domenica 23 maggio 2010

E Bolaño giocò al Terzo Reich

Rosaspina Elisabetta, Corriere della sera, 9 marzo 2009


Eredità Appunti, diari, poesie: migliaia di pagine negli archivi dello scrittore cileno scomparso nel 2003
Tre romanzi inediti tra le sue carte. Presto in libreria il primo ispirato ai wargames La letteratura non ha alcun valore se non è accompagnata da qualcosa di più luminoso del mero atto di sopravvivere. Io morirò senza essere mai stato pubblicato

 
A 35 anni suonati si lamentava che sarebbe morto senza aver mai tenuto fra le mani un suo romanzo stampato e rilegato in volume: "Sono sicuro che morirò senza mai essere stato pubblicato" diceva, forse disperato, forse scaramantico. Invece fin d' allora, probabilmente, tramava e sognava come far impazzire i posteri, scervellare i letterati e scatenare la bulimia dei lettori.
C' è riuscito. Continua a riuscirci: Roberto Bolaño, lo scrittore cileno scomparso a 50 anni nel 2003 tornerà presto in libreria con un inedito, Il Terzo Reich, 350 pagine scelte dal suo agente, Andrew Wylie, tra le migliaia che l' autore ha lasciato in eredità nel suo caotico archivio, quasi volesse impegnare ancora a lungo, e con malcelata perfidia, biografi e studiosi della sua complicata opera. Sulla rampa di lancio seguiranno probabilmente altri due romanzi, racconti, diari, frammenti, appunti sparsi: tutto quanto possa essere ragionevolmente organizzato in tomi dagli editori e possa placare la fame dei suoi estimatori, che aspettano le prossime puntate come adolescenti stregati dalla saga di Harry Potter. Per loro diletto, sì; ma anche per aggiungere altri, magari incongruenti, tasselli al puzzle della personalità del romanziere, troppo a lungo ignorato dall' editoria.
La controversa fama di Bolaño richiama quella del portoghese Pessoa, un mistero intessuto di verità e leggende già nella vaghezza del cognome, in italiano "persona". L' archivio di Bolaño, ancora in parte inesplorato, rispecchia lo stesso labirinto di ossessioni, passioni, genialità e bugie della sua personalità. E ne restituisce i voluti riferimenti personali. La sua debolezza per i wargames, ad esempio. È la stessa che muove Udo Berger, il campione tedesco di giochi di ruolo che intratterrà i lettori nel Terzo Reich, scorazzando per la Costa Brava, tra una girandola di sinistri personaggi dai soprannomi evocativi (il Lupo e l' Agnello) e una sfida mortale con "El Quemado" (l' Ustionato), il pericoloso avversario sfigurato - come s' intuisce dal nome - e immancabilmente enigmatico. Niente a che vedere, nonostante il titolo, con vicende naziste.
Il Terzo Reich - in Italia uscirà quasi certamente da Adelphi, che in autunno pubblicherà una raccolta di saggi [Tra parentesi] - prende il nome dal gioco di ruolo cui il campione tedesco, accompagnato dalla fidanzata, partecipa in Catalogna, facendo lo slalom tra sequestri di persona e pedinamenti. La trama, secondo gli esperti, è tecnicamente attribuibile, senza dubbi, all' autore cileno, ma i due agenti che hanno preceduto Wylie pare non ne avessero mai avuto notizia prima. Ancora dattiloscritto, il romanzo è comunque compiuto, secondo l' attuale agente letterario. Lo dimostrerebbe il fatto che Bolaño ne aveva già trasferito una sessantina di pagine al computer.
Ciò lascia supporre anche che l' autore delle 1.100 pagine di 2666 (pubblicato altrettanto postumo e eletto romanzo dell' anno 2008 da "Time") abbia iniziato a lavorarci prima del 1995, quando si convertì all' elettronica. E che la bozza sia antecedente a uno dei suoi primi successi, Los Detectives salvajes, a cui mise penna nel 1996: per il "Washington Post", tra i migliori libri usciti negli Usa l' anno passato.
A quasi sei anni da quel 14 luglio in cui Bolaño morì, non di eroina come avrebbe voluto far credere, ma di una malattia al fegato, proprio come Pessoa, lo scrittore costringe tuttora i suoi critici a un surreale rimpiattino. Dietro di sé ha lasciato tracce che sembrano accuratamente studiate per depistare chi si era illuso di conoscerlo o almeno di averlo in parte capito. Indizi che in ogni caso riusciranno ancora a incuriosire, attirando i suoi lettori in un inseguimento senza speranza della soluzione del mistero.
Il "codice Bolaño" merita enigmisti all' altezza della sua genialità che cercheranno tra i fogli, i quadernetti e i libricini accumulati negli anni dell' oscurità il bandolo della matassa di un trionfo ormai inesauribile e di una personalità quasi indecifrabile. Sarà più facile, per i ricercatori, trovare gli embrioni di personaggi fantastici, come lo scrittore tedesco Benno Von Archimboldi, partorito dalla mente di Bolaño oltre vent' anni fa, o il suo appassionato specialista, il letterato Amalfitano. E spiegazioni alle loro gesta. Sembra che le carte riemerse, con abbozzi e rifacimenti del romanzo, svelino perché Amalfitano avesse abbandonato Barcellona per finire a Santa Teresa, in Messico, "un' oasi di orrore in mezzo a un deserto di noia". Non sarà l' unica sorpresa, stando alle promesse dell' avveduto agente: gli amanti di Bolaño ritroveranno anche il poeta fondatore del Movimento Infrarealista, con nuovi versi d' avanguardia. Quel (poco) che non sarà pubblicato del suo archivio finirà, a inventario terminato, in qualche università. A disposizione di studenti, professori e investigatori un po' malati, come lui, di giochi di guerra, di ruolo e di specchi. In autunno una raccolta di saggi.
Nato a Santiago del Cile il 28 aprile 1953, Roberto Bolaño è morto a Barcellona il 14 luglio 2003. Tra le sue opere pubblicate in Italia da Sellerio e, ora, da Adelphi: 2666, Anversa, Il gaucho insostenibile, Monsieur Pain. Adelphi in autunno pubblicherà anche una raccolta di saggi, Tra parentesi, sull' opera, tra gli altri, di Philip Dick e Borges.


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