e approdato in Italia
dapprima grazie alle cadenzate proposte di Sellerio e ora saldamente
fatto proprio da Adelphi. Il nuovo libro proposto da quest'ultimo
editore non ha nulla a che fare con la mole dell'incompiuto<i> 2666</i>.
Si tratta di un romanzo breve (pp. 119, euro 14, traduzione bella e
convincente di Ilide Carmignani) dal titolo quasi dimesso di <i>Un romanzetto lumpen</i> (<i>Una novelita lumpen</i> nell'originale).
Come recita la bandella che l'editore ha deciso di accostare al
romanzo, stratagemma ricorrente quando si è in odore di prime
cinematografiche, da questo libro è tratto il film <i>Il futuro </i>della
regista cilena Alice Scherson, nelle sale italiane dal prossimo mese di
giugno. "Futuro" è in effetti parola-chiave di questo breve romanzo e
sicuramente non era pensabile di intitolare un film partendo dal titolo
del libro o attorno alla parola "lumpen", che rimanda agli stracci, ai
cenci, al "lumpenproletariat" di Carlo Marx. In italiano, e nello
scenario di Roma in particolare dove il libro è ambientato, potremmo
anche parlare di "populino".</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<i style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Un romanzetto lumpen</i><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">, come sottolinea quell'aggettivo ricercato lasciato non tradotto nel titolo, </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">è in sostanza una storia</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"> di
ambientazione proletaria, da borgata romana, anche se tutto sembra
andare oltre le pastoie che inchiodano talvolta le storie nei tempi in
cui sono ambientate. Bianca, l'io narrante e protagonista di queste
pagine, e suo fratello rimangono orfani dopo l'incidente stradale dei
genitori avvenuto in un'orribile strada del Sud. Da quel momento la loro
vita nell'appartamento romano prende una piega che scivolerà verso la
delinquenza (l'incipit del romanzo è però: "Ora sono una madre e anche
una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente.").
Le giornate slittano in una routine snervata fatta di lavoro, come
lavateste lei e come factotum di palestra nel caso del fratello. Si
guarda molta tv (e i videonoleggi hanno una parte da leone nel
romanzo!). Nell'appartamento si insediano presto due amici del fratello,
il "libico" e il "bolognese". Non sono ladri, a quanto pare, sono
maniaci della pulizia, a turno entrano di notte in camera di Bianca per
fare sesso. La situazione economica peggiora nel giro di poco tempo. Ad
un certo punto si decide che Bianca deve entrare nella casa di Maciste,
un ex campione di culturismo e ex Mister Universo, ora cieco. Deve
allietarlo e ha al contempo una missione ben precisa: scovare la
cassaforte di Maciste. Si applica con dedizione al compito, negli
intervalli tra il sesso e una doccia, ma senza trovarla. Eppure, proprio
nelle stanze di Maciste sembra baluginare l'esile sfregare di
fiammifero di una storia d'amore, chiusa schiacciata e compressa dallo
squallore delle scene che precedono e seguono gli incontri tra Bianca e
Maciste.</span><br />
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span>
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP6wVDDzNPb1Qfp6qr3MwiMpAmBxlhfH6Iz9iaXmxM_wavdZxA2IhpvLV6TiVDqnJu1oTAAIT5Bm2Vg_FORuL_aTRQIu1H8fd09d4UOOmihlR1KpNsqeraV5m7mS6WaYGyxGIQLquJ912y/s1600/una-novelita-lumpen.jpg" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="200" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhP6wVDDzNPb1Qfp6qr3MwiMpAmBxlhfH6Iz9iaXmxM_wavdZxA2IhpvLV6TiVDqnJu1oTAAIT5Bm2Vg_FORuL_aTRQIu1H8fd09d4UOOmihlR1KpNsqeraV5m7mS6WaYGyxGIQLquJ912y/s200/una-novelita-lumpen.jpg" width="126" /></a></div>
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Il romanzo, o romanzetto, fu pubblicato nel 2002 quando </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Bolaño era ancora in vita. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Gli scrittori della scuderia dell'editore erano stati inviati in varie capitali europee. A scrivere. Il nostro </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">scelse Roma, e qui vi ambientò la sua storia "lumpen", che a noi potrebbe apparire latamente pasoliniana. </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Nel
2005 Sellerio lo fece tradurre a Angelo Morino e lo pubblicò con un
titolo significativamente diverso e per certi aspetti difficilmente
spiegabile: <i>Un romanzetto canaglia</i>. Ora, dopo due edizioni italiane nell'arco di un decennio, ecco che arriva il cinema con il film della connazionale di </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Bolaño, </span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Alicia Scherson, a marcare il decennale della scomparsa. </span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">Per l'epigrafe </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Bolaño</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"> scelse</span><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"> Antonin Artaud: "</span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">Tutta
