venerdì 2 ottobre 2009

2666 - -epilogo (paolo castronovo)

Paolo Castronovo   

Lankelot novembre 2009


Qualche riflessione su "2666" e sul "fegato che non c'era" 

 

Fa un certo senso vedere Bordertown (1) dopo aver letto 2666. Il film mostra con la stessa valenza morale i quarti di bue di Jennifer Lopez e i cadaveri di Ciudad Juàrez link interno. Fa impressione anche pensare che Bordertown sia l'unico film basato sui delitti messicani del deserto del Sonora. Fortunatamente Roberto Bolano è venuto a mancare nel 2003, perdendo quindi l'opportunità di godersi l'espressione placidamente bovina della Lopez. Tuttavia è interessante notare che la stessa trasposizione cinematografica, pur non dichiaratamente ispirata a La parte di Fate di 2666 link interno, sembra rispettare quel principio di corruttibilità che poi è alla base della poetica di RB.
In Stella distante link interno, sicuramente il romanzo che più di ogni altro è accostabile ai ritmi di 2666, si percorre l'iter vivendi di Carlos Wieder, poeta avanguardista nonché assassino nazista a sangue freddo nel Cile degli anni '70: è una figura (quella del poeta-killer) che torna ciclicamente, in forma più o meno esplicita, nella produzione dell'autore. E' l'artista che nasconde nella sua personalità i baratri del Male assoluto, un talento, un male che trascende il semplice ed isolato gesto individuale. Ed é soltanto uno dei tanti personaggi bolagnani che altro non sono che una lieve distorsione della memoria storica, una memoria di una storia che si ripropone ciclicamente con la stessa goffagine pachidermica di sempre. La memoria, dunque, se ne va a farsi benedire e amen.
Naturalmente affine a questo angelo sterminatore è l'assassino senza volto di 2666; affini anche le circostanze in cui ci vengono presentate le due vicende: circoli letterari, seminari di poesia, cronache giornalistiche e biografie semi-inventate. E' ovvio quindi che per Bolano il letterato ha responsabilità chiare, sia socialmente che moralmente. E...
Ed è un ruolo che, secondo RB, viene a mancare: la fine del sacro è un attacco su svariati fronti, impreciso, disorganizzato come tutte le evacuazioni non programmate. Ma è un fenomeno inesorabile: come dire, il progresso bussa alla tua porta. Lo hanno ben capito autori contemporanei come Cormac McCarthy (2) e Giorgio Manganelli e Alessandro Baricco (3) ; pochi altri tuttavia hanno saputo focalizzare il dramma (davvero poco postmoderno e molto classico) della letteratura come portale verso il Male siderale. Da qui la ricerca socratica (e stoica!) di una possibile fonte, un pellegrinaggio verso non-luoghi borgesiani, costantemente sospesi tra il pessimismo del disincanto e l'umanità che si fa consapevole attraverso la poesia.
Si fa largo con prepotenza, in ogni caso, l'amore (disperato) per la letteratura, sia pure essa "di genere" che di respiro più ampio, intesa non tanto come il mestiere carveriano (autore peraltro molto amato da RB), piuttosto concepita come un itinerario randagio alla Bukowski, una continua crisi e rinascita esistenziale che rischia, pagina dopo pagina, di schiacciare l'autore. E poi ci sono i libri. Stesi ad asciugare come panni appena lavati; consumati dal sudore delle mani; usati per pulire ogni orifizio del corpo umano. Eppure rimane ancora qualcosa da leggere. Certo: ma cosa? 2666 si pone agli antipodi di una certa letteratura latinoamericana che sembra essere diventata, commercialmente, l'unica letteratura latinoamericana possibile. Sono certe penne molto maschili, dal machismo esasperato, sigaro e whisky ed Hemingway sottobraccio. Oppure voci che fanno impazzire certe anime delicate, anime naif, con le loro svolte new age, quel realismo magico che - aaaahhhhhhh! - fa male al palato solo a dirlo. Chi ha pensato a Paulo Coelho e a Garcìa Marquez... ha pensato molto bene(4).
Per quanto non è facile, non a cuor leggero si potrà mai etichettare RB come uno scrittore d'impegno politico, non unicamente, perchè sarebbe almeno riduttivo, perchè la sua penna non si limita allo sfregio superficiale ma si dibatte e si contorce con estenuante lentezza ben aldisotto, più in profondità, nei campi della Paura e dello Sdegno. Perché in Bolano c'é tutta una sintesi personale di una cultura europea ma non eurocentrica. Per cui, personalmente mi limito soltanto ad immaginare, molto alla lontana, in che misura l'esperienza biografica (le esperienze) sia confluita nell'opera dello scrittore. L'adolescenza in Messico. Il Cile. L'entusiasmo e la fiducia in Allende. Il settembre del 1973 e Pinochet. L'Europa e la Spagna. Il poeta prima e l'amore per la prosa dopo...
Si riconosce solo l'uomo che non ha mai fatto pace col suo paese. La rabbia non s'è affievolita, è diventata meno tagliente, questo sì, ma più amara, non un rasoio ma una pesante trave di ferro arrugginita che pressa forte sullo sterno, all'altezza dell'epifisi inferiore. E sul fegato, naturalmente. Toglie il respiro, si camuffa da delusione, ti ammazza pian pianino.
Salutare quindi un romanzo costruito negli anni, scolpito dolore su dolore, inno all'esperienza dello scrivere senza morsetto o paraocchi, senza dimenticare di essere umili ed onesti perchè, sì, in fondo è un gioco, un gioco come tanti, se però ti fa stare bene ricorda che è il tuo gioco, ma sempre gioco è, che a vedere la letteratura attraverso l'editoria prima o poi fa diventare ciechi (tipo gioco di mano gioco di villano), che certe porte le puoi sprangare ma poi rischi di soffocare dentro il tuo castello in fiamme. Che l'arrocco come difesa funziona ma che le convenzioni accademiche valgono meno di una torre ed un pedone. Che rimane sempre un gioco ma che non vale la pena di giocarlo senza rischiare tutto. Sempre senza morsetto né paraocchi. Da veri cavalli selvaggi. Pardon: detective selvaggi link interno.
note dell'autore
1 - Bordertown (2007) di Gregory Nava link esterno -
2 - Cfr. Non è un paese per vecchi di Cormac McCarthy
3 - Cfr. I Barbari di A. Baricco
4 - Cfr. i saggi pubblicati ne Il gaucho insostenibile


Lankelot novembre 2009
© Paolo Castronovo
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NOTE
 •  Paolo Castronovo è laureando in Lingue e Culture moderne, con una tesi sull'anarchia linguistica di Giorgio Manganelli. Ha collaborato con diverse riviste di cinema e letteratura, tra cui "Libraria" link esterno e " 90011 Magazine link esterno ". Fa parte del collettivo " Lankelot link esterno " (portale di arte, cinema e letteratura e associazione culturale) da diversi anni.
 


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