martedì 30 agosto 2011

Los sinsabores del verdadero policia, Roberto Bolano

Libon news Blog - catetest


Los sinsabores del verdadero policia, Roberto Bolano

Di catetest



Los sinsabores del verdadero policia è il terzo romanzo inedito pubblicato da Anagrama dopo la scomparsa prematura di Roberto Bolaño.

La vedova Carolina Lopez, in una nota del volume, spiega che il romanzo è stato ritrovato in parte nel computer dell’autore, in parte in cartelline piene di fogli degli anni ottanta: materiali sparsi che -sostiene Juan Antonio Masoliver Rodenas- fanno di questo un romanzo incompleto ma non incompiuto, perché l’importante, per l’autore, non è stato completarlo, ma svilupparlo.




sabato 13 agosto 2011

Roberto Bolaño, il gaucho insostenibile

Federico Modica -





Il gaucho insostenibile
Roberto Bolaño
Sellerio (€ 10,00)










La seconda "confidenza letteraria" che quest'anno voglio lasciarvi vorrei servisse, più che altro, per creare un'attenzione in particolare non tanto su di un'opera specifica, ma sul suo autore: Roberto Bolaño.

Ho la fortuna di essere cliente di una piccola libreria gestita da un'ottima lettrice. Una libreria che voglio definire all'antica, perché chi sta dietro al bancone dove si va a pagare il prezzo del libro che si è scelto - dopo aver guardato gli scaffali meditando, legicchiato (termine orribile, vero? Sono d'accordo) i risvolti di copertina di questo e di quel volume e sorbito l'odore inimitabile delle piccole librerie (e solo di quelle piccole) -, non è responsabile di un esercizio commerciale (al meno, non solo quello) ma una folle appassionata dell'incanto procurato dalla magia dei ventun segni (un modo per chiamare la scrittura narrativa, formulato da un mio amico scrittore). Ecco, in questa maniera e in questa circostanza, poeticamente semplice, o semplicemente poetica, mi è arrivata la conoscenza di Bolaño.
"Legga 2666" mi disse la mia libraia (credetemi, sono felice di poter dire la mia libraia, così come si può dire il mio panettiere o il mio carnezziere) ma, vista la mole del volume e il prezzo non esattamente tascabile, ho preferito prima conoscerlo con qualcosa di più... abbordabile. Senza ulteriori ragionamenti ho dunque deciso di avvicinare Bolaño con una piccola (e faccio per dire) raccolta di racconti edita da Sellerio ed intitolata Il gaucho insostenibile.
Dio (a patto che ne esista uno) benedica la mia libraia!

Roberto Bolaño – Stella distante – Sellerio – 8€

Andrea - 

 



Stella distante 
Roberto Bolaño 
Sellerio





Tutto quanto finora raccontato forse accadde così. Forse no. E’ possibile che i generali delle Forze Aeree Cilene non avessero portato le loro mogli. E’ possibile che nell’aeroporto Capitan Lindstrom non sia mai stato messo in scena uno spettacolo di poesia aerea. Forse Wieder scrisse la sua poesia sul cielo di Santiago senza chiedere il permesso a nessuno, senza avvisare nessuno, sebbene questo sia più improbabile. Forse quel giorno non piovve neppure su Santiago, sebbene ci siano testimoni (oziosi che guardavano in alto seduti sulla panchina di un parco, solitari affacciati a una finestra) che ricordano ancora le parole nel cielo e posteriormente la pioggia purificatrice. Ma forse tutto accadde altrimenti. Le allucinazioni, nel 1974, non erano infrequenti.
La mostra fotografica nell’appartamento, tuttavia, ebbe luogo così come viene raccontato qui di seguito.


sabato 6 agosto 2011

Stefano Zangrando  -   




recensione de

L'ultimo lettore 
di Ricardo Piglia




Se si esclude il caso di Roberto Bolaño, introdotto in Italia da Sellerio fin da quel “falso” d’esordio, solo in parte borgesiano, che è La letteratura nazista in America (1996), non si può certo dire che negli ultimi decenni l’editoria italiana si sia mostrata sensibile ai migliori esiti della narrativa latinoamericana posteriore al «Boom» degli anni Sessanta, incarnato da autori come Cortazar e Marquez. Sergio Pitol, ad esempio, che esordì in quello stesso periodo e la cui carriera poetica è culminata nel 2005 con il premio Cervantes, è presente a tutt’oggi con due soli libri tradotti, una parte minima della sua produzione. Un destino simile è toccato a Ricardo Piglia, nato a Buenos Aires nel 1941, forse il maggior scrittore argentino della sua generazione, i cui romanzi Respirazione artificiale (1980) e Soldi bruciati (1997), apparsi rispettivamente all’inizio e alla fine dello scorso decennio, sono ormai reperibili soltanto in biblioteca. 