la scrittura è porcheria. Le persone che escono dal vago per cercar di
precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono
porci. Tutta la razza dei letterati è porca, specialmente di questi
tempi." Come varierebbe quest'epigrafe di fronte a una scrittura doppia,
che oggi sembra guardare come Giano bifronte sia alla letteratura che
al cinema? Che avesse davvero ragione Antonin Artaud che </span><i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">toute écriture est de la cochonnerie</span></i><span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">? Questo romanzetto assai breve quasi implora tutta la vostra porca attenzione, soprattutto se vi capita di pensare al <i>futuro</i>, come la protagonista Bianca:</span><br />
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;"><br /></span>
<blockquote class="tr_bq">
<span style="font-family: Georgia, Times New Roman, serif;">"[...] In
fondo io pensavo sempre al futuro. Ci pensavo talmente tanto che il
presente era entrato a far parte del futuro, la parte più strana. Andare
a trovare Maciste era pensare al futuro, sudare, chiudermi in stanze
dove il buio era assoluto, era pensare al futuro. Un futuro che
assomigliava a una stanza qualunque della casa di Maciste, ma più
luminosa e con i mobili protetti da lenzuola vecchie o coperte, come se i
padroni di casa (una casa che era nel futuro) fossero partiti e non
volessero far accumulare la polvere sulle loro cose. Ecco qual era il
mio futuro ed era così che ci pensavo, se quello si può chiamare pensare
(se quello </span><span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;">si può chiamare futuro)."</span></blockquote>
</div>
<div class="post-body entry-content" id="post-body-1084386513762518923">
<span style="font-family: Georgia, 'Times New Roman', serif;"><br /></span></div>
<br />
<a href="http://librobreve.blogspot.it/2013/05/un-romanzetto-lumpen-di-roberto-bolano.html?spref=tw" target="_BLANK">Blog Librobreve</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
- - -
<br />
<div style="text-align: right;">
© </div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
<div style="text-align: left;">
<a href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" target="_blank">Un romanzetto lumpen su Archivio Bolaño</a></div>
<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-13510155674803224102013-05-17T22:07:00.000+02:002013-05-17T22:07:30.711+02:00Bolañomania, così un anarchico diventa un mito pop<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> MARIO BAUDINO - 16 maggio 2013</h1>
<div>
<br /></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #cc0000;"><b>Bolañomania, così un anarchico diventa un mito pop</b></span></div>
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Roberto Bolaño era caustico e irriverente; disse in una intervista:</div>
<blockquote class="tr_bq">
«<i>Se mi fossi formato con i gusti di mia madre </i>- disse in un’intervista -<i> adesso sarei una specie di Marcelo Serrano o Isabelo Allende, cosa che del resto non sarebbe male perché non avrei conosciuto i tormenti dello scrittore e invece avrei conosciuto il miele dei milioni, il che visto con il senno di poi non sarebbe stata una brutta fine</i>». </blockquote>
<div>
Ancora sconosciuto, era temutissimo alle manifestazioni letterarie per i suoi interventi imprevedibili. E quando cominciò a conquistare una certa fama, non diventò più diplomatico. Il suo giudizio sugli scrittori latino americani, a parte gli amatissimi Borges e Cortazar, era spesso impietoso; come quando parlava degli autori «di sinistra», considerandoli una delle grandi disgrazie del continente, anzi un vivaio di disgrazie. </div>
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</div>
<div>
Si dichiarava trotkista. Raccontò di essere tornato in Cile, dal Messico dove era cresciuto, per sostenere il presidente Allende, e nella sua biografia «ufficiale» ci sarebbe anche un arresto da parte dei golpisti. Ma è una testimonianza molto dubbia, a cui pochi credono. Bolaño è stato un irridente e serissimo eroe dell’autofiction quando ancora non era di moda, e uno scrittore gigantesco che a partire da I detective selvaggi ha imposto una narrativa diversa e inaudita. A dieci anni dalla precoce morte è un’icona che ingloba innumerevoli racconti mitologici, un eroe letterario e persino politico. «Quasi un mito pop» dice l’ispanista Vittoria Martinetto, che condurrà un incontro a lui dedicati. </div>
