lunedì 20 settembre 2010

Bolaño svela l' anima più intima «Caro, goditi gli amici e i libri»

  coppola alessandra

11 settembre 2010

Narrativa, famiglia, letture: il carteggio inedito con Andrés Neuman Rapporti Il maestro e l' allievo: un' amicizia nata dopo la recensione del primo romanzo di Neuman, «Bariloche», e una telefonata

Prima che il giovane Andrés Neuman potesse vederlo coi propri occhi, Roberto Bolaño già gli aveva confessato, in un' email datata 11 luglio 2000 e spedita dal pc del figlio Lautaro, di lavorare «in una grotta infetta a pochi metri da casa», su un computer «tanto vecchio che non accetterebbe in nessun modo di essere collegato a un modem, senza considerare che nello studio non c' è linea telefonica e manca pure l' aria condizionata, il riscaldamento, il frigorifero...».


Quello che ti aspetti da Bolaño, il fegato già corroso dalla malattia, la voce roca e placida «a metà tra un cowboy e un maestro zen», come la ricorda Andrés, l' aura maledetta del rivoluzionario o del fuggiasco. Quello che non t'aspetti il giovane autore andaluso nato in Argentina destinatario dell' email, ammiratore-discepolo del celebre e di lì a poco venerato scrittore cileno trasferitosi a Barcellona, l' avrebbe visto dall' altra parte della strada. In un appartamento pulito e profumato, i libri della biblioteca diligentemente ordinati per casa editrice, come in un salotto della buona borghesia catalana. Il giorno e la notte di Bolaño. Di qui lo studio oscuro, maleodorante e umido, «il luogo in cui manteneva la condizione in cui aveva cominciato a scrivere», nel racconto di Andrés. Di lì la vita familiare, il lato solare, la compagna Carolina, il figlio Lautaro e poi la nascita di Alexandra. La pazienza, la generosità e la tenerezza quasi paterna davanti alla giovane promessa della letteratura di lingua spagnola, quell' Andrés Neuman che senza conoscere aveva già benedetto: c' è
«nelle sue pagine qualcosa che è dato incontrare solo nell' alta letteratura, quella che osa addentrarsi nell' oscurità con gli occhi aperti, e li tiene aperti, accada quel che accada (...). Quando incontro questi giovani scrittori mi viene voglia di piangere. Ignoro il futuro che li aspetta. Non so se un autista ubriaco li tirerà sotto una notte o se all' improvviso smetteranno di scrivere. Se nulla di questo accadrà, la letteratura del XXI secolo apparterrà a Neuman e pochi altri suoi fratelli di sangue».
È lo slancio gratuito, la recensione in una rivista dopo aver letto il primo romanzo di Andrés - Bariloche - come giurato al Premio Herralde nel ' 99, a spingere il ragazzo a chiamarlo. Dall' altra parte della cornetta Bolaño gli risponde come se lo stesse aspettando: «Ah, Neuman, sei tu?». È l' estate del 2000. Il primo scambio di un dialogo che sarebbe durato tre anni, fino alla morte di Bolaño, nel 2003, segnato da lunghe telefonate e lettere via posta elettronica, che Andrés ora per la prima volta con il «Corriere» in alcuni passaggi ha accettato di rendere pubbliche. 6 settembre 2000, ore 3.34 del pomeriggio:
«Purtroppo ogni giorno leggo meno. Ma felicemente ogni giorno rileggo di più. La mia vecchiaia e la sua circostanza, come direbbe l' ineffabile Ortega. Ho completato giorni fa Tormenta di merda (sarà pubblicato come Notturno cileno, ndr), che forse alla fine si intitolerà Blasone. (...) Il settanta per cento dei miei amici mi ha chiesto così. Ti ricordi quello che disse Borges a Bioy prima che pubblicasse Diario della guerra al maiale? "Per tutta la vita nella copertina del libro apparirà la testa di un porco". Sono cose che fanno pensare...».
