venerdì 26 novembre 2010

Quando rubavamo il lavoro

Carlo lucarelli - 

Quando rubavamo il lavoro


C’è un bel libro di Gerard Noiriel edito da Tropea («Il Massacro degli italiani», sottotitolo: «Aigues-Mortes 1893, quando il lavoro lo rubavamo noi») che parla di un episodio quasi dimenticato, una strage feroce che ebbe come vittime un numero imprecisato di italiani.
Nella Francia di fine ottocento scoppia una rissa tra lavoratori francesi e stagionali italiani nelle saline di Aigues-Mortes. Cattivi rapporti internazionali, nazionalismo esasperato fino al razzismo, condizioni di lavoro degradanti per tutti, ignoranza e violenza fanno scoppiare un vero e proprio pogrom che si traduce in un eccidio e nella caccia all’italiano, visto come il nemico, un essere alieno sporco e criminale, ladro e assassino, da cacciare con la forza. E con l’impunità offerta dalla legge e dalla politica, dal momento che per l’omicidio di almeno otto italiani accertati - ma chissà quanti altri tra i dispersi - non venne condannato nessuno. Gli stranieri così indigesti da poter essere uccisi a badilate e colpi di fucile in quel caso erano operai stagionali emigrati dalle montagne del Piemonte e della Toscana, italiani poveri che andavano a cercare il pane in un altro paese, come tante volte è successo.
È interessante studiare il massacro di Aigues-Mortes. Non è improprio trovarci affinità con altri episodi più recenti, con diverse modalità e diversi attori, come i fatti di Castel Volturno e di Rosarno. Quello che si comprende è che non importa l’etnia o la nazionalità dei protagonisti, e neppure se ci scappa o no il morto: i meccanismi sono sempre gli stessi, allora come adesso. Sfruttamento, degrado, povertà, ignoranza, intolleranza e violenza. Anche quando dall’altra parte, tra quelli che dovevano scappare sulla punta dei forconi, c’eravamo noi, noi italiani.

L'unita   - - - -
© Carlo Lucarelli 

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