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È uno scrittore coltissimo, molto «borgesiano»: ha un successo planetario, che non si traduce in numeri da best seller ma in un entusiasmo dilagante fra rete, cinema, fumetti, per non parlare dell’ammirazione che viene da scrittori diversissimi tra loro come Sandro Baricco, Javier Cercas, Jonathan Lethem. E naturalmente Enrique Vila-Matas, che lo conobbe quando si trasferì in Spagna e lo sostenne senza riserve. Nel Salone che ha per ospite il Cile, sarà una star e una presenza ineludibile. Nel 2008, quando uscì postumo in America il romanzo 2666, e già I detective selvaggi avevano suscitato convergenti entusiasmi nel New York Times e in Playboy, l’Economist coniò il termine di Bolano-mania osservando piccole folle nei bar alla moda dell’East Village che si passavano il libro. Quest’anno, oltre agli incontri del Lingotto sabato e domenica (una serata di letture e un dibattito «Scrivere dopo Bolaño») il Salone off gli dedica un’intera notte tra domani e sabato dove si parlerà addirittura di Inti Illimani. Bolaño-mania vuol dire anche agiografia. Non si rischia di perdere lo scrittore? </div>
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«L’agiografia c’è, ma in fondo non mi dà fastidio» dice uno dei nostri autori che più lo hanno studiato e amato, come Nicola Lagioia. Non si rischia la caricatura? «Bolaño era un anarchico. Si dichiarava trotkista. E i suoi gusti letterari sono sempre ambigui, quindi ottimi. Ci ricorda che il Sud America non è realismo magico, ma desaparecidos, che è il luogo dove si instaurano dei carnevali macabri. Però ingabbiarlo politicamente temo sia una sciocchezza, soprattutto in Italia. Negli Anni 90 leggevo Philiph Roth. Nel decennio successivo, Bolaño. I suoi personaggi emarginati, beffardi e disgraziati, hanno fatto presa su una nuova generazione di lettori». Cominciò a pubblicarlo Sellerio, tradotto da Angelo Morino che lo aveva scoperto. Con I detective selvaggi venne al Lingotto, spettinato e allampanato. Era il 2003, gli restavano pochi mesi di vita. Il successo, la Bolano-mania, fu un dono postumo, quando il celebre agente letterario Andrew Wiley lo impose in America. Da noi, i diritti passarono all’Adelphi, che continua a pubblicare inediti (è appena uscito Un romanzetto pulp). Ha scritto senza sosta, come un monaco. Ma amava tutte le contraddizioni. Una volta disse che se gli fosse capitato di vincere alla lotteria - come ci ricorda Vittoria Martinetto - si sarebbe dedicato a quattro poesie e basta. Perché, aggiungeva, «scrivere è noiosissimo». </div>
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<a href="http://www.lastampa.it/2013/05/16/cultura/salone-del-libro/2013/bolanomania-cosi-un-anarchico-diventa-mito-pop-pAeEkOs8qeEdcZjeKmPDAJ/pagina.html" target="_BLANK">La Stampa 16 maggio 2013</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
- - -</div>
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<div style="text-align: right;">
© <span style="color: #333333; font-size: 15px;">MARIO BAUDINO </span></div>
<div style="text-align: left;">
<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
<hr align="left" width="70%" />
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<div style="text-align: right;">
<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none; text-align: right;" /><span style="text-align: right;"> </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" style="text-align: right;" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /></a></div>
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<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-35912128903834469842013-05-11T10:46:00.000+02:002013-05-25T13:54:35.188+02:00L'antiRoma di Bolaño salvata da Maciste<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Tiziana lo Porto - 10 maggio 2013 </h1>
<div style="text-align: center;">
<span style="color: #990000;"><b><br /></b></span>
<span style="color: #990000;"><b>L'antiRoma di Bolaño salvata da Maciste</b></span></div>
<br />
Una ragazza di periferia, un piano criminale, un vecchio che lo fa saltare.<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTnOc9hpeomDC7NpbxZjiYepDfbtRItAsHZ5wXkJcZE2M_d-DGdbs__Myal7PIxWqEWDE18PUvRnibgOy9fB2yCCNLoYtZi2a6tGCNelSAKHXqabT6lIr-iz9HIoVYgGV7GriLQ57rh8/s1600/unromanzettolumpen.jpg" imageanchor="1" style="clear: right; float: right; margin-bottom: 1em; margin-left: 1em;"><img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQTnOc9hpeomDC7NpbxZjiYepDfbtRItAsHZ5wXkJcZE2M_d-DGdbs__Myal7PIxWqEWDE18PUvRnibgOy9fB2yCCNLoYtZi2a6tGCNelSAKHXqabT6lIr-iz9HIoVYgGV7GriLQ57rh8/s1600/unromanzettolumpen.jpg" /></a></div>
Per la prima volta esce un film "<b>Il Futuro</b>", tratto da un romanzo del grande cileno.<br />
La regista (anche lei cilena) racconta.<br />
<br />
Protagonista e voce narrante di un piccolo importante romanzo dell'amatissimo Roberto Bolaño (Un romanzetto lumpen, l'ultimo pubblicato in vita che torna in questi giorni in libreria per Adelphi, in una nuova traduzione di <a href="http://www.archiviobolano.it/sitemapautori.html#carmignani" target="_blank"><b>Ilide Carmignani</b></a>), Bianca è una ragazza che insieme al fratello perde entrambi i genitori in un incidente d'auto.<br />