Andrés azzarda suggerimenti. Bolaño replica a mezzanotte del 9 settembre.
«Le tue opinioni sui miei titoli sono riuscite, sembrava impossibile, a confondermi ancora di più. Hai ragione: Blasone suona Valle-Inclán. Ma Tormenta di merda mi condanna per la vita a copertine orribili. Che fare?, si chiedeva Lenin nella sua casetta sul lago di Ginevra. Spaventosa domanda. Io gli avrei detto di leggere Stevenson. (...) Lenin lesse London. In questa scelta ci abbiamo perso tutti. Tempo fa sono stato a Ginevra e da lì siamo andati in barca a Losanna, mia moglie, mio figlio e io, e dalla barca si vede la casa di Lenin. Che triste è la storia generale, per non dire di quella privata (...). Ma tu non avresti dovuto stare in spiaggia a leggere Nerval? Un forte abbraccio. Robert Ballyear
(un gioco dalla traduzione in inglese del nome e del cognome, ndr)" Bolaño chiede e si confronta col giovane collega, ma se serve dà consigli. 8 novembre:
«Carissimo Neuman, non ti preoccupare più dello strettamente necessario. Hai pubblicato il tuo libro. Ti hanno pagato. Sono uscite recensioni. Il libro si venderà o non si venderà. Questo è già qualcosa che non ti riguarda. Pensa a Nerval, godi dell' amore dei tuoi genitori, della compagnia dei tuoi amici e dei libri in cui tutto è scritto. Completa una maledetta volta il romanzo (Sai quanto ci metteva Mozart a comporre un' opera?). Arriverà il giorno in cui tutta la pubblicità che si farà sulla tua letteratura ti soffocherà o quanto meno ti annoierà solennemente. È una profezia». 
Dà, a modo suo, suggerimenti balneari:
«Quando avevo la tua età (e giuro che non mi sento né nostalgico né paternalista), mi portavo in spiaggia Pound. Lo faccio ancora, anche se meno, a causa di mio figlio di dieci anni, al quale piace immergersi. È impossibile leggere il signor Ezra mentre stai attento che tuo figlio riappaia in superficie... Hai letto Wilcock? In caso di risposta negativa portati in spiaggia La sinagoga degli iconoclasti». 
A dicembre è Bolaño a esprimersi sulle scelte editoriali di Andrés, accennando a un viaggio in Italia:
«Mi prendi giusto prima di salire su un treno per Milano. Tutti i titoli sono buoni», ma «in questo non sono propriamente quel che si dice un' autorità, ricorda che il mio primo libro di poesia si chiama Reinventare l' amore, il che da qualunque parte lo si guardi risulta abbastanza cafone... Tu lavora e sicuro che il nome che sceglierai sarà ben scelto. Pregherò per la salvezza della tua anima in Vaticano...».
Se deve esprimere critiche, sono sempre ironiche e leggere:
«I ringraziamenti sembrano l' elenco del telefono o l' isola cimitero di Venezia dove i defunti sono classificati non solo per confessione ma anche per età e incarichi». Alla fine, è un uomo tenero e indulgente: «Benedetta gioventù. L' abbraccio di sempre. Bolaño».
 Le lettere Un postino sta leggendo Caro Neuman. La vita è strana: proprio questo pomeriggio stavo pensando a te e poco dopo ricevo la tua lettera. Non ho saputo nulla del tuo libro di poesia. Probabilmente un postino lo sta leggendo adesso, sul ciglio di un abisso, la testa appoggiata alla cartella di cuoio, sotto un cielo senza nuvole... 12 febbraio 2001, ore 3.41 del mattino La bimba sembra Swift Caro Neuman, era ora: è nata Alexandra e qui siamo tutti molto felici. Quando la bambina si arrabbia e piange sembra l' immagine viva di Jonathan Swift a cinquant' anni, o più. Quando dorme, in compenso, assomiglia in parti uguali a un topolino e a Virginia Woolf. Ricevi un forte abbraccio. Bolaño. 24 marzo 2001, 11.59 di sera

corriere della sera  11 settembre 2010
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