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ottobre 2010Roberto Bolaño el último maldito
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Roberto Bolaño e altre letture
“Sento l’orgoglio del vampiro. Per esempio, per anni ho agito in letteratura come un perfetto parassita. In seguito ho cominciato a liberarmi di quell’attrazione per il sangue delle opere altrui e addirittura, con la collaborazione di queste, ad appropriarmi di un’opera inconfondibilmente mia: discreta, di culto, mezza segreta, forse eccentrica, ma che mi appartiene ed è ormai ben lontana dall’omologato esercito dell’identico.”
“Sono il gioco irresponsabile di un timido che non ebbe il coraggio di scrivere racconti e che si divertì a falsificare (talvolta senza alcuna giustificazione estetica) storie altrui”.E Vila-Matas, appoggiandosi al Maestro (“mi sono sentito ancora più in pace nel constatare, per esempio, che Borges era stato un caso assai creativo e astuto di parassitismo letterario”), e a Walter Benjamin ( “diceva che nel nostro tempo l’unica opera realmente dotata di senso – anche di un senso critico – dovrebbe essere un collage di citazioni, frammenti, echi di altre opere” ), dopo averci confessato di essere stato un parassita e di averne sofferto, finisce per rivendicare la legittimità e la produttività del procedimento.
«A volte si ha la convinzione, giustissima per alcuni, che noi lettori ci avviciniamo ai libri solo per passare il tempo o divertirci, ma io mi avvicino ai libri con il desiderio di pensare insieme ad altri. I libri che mi hanno commosso, che hanno segnato la mia vita, sono quelli che mi fanno pensare, nel senso più ampio del termine (...), pensare nel senso di perdersi; pensare nel senso di camminare per una stanza fino a trovare la finestra o a creare una porta».
“Nel plotone mi chiamavano Robocop. Ho fatto parte del battaglione Acahuapa, delle truppe di assalto, ma quando la guerra è finita, mi hanno smobilitato. E sono rimasto senza niente: i miei unici averi erano due fucili AK-47, un M-16, una dozzina di caricatori, 8 granate a frammentazione, la mia pistola nove millimetri e, d’indennizzo, un assegno equivalente a tre mesi di salario.”
“Castellanos Moya è un malinconico e scrive come se vivesse nel cratere di qualcuno dei tanti vulcani del suo paese. Questa frase sa di realismo magico. Eppure non c’è niente di magico nei suoi libri, salvo forse la sua forza stilistica”.
“La verità, la triste o gioiosa verità, è che mi piacciono sempre meno i romanzi, la narrativa come si pratica di questi tempi. Quello che sto scrivendo adesso (se un giorno o l’altro lo finirò) sarà qualcosa come un anti-romanzo.”
Uno Uno Uno uno o due non servono a niente perche' lo voglio tutto E un sorso Un sorso Un sorso o una cucchiata non servono No, lo voglio tutto E spero Spero Spero che tu sappia cosa sto pensando ora Voglio tutto il tuo amore Ho bisogno di tutto il tuo amore Lei disse " se l'amore Se l'amore e' una tazza di veleno allora bevila tutta Perche' un sorso Un sorso o una cucchiaiata a nulla servono non ti servono a niente se non a incasinarti ancora di piu' " E io spero Io spero Io spero che tu sappia cosa cio' significa ora ti daro' tutto, ogni cosa ora ti daro' tutto, ogni cosa | One One One One or two won't do Cos I want it all And a sip A sip A sip or a spoonful won't do No, I want it all And I hope I hope Hope you know what I'm thinking of I want all of your love I need all of your love She said "If love If Love Is a posion cup Then drink it up" "Cos a sip A sip Or a spoonful won't do Won't do nothing for you Except mess you up" And I hope I hope Hope you know what this means I'm gonna give you everything I'm gonna give you everything |
Nerina Garofalo ha 45 anni e vive a Roma.
Per lavoro, ma anche per passione, si occupa di narrazione nelle organizzazioni, nuove tecnologie e sostenibilità (direi alla Kundera). Nel 2004 nasce maiko_dirtyinbirdland, la metà poetica di Nerina.Il suo regno di parole è http://dirtyinbirdland.splinder.com/
È la prima volta che il massimo riconoscimento letterario va a uno scrittore del Perù: «per la cartografia delle strutture del potere e le immagini taglienti della resistenza, rivolta, sconfitta degli individui», che ha saputo disegnare. Questa la motivazione dell'accademia di Stoccolma. Nel 1990 Vargas Llosa fu in lizza per le presidenziali, poi vinte da Fujimori. La delusione lo spinse a assumere la cittadinanza spagnola. Il suo esordio è legato a racconti datati 1959, ma la fama arrivò con il romanzo La città e i cani, bruciato pubblicamente in piazza a Lima”Bolaño non fu in alcun modo ( salvo in alcune intemperanze dell’ultima ora) un detrattore del boom, quanto precisamente il suo continuatore più disciplinato: il suo lavoro non solo è inimmaginabile senza una lettura sottobraccio di Borges, ma neanche senza la trasparenza colloquiale della prosa di Cortàzar, o senza le astuzie narrative e le architetture romanzesche di Vargas Llosa, senza dubbio il romanziere in vita, in lingua spagnola, più ammirato da Bolaño, e uno di quelli che assimilò con più attenzione”Javier cercas - print the legend
"La letteratura di Mario Bellatin condiziona la lingua, la fa balbettare e la spinge al silenzio; scommette tutto sul nonsense, e questa diversità è sufficiente per rendere conto dell'universo, dei suoi terrori e glorieGabriel Ríos
Ciò che voglio conseguire è che si riconosca l'autore, lo stesso autore dietro tutti i libri, indipendentemente dal fatto che i tem isiano distinti, delle differenti situazioni, temi, e obiettivi di ogni libro. Che si senta che c'e' la stessa struttura che li sostiene.
Mario Bellatin