<br />
La storia dei due adolescenti orfani, interamente ambientata in una pasoliniana Roma di periferia, torna oggi nel film Il futuro, diretto dalla regista cilena <a href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_sherson_int.html" target="_blank">Alicia Scherson</a> <img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtoddgS7sXViNVms_mGeL3JlktdFMZGsy-9zJ0UGFKUSrKtD1h9Fbjvhyphenhyphenj5g0Msujp6kTjqQFi3AD5jy23HjwiiBW3wk5jqRm6AbM-xdi7q5ynFmwbaMphovyjny9AxKrMs60oZYhAoA/s1600/micro.jpg" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 17px;" />. Primo e unico lungometraggio tratto da un romanzo di Bolaño, nato da una coproduzione tra Cile, Germania, Spagna e Italia (Movimento Film), Il futuro è stato presentato lo scorso gennaio al Sundance Festival e uscirà nelle sale italiane il 6 giugno.<br />
<br />
Dichiarato omaggio (già così nel romanzo) a certo cinema italiano estinto da decenni, il film riesce nel tentativo ambizioso di raccontare il futuro servendosi del passato. A fare da scenario alle avventure di periferia di Bianca e del fratello Tomas (ben interpretati nel film dalla cilena Manuela Martelli e dall'italiano Luigi Ciardo), è un'antiRoma di macerie, nature morte e palazzoni in cui oltre all'estetica è andata perduta ogni etica.<br />
<br />
Mentre tentano di sfangare il presente lavorando lei come sciampista da una parrucchiera e lui come addetto alle pulizie di una palestra, Bianca e Tomas si ritrovano coinvolti in un piano criminale per svaligiare la cassaforte di un attore ritiratosi dalle scene dopo avere raggiunto la celebrità interpretando Maciste nei peplum girati negli anni Cinquanta a Cinecittà.<br />
<br />
Il piano prevede che Bianca seduca Maciste (<a href="http://www.archiviobolano.it/Bol_prima_hauer_int.html" target="_blank">Rutger Hauer</a> <img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiCtoddgS7sXViNVms_mGeL3JlktdFMZGsy-9zJ0UGFKUSrKtD1h9Fbjvhyphenhyphenj5g0Msujp6kTjqQFi3AD5jy23HjwiiBW3wk5jqRm6AbM-xdi7q5ynFmwbaMphovyjny9AxKrMs60oZYhAoA/s1600/micro.jpg" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 17px;" /> nel film). E la ragazza esegue, diventando amante dell'uomo oramai vecchio e cieco. Bianca finirà sedotta, e nessuna cassaforte verrà svaligiata (in pratica, e ancora una volta, Maciste salva la ragazza), affidando il futuro a un presente di cui sapevamo già tutto dall'inizio e dall'incipit del libro: Ora sono una madre e anche una donna sposata.<br />
<br />
Del romanzo di Bolaño c'è da aggiungere che fu scritto su commissione: gli fu chiesto di scrivere un libro per una collana dedicata alle città, lui disse di sì e raccontò Roma. Probabilmente è anche a questo che si deve la scelta dell'aggettivo lumpen nel titolo, ovvero "sottoproletario", per definire i margini in cui si muove la storia, ma soprattutto per dare una collocazione e un'intenzione sociale al libro (scritto per il sottoproletariato, o anche scritto da uno del sottoproletariato - ignaro, o forse consapevole, che sarebbe stato proprio questo suo esser così lumpen a renderlo bello). Non è casuale l'epigrafe di Antonin Artaud in testa al libro: Tutta la scrittura è porcheria. Le persone che escono dal vago per cercar di precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono porci. Tutta la razza dei letterati è porca, specialmente di questi tempi. Detto altrimenti: Tutta la letteratura è lumpen, soprattutto quella del futuro.<br />
<br />
Della regista del film, Alicia Scherson, va detto che con Il futuro è alla sua opera terza, che prima di darsi al cinema studiava biologia, e che definisce il film "una storia sul trovare modi strani per sopravvivere alle tragedie e resistere quando tutto va a rotoli"" (il che, almeno nel film, in parte è vero).<br />
<br />
Bolaño lo ha scelto per caso. "<i>Ho letto Un romanzetto lumpen e ho pensato che poteva essere un film</i>", dice. Poi aggiunge: "<i>Amavo Bolaño già da prima, ma da lettrice</i>".<br />
<br />
Nata a Santiago del Cile nel 1974, Scherson appartiene a una generazione che ha avuto la fortuna di crescere nella costante ammirazione della contemporanea opera di Roberto Bolaño.<br />
<br />
"<i>La sua importanza credo stia nell'averci tutti quanti liberati da una sorta di etichetta che intrappolava la letteratura, e più in generale l'arte latinoamericana, e che era troppo legata al realismo magico</i>", spiega la regista. "<i>Il realismo magico è stato grande ai tempi in cui è nato ma anche molto limitante. A liberarci non è stato solo Bolaño, ma la sua è stata la più forte di tutte quelle nuove voci che ci hanno aperto a un immaginario latinoamericano molto più complesso e universale</i>".<br />
<br />
Un immaginario che di fatto non ha né nel Cile né nel Sudamerica i suoi confini. E in parte è proprio questa la grandezza di Bolaño: spaziare arrivando dove la scrittura lo porta. A testimoniarlo adesso è questa Roma del Futuro, fatta di luoghi raccontati da Bolaño nel libro e riscoperti da Scherson girando il film.<br />