Da questo punto di vista è forse prematuro sperare in un cambio di rotta per la recente uscita, nella collana «I narratori» di Feltrinelli, di un ibrido formale tanto esigente quanto avvincente come L’ultimo lettore (trad. di Alessandro Gianetti), pubblicato da Piglia nel 2005. Nondimeno il pubblico italiano dispone ora, oltre che di una «storia immaginaria dei lettori» quale si annuncia nel primo capitolo, di una chiave d’accesso all’opera ulteriore, romanzesca e non, dello stesso autore. Parente non lontano di quell’ironico e proteiforme atto di fede nella letteratura che è Il mal di Montano del catalano Enrique Vila-Matas (uscito anch’esso da Feltrinelli), L’ultimo lettore è forse, con le parole di Piglia stesso, «il più personale e il più intimo» tra i suoi libri. La sua forma è una calibrata commistione di acume critico e perizia narrativa, di saggio e racconto, e il suo oggetto unico e vario è la figura “eroica” del lettore, «costruttore di senso», «ultimo» perché «sempre inattuale» ed «estremo», come Don Chisciotte che forgia la realtà sulla propria illusione cavalleresca solo dopo aver letto tutto, o come Amleto che, entrando in scena con un libro in mano, segna il passaggio dal mondo arcaico e feudale a quello della ragione e della coscienza moderna. Muovendo da episodi biografici o scene minori e trattando alla stregua di personaggi tanto i suoi autori prediletti quanto le loro creazioni, da Borges a Kafka, da Anna Karenina a Molly Bloom, Piglia dà un nome e un’individualità a questa figura altrimenti anonima, di cui già il Benjamin de Il narratore riconobbe la solitudine, l’isolamento silenzioso dalla comunità. E se una simile chiave permette da un lato di gettare una luce inedita sulla vicenda poetica e sentimentale di Kafka o di svelare il procedimento costruttivo che soggiace all’Ulysses joyciano, dall’altro essa trova il suo culmine euristico nell’anatomia del genere poliziesco attraverso Dupin e Marlowe e nella “preistoria” di Ernesto Guevara, dove la costruzione del mito del Che è decostruita e riletta come nascita di una nuova soggettività politica dalle ceneri di un’ambizione letteraria.


© Stefano Zangrando


Stefano Gallerani - 

recensione di             Bersaglio notturno   di 

                                  Ricardo Piglia


Come un filo rosso, la pratica del romanzo investigativo o poliziesco – il ricorso estremo ai suoi schemi, l’elusione dei suoi esiti impliciti e il superamento delle sue circoscrizioni – attraversa la storia letteraria del Novecento a tal segno da farne non solo uno dei suoi generi canonici, ma un’epitome della modernità: declinandolo rigorosamente o deformandone irrimediabilmente i paradigmi indiziario e congetturale, è tanto e tale il numero degli scrittori “maggiori” che vi si sono cimentati o dei “minori” che grazie ad esso si sono elevati – nell’immediatezza o in retrospettiva – che un elenco sarebbe superfluo e di necessità carente.

Ciò che si manifesta e si fa viepiù evidente, specie ad uno sguardo d’insieme, nel capitolo di quella stessa storia che si svolge in Sudamerica ed ha come epicentro locale l’Argentina. A stabilire prospettive e tracciare diagrammi di lettura non può essere, ancora una volta, che il genio bibliomane di Borges: ogni sua pagina, ogni racconto e tutti i romanzi mancati che ha scritto sono altrettanti misteri da svelare che contengono in sé sia la soluzione che la sua confutazione; tra le attività collaterali ma non secondarie, poi, la direzione, insieme a Bioy Casares, della collana di gialli “El Séptimo Círculo” esplora l’arcipelago inedito e imprevisto di un lettore onnivoro. Come onnivori – e perciò solo borgesiani (ma non epigoni) – sono due tra i più interessanti scrittori argentini in attività, ovvero Alberto Manguel e Ricardo Piglia, entrambi cimentatisi con il genere.