martedì 1 dicembre 2009

Houellebecq. Appunti di lettura (Max Rizzante)

  Massimo Rizzante

7 aprile 2009

Houellebecq. Appunti di lettura

di Massimo Rizzante
L’al di là dell’amore
Su Piattaforma di Michel Houellebecq
È falso sostenere che gli esseri umani siano unici, che siano portatori di una loro singolarità insostituibile; per quello che mi riguarda, in ogni caso, io non percepivo nessuna traccia di questa singolarità.
Queste parole sono pronunciate in uno dei primi capitoli della seconda parte del terzo romanzo di Houellebecq, Piattaforma (2001), dal narratore e protagonista Michel, quarantenne funzionario contabile del Ministero della Cultura francese, prodotto di un sistema nel quale liberalismo economico e liberazione sessuale sono talmente sbandierati e oppressivi che chiunque osi, come fa l’autore, rappresentarli in tutta la loro cruda e grottesca realtà, è immediatamente tacciato di essere un reazionario o, peggio, uno spirito antimoderno. Chiunque nel nostro tempo non partecipi con entusiasmo al festino del presente diventa ipso facto un collaborazionista delle forze del passato, ovvero un individuo la cui libertà viene sentita come una provocazione o uno scandalo.
Qual è, infatti, ai nostri giorni lo scandalo più grande? Quello di essere «contro il mondo, contro la vita», come suona il sottotitolo del primo libro di Houellebecq, dedicato all’opera di H. P. Lovecraft, in cui troviamo già il primo postulato della sua teoria del mondo:
Il capitalismo liberale ha allargato la propria presa sulle coscienze; di pari passo sono andati affermandosi il mercantilismo, la pubblicità, il culto bieco e grottesco dell’efficienza economica, l’appetito esclusivo e immorale per le ricchezze materiali. Peggio ancora, il liberalismo è passato dal campo economico al campo sessuale. Tutte le convenzioni sentimentali sono andate in pezzi. La purezza, la castità, la fedeltà, la decenza sono diventate marchi infamanti e ridicoli. Oggigiorno il valore di un essere umano si misura tramite la sua utilità economica e il suo potenziale erotico…
In un mondo in cui «il valore di un essere umano si misura tramite la sua utilità economica e il suo potenziale erotico» il romanzo è ancora possibile? È ancora possibile esplorare gli individui servendosi di armi sofisticate – quali il romanzo ha forgiato lungo la sua storia secolare – di fronte all’uniformizzazione delle loro esistenze? Di fronte alla disarmante semplicità delle loro esistenze?
In un’intervista del 1995, a chi gli chiedeva di enunciare alcuni corollari al suo primo postulato teorico, l’autore francese rispondeva:
Le società animali e umane mettono in atto diversi sistemi di differenziazione gerarchica che possono basarsi sulla nascita (sistema aristocratico), il censo, la bellezza, la forza fisica, l’intelligenza, il talento […] Tutti questi criteri mi sembrano più o meno allo stesso modo degni di disprezzo; li rifiuto. La sola superiorità che riconosco è la bontà. Oggi noi ci muoviamo in un sistema a due dimensioni: l’attrazione erotica e il denaro. Tutto il resto, cioè la felicità e l’infelicità delle persone, discende da questo. Per me non si tratta per nulla di una teoria: noi viviamo effettivamente in una società semplice, che le poche frasi che ho appena pronunciato bastano a descrivere completamente.
È da questo genere di considerazioni che si deve partire per comprendere il ritmo ossessivo delle peripezie sessuali di Michel, la sua storia d’amore con Valérie, le sue relazioni con l’industria del turismo planetario – di cui Valérie e il suo capo Jean-Yves sono esemplari demiurghi –, il suo sguardo da etologo, allo stesso tempo patetico e clinico, che guarda all’uomo occidentale del XXI secolo come a una specie già morta o in via d’estinzione. E per comprendere, inoltre, la tensione, ma anche la deriva, di un romanzo che deve fare i conti come mai è accaduto prima con una semplificazione inaudita dell’individuo. «Particella elementare», essere biologico più che sociale, l’individuo è sempre più incapace di riconoscere quello spazio interumano senza il quale la nostra società cessa di essere tale, e cioè luogo di «singolarità insostituibili», e diventa un sistema di dominio gerarchico – non molto diverso da quello delle api – sottomesso alla sola legge dell’economia. Se non si comprende la labilità di questa frontiera – risultato del nostro sistema perfettamente liberale e perfettamente privo di vie di fuga – si rischia di fraintendere completamente sia il romanzo sia il suo personaggio protagonista.