<br />
"<i>Il set del film è stata la mia prima volta a Roma</i>", dice, ed elenca il Tevere, l'Isola Tiberina, la Garbatella, i Fori come suoi punti di riferimento, importanti tanto quanto il cinema di Antonioni ("<i>è sempre stato un'ispirazione per i miei film</i>") e i film di Maciste, scoperti anche questi girando Il futuro: "<i>Ne ho dovuti vedere così tanti che ho iniziato a godermeli</i>".<br />
<br />
Scherson non ha mai incontrato Bolaño fintanto che era vivo, eppure è riuscita nell'impresa (mai nemmeno tentata da altri registi) di adattarne un romanzo. Sminuisce la portata del lavoro fatto dicendo che "<i>ci sono altri progetti in corso di altri film tratti da altri romanzi di Bolaño. Non ogni libro deve necessariamente diventare un film e questo vale per Bolaño come per qualunque altro autore</i>". E poi però ragiona sulla sfida maggiore, ovvero il passaggio dalla parola scritta alle immagini in movimento: "<i>Bisognava prendere quella precisa atmosfera raccontata nel libro, un'atmosfera che mette le sue misteriose radici nel linguaggio, e trasformarla in qualcosa di reale come le luci e il suono</i>".<br />
<br />
Il risultato è un film che riesce a essere al tempo stesso opera a sé e fedele al romanzo, tradito quasi soltanto nel titolo, che abbandona l'aggettivo lumpen per un più generico futuro.<br />
<br />
"<i>Il futuro c'è in tutta la storia, per questo l'ho scelto per dare un nome al film</i>", dice ancora Scherson. "<i>Mentre il presente va in pezzi con la macchina distrutta dall'incidente, i due ragazzini sono sospesi in un non-tempo e l'unica cosa che resta è questa strana ma tangibile presenza del futuro, con tutte le incertezze che si porta dietro</i>". Poi, alla domanda come lo vede il suo di futuro, senza esitare risponde: "<i>Totalmente incerto</i>".<br />
<br />
<a href="http://ilmiolibro.kataweb.it/booknews_dettaglio_recensione.asp?id_contenuto=3739837" target="_BLANK">Il mio libro.it</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
- - -<br />
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© <b>Tiziana Lo Porto</b></div>
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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saggi presenti su<span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px;"> </span><img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none; text-align: right;" /><span style="text-align: right;"> </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" style="text-align: right;" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /></a></div>
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<span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; text-align: left;">| </span><a class="blue" href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto.html#canaglia" style="background-color: #ffff66; color: #003366; font-family: arial; font-size: 12px; font-weight: bold; line-height: 25.1875px; padding: 1px; text-align: left;" target="_blank">intro</a><span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; text-align: left;"> | </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto_brandolini.html#canaglia" style="background-color: #f0f0f0; color: #570082; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; padding: 1px; text-align: left;" target="_blank">A.Brandolini</a><span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; text-align: left;"> | </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto_espinosa.html#canaglia" style="background-color: #f0f0f0; color: #570082; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; padding: 1px; text-align: left;" target="_blank">P,Espinosa</a><span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; text-align: left;"> | </span><a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/bol_narra_romanzetto_madrigal.html#canaglia" style="background-color: #f0f0f0; color: #570082; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; padding: 1px; text-align: left;" target="_blank">L. I. Madrigal</a><span style="background-color: #e2e2e2; color: green; font-family: arial; font-size: 12px; line-height: 25.1875px; text-align: left;"> | </span></div>
</div>
<br /></div>
Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-23870958985095961442013-05-11T10:19:00.000+02:002013-05-25T13:54:35.181+02:00UN ROMANZETTO LUMPEN Roberto Bolaño<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> Tramestio Interiore - 9/5/2013</h1>
<br />
<h3 class="post-title entry-title" itemprop="name" style="background-color: black; color: #bbbbbb; font-family: 'Trebuchet MS', Trebuchet, sans-serif; margin: 20px 0px 0px; position: relative;">
UN ROMANZETTO LUMPEN Roberto Bolaño</h3>
<br />
<br />
<br />
<blockquote class="tr_bq">
«Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente». </blockquote>
Così comincia il breve, ma folgorante racconto dell'adolescenza di Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti regalatici da Bolaño, che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in un'esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non uscire quasi più dall'appartamento in cui si sono rinchiusi, e dove passano nottate intere a guardare televisione. A loro si aggiungeranno due improbabili soggetti, «il bolognese» e «il libico», con i quali la ragazza dividerà a turno, svogliatamente, il letto - senza quasi sapere chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché è stato un divo dei film cosiddetti «mitologici».<br />
Uno che forse ha dei soldi, che si potrebbero scovare e rubare. Con questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo stesso, Bianca vivrà una storia che, nata sotto il segno della prostituzione e dell'inganno, diventerà invece quanto di più simile a ciò che noi chiamiamo «una storia d'amore».<br />
<br />
<br />
<b>Secondo Me</b><br />
<br />
Non conoscevo Bolaño e devo ammettere che mi ha incantata con la sua semplice eleganza letteraria.<br />
Interessante l'ambientazione di questo romanzo a Roma, ma senza indulgenza nelle descrizioni, tanto che, sostituendo i nomi delle città, delle vie e dei quotidiani, si potrebbe immaginare qualsiasi altro posto senza alcun cambiamento nella vicenda.<br />
Questa sorta di anonimato geografico sembra quasi una scelta dell'autore, per sottolineare l'universalità del suo romanzo.<br />
L'ambientazione non cambia la storia proprio perché le emozioni non cambiano a distanza di chilometri e le scarne descrizioni presenti in poche pagine servono solo ad ambientare i sentimenti dei personaggi, che sono invece così reali.<br />
Sicuramente questo romanzo è una critica alla società attuale dove la noia, la solitudine, l'emarginazione sono sempre presenti.<br />
I protagonisti hanno un bagaglio psicologico importante e intricato che fa da colonna portante a tutta la storia.<br />
Una storia cruda, densa di turbamenti e dubbi sul futuro di due adolescenti come tanti, ma soli come pochi.<br />
Sconvolgente soprattutto la degradazione raggiunta dalla protagonista e da suo fratello in seguito alla perdita dei genitori, loro guida.<br />
Smarriti, cercano così di orientarsi in un mondo incerto e tentatore, formando pian piano il loro carattere.<br />
Per la ragazza in particolare la formazione del nuovo carattere necessiterà di una "discesa" fisica, che la farà sentire più volte abietta, ma che la condurrà anche ad un viaggio dentro se stessa che le permetterà alla fine di prendere in mano la propria vita e allontanare i pesi che la stavano trascinando sul fondo.<br />
112 pagine che si leggono facilmente, ma che facili non sono.<br />
Un racconto brillante dove i protagonisti si dimenticheranno difficilmente e dove le sensazioni di insofferenza, abbandono e isolamento perdureranno a lungo nel lettore.<br />
<br />
La regista cilena Alicia Scherson ha tratto dal romanzo di Bolaño il film Il Futuro - nelle sale dal 6 giugno 2013 - che la critica americana ha incluso fra i cinque migliori dell'ultima edizione del Sundance Film Festival.<br />
Ne parlerò più avanti nella rubrica Ciak si gira.<br />
<br />
Citazione:<br />
<blockquote class="tr_bq" style="text-align: justify;">
“Una settimana senza vedere Maciste mi sembrava un'eternità. Ma quando cercavo di immaginare una vita intera al suo fianco, non vedevo nulla: una pagina bianca, il muro di una stanza disabitata, amnesia, lobotomia, il mio corpo diviso, fatto a pezzi.</blockquote>
<br />
<br />
<a href="http://tramestiointeriore.blogspot.it/2013/05/un-romanzetto-lumpen-roberto-bolano.html" target="_BLANK">Tramestio Interiore - 9 maggio 2013</a>
----<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgEP0UV5cBuiXAh8-caosg8zv1hcsI0AKyWSxeky-JiWdwZozOr1GwuWDmAW8FqFGiy00PfLoG-XvA1DAXdinKTdFc8zlQ39hY__qx7kHnHxBYe25FmJJpGxAF9OgO22Edre1HmWycWaQaR/s1600/mini41.gif" style="border: 0pt none; height: 11px;" />
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<a href="javascript:%20history.go(-1)"><img align="absmiddle" alt="back" height="20" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiTVUKF2asA1YgIcYCmDi1rIMKc5rQ0A0RgYz2phE3efYeyWRqV_YGZ23atLYfCikSFx0ayg_TxIR1sSPZf_KnOeMfu-GViqaZsZ_lTag5LHg_X00nYmh_4wlqtsMb0TQPZBvK1jJ49th0/s320/freltr.gif" style="border: 0pt none;" target="_BLANK" tx="" vspace="0" width="20" /><span style="font-size: x-small;">back </span></a> </div>
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<img align="absmiddle" border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgvXxc2P2Tl0UfOqkjJJB_hDqZKojSg8PH6Tdgdp4kROIqEPCinJBcQdmCqK4EXuTNnQHlaw8QM72mLy77AVKZb_tAfP0ORyX066XJEHBLdtY2EFYNJ5YkENOiN8SCtDwJLpWxWm08L_KDm/s1600/bolanoico.jpg" style="border: 0pt none;" /> <a class="tx1" href="http://www.archiviobolano.it/" target="_top"><span style="font-family: courier new; font-size: 12px;">Archivio Bolaño </span><img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgHKdFa6fjp47AxW3SLqrcqyls_RZEo6wRKNOd2eQlnM_2IrP6nJDqoc1QqxTR7kokrSp7WItM4MLFvWAxuXTDAWvW-d_4ohtNRLZANRsy1HW-YhsFBKoPX3W3Ihgo50GI8QvIYBGNIx5tJ/s1600/links2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 19px;" /> </a></div>