Michel è immerso fino al collo nel suo presente, nella meccanica brutale delle relazioni umane che è il suo presente. Gli hanno appena ammazzato il padre e lui non trova di meglio che accendere la televisione e dedicarsi alla visione del suo quiz preferito. Il padre, questo «vecchio coglione» gli ha lasciato una montagna di soldi e Michel, i cui sogni mediocri sono identici a quelli di tutti gli abitanti dell’Occidente, non vede l’ora di praticare la sola religione che all’Occidente resta: il turismo. Michel, d’altra parte, non manifesta nessuna particolare inclinazione. Quando si mescola ai suoi simili si sente sempre a disagio. Coltiva, è vero, una grande passione per il sesso. Ma il sesso, in Occidente, regolato come tutto il resto dall’economia, è una lotta senza quartiere tra ricchi e poveri; l’umanità si sta definitivamente sbarazzando della volontà di procreare; non si desiderano eredi; o, se si desiderano, il desiderio deve conformarsi alle ragioni del mercato, alle possibilità tecniche di riproduzione in laboratorio; nessuno, infine, è più in grado di dare piacere con vero abbandono.
Tutto ciò alimenta un genere speciale di turismo: il turismo sessuale di massa.
La differenza tra Michel e gli altri turisti in viaggio in Tailandia (il viaggio organizzato occupa tutta la prima parte del romanzo) è che egli vive questa situazione come acquisita: per lui la logica del mercato coincide con la logica delle situazioni umane, a tal punto che la sola possibilità di sfuggirne (Michel e Valérie vorrebbero verso la fine lasciare tutto e stabilirsi su un’isola) è di avvantaggiarsi economicamente sulla concorrenza (Vantaggio concorrenziale è il titolo della seconda parte). Da qui l’idea conseguente e irreale di Michel che contagia Valérie e Jean-Yves: far entrare apertamente la sessualità all’interno del circolo economico della domanda e dell’offerta, creare una «piattaforma programmatica» del turismo sessuale nel mondo, sfruttando la miseria sessuale di milioni di occidentali e la fame di chi, non ancora entrato nelle fila del mondo libero, non ha che il proprio corpo come merce di scambio.
Il progetto fallirà a causa di un attentato nel quale Valérie perderà la vita e Michel sarà ferito. Quest’ultimo, ancor più estraneo al mondo e alla specie umana, terminerà i suoi giorni a Pattaya Beach (è il titolo della terza e ultima parte), una delle tante «cloache» esotiche del turismo sessuale dove i rifiuti della «nevrosi occidentale» vanno a morire.

Enigma: l’ipertrofia sessuale non è solo un dato delle nostre società occidentali finalmente emancipate da tutti i tabù, è anche la sola possibilità che Michel intravede per intraprendere la ricerca di ciò che sente perduto: la capacità di «offrire il proprio corpo come un oggetto gradevole», di «dare piacere senza pretendere nulla in cambio». È questo che egli ama in Valérie: «Tu sei normale – le dice Michel – non assomigli per nulla agli occidentali».

E l’amore? Che ne è dell’amore in Occidente se ormai non si riesce ad amare una persona se non per la sua capacità di «offrire il proprio corpo come un oggetto gradevole» ?
Verso la fine della vacanza in Tailandia, Michel, dopo una lunga nuotata, si avvicina a Valérie che sta prendendo il sole sulla spiaggia. 

La prima cosa di cui mi resi conto mettendo piede sulla spiaggia fu che Valérie si era tolta il pezzo di sopra. In quel momento era sdraiata sulla pancia, ma si sarebbe voltata, era ineluttabile come un moto planetario […]. Di seni ne avevo visti parecchi, e parecchi ne avevo accarezzati e leccati; eppure, ancora una volta, rimasi sbalordito. Che avesse un seno magnifico l’avevo intuito; ma la realtà era addirittura migliore di come l’avessi immaginata. Non riuscivo a staccare lo sguardo dai capezzoli, dalle areole; lei non poteva non avvertire il mio sguardo – eppure non aprì bocca, per qualche secondo che mi sembrò molto lungo.