<hr align="right" style="color: #000066;" width="70%" />
<br />Anonymoushttp://www.blogger.com/profile/14204704847847127931noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-6967750025997997512.post-42917176290627571692013-05-06T23:07:00.002+02:002013-05-06T23:07:50.648+02:00«Il ponte in fiamme che unisce parole e gesti». La fissazione di Bolaño per Turgenev<h1 style="color: #333333; font-size: 15px; font-style: normal; font-weight: bolder; margin: 20px 0px 0px 20px; padding: 0px; text-align: right;">
<img align="absmiddle" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhtctisx4hZTGkYMSzubq6njtzVHYiSHtgzRUZZjHlCqC2hWMZ4aI_gGH_pDivqz05cRAJMX91PCzdyCtpTo7JlsrhGchZkqJrBx9JgFp5gx01wJboGIlrdci8UiDdLQ_VPy1evuHsDYWM/s1600/occhiali.gif" style="border: 0pt none; height: 17px; width: 31px;" /> <img border="0" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEipust7w3LvjJVQF_oS7mKntOomLElcClL5vPkogpiKrMl8kkWF1Ta0YU_OLorL88N0bLOu3Za0BmcsEHt6_oOpsWQapn33bEdwq4H-6XHb0ftRMJnD22l9B0TdmuZQ2SvXZv2maAfdCNkI/s1600/newstr2.gif" style="border: 0pt none; height: 14px; width: 20px;" /> Daniela Ranieri -</h1>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Arimo, Arial, sans-serif; line-height: 30px;"><span style="color: #990000; font-size: small;">«Il ponte in fiamme che unisce parole e gesti». </span></span></div>
<div style="text-align: center;">
<span style="font-family: Arimo, Arial, sans-serif; line-height: 30px; text-align: right;"><span style="color: #990000; font-size: small;">La fissazione di Bolaño per Turgenev</span></span><span style="color: #333333; text-align: right;"></span></div>
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Non riesco a smettere di pensare a un articolo di <b>Roberto Bolaño</b> in cui Bolaño dice di non riuscire a smettere di pensare a un romanzo di <b>Ivan Turgenev</b>. Proprio così.<br />
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«<i>Quando avevo diciotto anni lessi un libro di Ivan Turgenev la cui storia mi perseguitò per i diciotto anni successivi</i>», dice in <a href="http://clk.tradedoubler.com/click?p=10388&a=2145051&g=20599648&url=http://www.inmondadori.it/Tra-parentesi-Roberto-Bolano/eai978884592455/?referrer=advittrdpr1207" target="_blank"><span style="color: #990000;"><b>Tra parentesi</b></span></a>, e un attacco del genere merita tutta la nostra attenzione.<br />
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Del libro Bolaño dice di non ricordare nemmeno il titolo (si tratta di <b><span style="color: #990000;"><a href="http://clk.tradedoubler.com/click?p=10388&a=2145051&g=20599648&url=http://www.inmondadori.it/Rudin-Ivan-Sergeevic-Turgenev/eai978884251864/?referrer=advittrdpr1207" target="_blank"><span style="color: #990000;">Rudin</span></a>,</span></b> il primo romanzo di Turgenev dopo l’anno di carcere e l’esilio nella sua proprietà, lontano da Mosca, per aver pubblicato un articolo su Gogol’ ritenuto sconveniente dalla censura) ma, stupendosene per primo, afferma che «quel che il romanzo racconta» sembra perseguitarlo «come un serial killer o come una domanda».<br />
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La trama è semplice, quasi prevedibile: come dice Vladimir Nabokov nelle Lezioni di letteratura russa, Rudin è l’«eroe» di quella intelligencija idealistica russa formatasi nelle università tedesche di cui Turgenev era l’esempio vivente («portavo grandi stivali con gli speroni e una giubba ungherese con gli alamari e mi ero fatto crescere i capelli fino alle spalle»).<br />
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Figlio di ricchi latifondisti, abituato a veder frustare gli schiavi – quelle anime dostoevskijane senza riscatto – e ad essere frustato lui stesso – e dalla madre! – per il vizio di prenderne sovente le difese, Turgenev ha un debole per le situazioni che chiamano in causa l’onore e l’onorabilità, intesa in tutti i sensi possibili, dalla passione intellettuale e politica alle regole di una giustizia non scritta fino alla loro violazione per mezzo di un affronto o un’offesa, spesso risolta in chiave edipico-erotica (come ho raccontato qui).<br />
<br />
Rudin è un personaggio capriccioso, una testa calda dal cuore freddo, che approda in una villa di campagna, lontano da Mosca, per fare da precettore ai figli di un ricco signore, un maschio e, ovviamente, una femmina: Natalija («lei si alzò, e il suo viso espresse imbarazzo»).<br />
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L’apparizione di Rudin a casa Lasunskij è basata, come dice ancora Nabokov, sul metodo preferito di Turgenev, quello di «un comodo battibecco a un ricevimento o a un pranzo tra l’eroe, distaccato, affabile, intelligente e un uomo volgare e irascibile o uno stupido pretenzioso».<br />
<br />
Passano i giorni, la ragazza bellissima e sveglia comincia a «sognare una vita da bohème a Parigi, in compagnia, ovviamente, del suo precettore»; nel frattempo, fuori, i tigli – come in tutti i libri di Turgenev – disegnano orizzonti cremisi, la notte estiva è «piena di carezze» e «si carezza», le masse dormono e gli intellettuali vegliano, o meglio si gettano sul letto senza spogliarsi, senza approdare a niente.<br />
<br />
Rudin inizialmente è lusingato dall’amore della ragazza (ancora Nabokov: «le fanciulle di Turgenev in genere si alzano abbastanza presto, s’infilano le crinoline, si spruzzano un po’ d’acqua sul viso e corrono, fresche come rose, in giardino, dove l’inevitabile incontro avviene sotto un pergolato»), ma poi comincia a precipitare in uno di quegli avvitamenti mentali di durissima legge tipici degli eroi di Turgenev, e lascia scappare il treno, salvo pentirsene quando è ormai troppo tardi. Non c’è molto altro.<br />
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È su questo punto della trama – dove tutto il possibile diventa irrealizzabile – che Bolaño si sente incantato, è questo il «killer o la domanda» che lo perseguita: il giovane intellettuale, di cui dice di non ricordare nemmeno se viene da Mosca o da San Pietroburgo («mettiamo che sia moscovita») è congelato nell’inettitudine, «dubita che l’amore della sua allieva possa sopravvivere alle ristrettezze quotidiane di una vita di espedienti, anche se quella vita dovesse svolgersi a Parigi e a Venezia o fra Parigi e Ginevra. E poi dubita di sé, perché una cosa è predicare il cambiamento, tanto politico quanto dei costumi, e un’altra metterlo in pratica. Poi valuta la possibile reazione del padre della ragazza, che lo apprezza come precettore e come intellettuale e che non esiterà, quando verrà il momento, a muovere le sue influenti amicizie di Mosca (o San Pietroburgo) per trovargli un lavoro migliore e dargli la possibilità di costruirsi un futuro solido e forse addirittura brillante, ma non sarà mai disposto a tollerare che sua figlia lo sposi. Infine pensa a se stesso, a quello che sperava di ottenere prima di arrivare in quella casa (l’aiuto del ricco proprietario, eccetera), e a quello che otterrebbe se, dando ascolto al proprio cuore, fuggisse con l’ereditiera diseredata».<br />
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Rudin ricorderebbe <a href="http://clk.tradedoubler.com/click?p=10388&a=2145051&g=20599648&url=http://www.inmondadori.it/Il-rosso-e-il-nero-Stendhal/eai978880617751/?referrer=advittrdpr1207" target="_blank"><b><span style="color: #990000;">Il rosso e il nero</span></b></a>, non fosse che, essendogli inferiore, deve avere qualcos’altro capace di incatenare e incantare la memoria di Bolaño, di solito così sensibile alla “storia” molto più che non agli esercizi pseudo-biografici, su una coazione irrisolta.<br />
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E qualcosa succede, fino allo stremo: Natalija, rifiutata, sposa il suo fidanzato di prima, «un perfetto idiota», dimostrando così che «o non era poi così intelligente oppure era una masochista inveterata», e solo a questo punto Rudin scopre di esserne perdutamente innamorato. Improvvisamente, non dubita più: le scrive una lettera, tenta il suicidio nel giardino della villa, scappa in preda all’umiliazione di non essere riuscito a morire, e si toglie dalla vita di Natalija e da davanti ai nostri occhi per trent’anni.<br />
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«A Mosca», dice Bolaño, «restituito al mondo, scompare. Di lui non si sa più nulla».<br />
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L’ultimo capitolo di Rudin mostra una barricata a Parigi del 1848, e un un vecchio con i capelli bianchi, «nel quale si indovinano le tracce di una perduta prestanza», che sprona i difensori dal sommo della barricata quando una pallottola lo abbatte.<br />
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Bolaño: «Degli sconosciuti o forse degli amici lo portano nella sua povera stanza di straniero. Il vecchio agonizza parlando in russo e Turgenev ci fa intendere che non solo ha trovato il coraggio ma anche il ponte in fiamme che unisce parole e gesti. Fino all’ultima frase sperai, quando avevo diciott’anni, che comparisse a un tratto la sua innamorata di un tempo per stargli accanto nel momento della morte. Ma l’innamorata non ritorna più».<br />
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<a href="http://blog.panorama.it/carnation/2013/05/06/%C2%ABil-ponte-in-fiamme-che-unisce-parole-e-gesti%C2%BB-la-fissazione-di-bolano-per-turgenev/" target="_BLANK">Panorama.it</a>
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