Dopo alcuni annunci, Michel si rende conto per la prima volta che si sta innamorando di Valérie. Tuttavia, il suo sguardo non si rivolge al volto della donna, ai suoi occhi. Sono i suoi capezzoli, le sue areole che gli riempiono l’orizzonte. L’amore che Michel prova per Valérie è ancora attrazione nei confronti di una persona unica? Consiste ancora nel desiderio del corpo di cercare nel corpo dell’altro qualcosa che lo trascenda? L’amore di Michel non ha bisogno dell’immaginazione: la «realtà» dei capezzoli di Valérie supera ogni «immaginazione», ogni possibilità di segnare una frontiera tra la sua anima e il suo corpo. Questa frontiera è diventata invisibile.

L’amore per gli uomini e le donne della specie umana del XXI secolo è, nel migliore dei casi, l’idillio di due esseri, discreti e muti, obbedienti alla leggi naturali della sessualità:

S’inginocchiò sul marciapiede, mi sbottonò i pantaloni, prese il mio sesso in bocca. Mi appoggiai alle inferriate del parco: ero pronto a venire. Valérie allontanò la bocca e continuò a masturbarmi con due dita, mentre infilava l’altra mano nei pantaloni per accarezzarmi i coglioni. Chiuse gli occhi; le eiaculai sul viso. In quel momento credetti che stesse per avere una crisi di pianto; ma invece no, si limitò a leccare lo sperma che le colava lungo le guance.
Post scriptum
Octavio Paz, nel suo saggio La duplice fiamma, diceva che l’erotismo, a differenza della sessualità che comprende tutto il regno animale, è solo umano. L’eros è sessualità socializzata e trasfigurata dall’immaginazione, dalla metafora, dalla poesia. Mi domando: può esistere una società umana in cui la sessualità diventa la sola forma di poesia? Può esistere una poesia non erotica? Un pensiero non erotico?
Nelle pieghe della storia d’amore tra Michel e Valérie ci sono segni sufficienti per pensare che una tale società non solo sia possibile, ma sia già qui.

© Massimo Rizzante

..Il romanzo afferma proprio quello che lei dice: per il protagonista i capezzoli hanno sostituito gli occhi. Gli occhi non sono più lo specchio di un’anima. La frontiera è stata varcata. Anzi, Houellebecq riesce, cosa che per me è la sua più grande scoperta esistenziale, a esplorare la “poesia” che c’è in un rapporto “naturale”, la poesia di una semplice e naturale eiaculazione estiva (questa “naturalezza”, poi, non è così facile da trovare, vista l’estenzione della lotta sociale aanche al campo erotico). Il mondo di Paz non è quello di Houellebecq. Ma questo è un altro discorso. e un punto di domanda.
 
Michel, il protagonista del romanzo, vive nel suo mondo: un mondo dove la lotta per il dominio economico e sociale si è estesa anche al sesso. E ‘ in trappola e dentro questa trappola descrive in modo comico e spesso grottesco i comportamenti sessuali dei suoi simili, come lui presi nella trappola. Hai ragione, in questo modo, li critica, li mette a nudo, ma non per questo smette di essere in trappola. Aspira a una “naturalezza”, che trova in Valérie. Una fuga dalla lotta. Questa fuga dalla lotta è insieme un abbandono della società umana e un abbandono definitivo di quell’idea dell’ “amore” che, volenti o nolenti, è stata alla base della nostra cultura occidentale almeno dal ‘200 e ‘300, con le invenzioni e gli sguardi dei provenzali.

 penso che i romanzi di Houellebecq ti possano aiutare nell’esplorazione.
Un caposaldo è “Pornografia” (1960) di Gombrowicz.
Due altri romanzi che mi vengono in mente: “L’animale morente” di Ph. Roth e “La lentezza” di Kundera.
Poi c’è l’immenso Bolaño: i racconti di “Puttane assassine”, ad esempio.

 Massimo Rizzante, commento a margine della discussione sul saggio pubblicato su  Nazione Indiana


© Massimo Rizzante - "su Nazione Indiana" 


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