Dario Voltolini
22 gennaio 2011
Il trauma della memoria Un romanzo
postumo nel buco nero della guerra
postumo nel buco nero della guerra
Il Terzo Reich è stato terminato da Bolaño nel 1989. Scritto su quaderni, e successivamente ribattuto a macchina, fu trasferito parzialmente dall’autore sucomputer.Occupato dalla stesura del suo capolavoro 2666 e consapevole di avere molto probabilmente le ore contate (come poi purtroppo è stato), Bolaño non portòa termine la trascrizione del libro su computer e quindi, forse,nemmeno la sua definitiva revisione.
Non è certo un romanzo che formalmente risenta di questamancata revisione, anzi, è scritto con la limpidezza e la stupefacente maestria che sonola cifra stilisticadiquesto autore. Certo è un testo enigmatico e non va escluso che alcune chiavi di interpretazione siano rimaste per così dire nel la penna (nella tastiera) del grande cileno.
Siamo in un paese di mare della Costa Brava, dove il narratore, un tedesco di nome Udo Berger campione di wargames, in particolare del wargame chiamato «Il Terzo Reich», ritorna per una vacanza dopo dieci anni. Con lui la fidanzata, la bellissima Ingeborg. Dieci anni prima Udo era un ragazzino, ci veniva conla famiglia.Ora èungiovane uomo che si sente nel pieno della forza vitale edella soddisfazione di vivere.
La coppia fa presto amicizia con un'altra coppia tedesca e condue tipi locali chiamati Il Lupo e L’Agnello. Udo in verità è lì per studiare una variante del gioco Terzo Reich e per scrivere un articolo per una rivista specializzata.Non ama molto la vita da spiaggia, né socializzare con le nuove conoscenze. Tuttavia a poco a poco ogni relazione con gli altri attori della vicenda (centrali, come l'affascinante padronadell’hotel, o marginali che siano, come la cameriera) lo conduce a una progressiva destabilizzazione psichica ed emotiva e, potremmo dire, come spesso in Bolaño, metafisica.
Una figura in particolare viene a essere centrale nell’esperienza di Udo, un uomo muscoloso orrendamente ustionato, chiamato Il Bruciato, che vive sulla spiaggia affittando pattìni.
Il Bruciato diventa centrale perché comincia con Udo una partita decisiva a «Terzo Reich ».
Il romanzo è il diario di quei giorni scritto da Udo stesso.
Ora, il senso diminaccia e di pericolo che cresce di pagina in pagina è solo parzialmente giustificato dai fatti che il narratore racconta, e nemmeno le sottili fluttuazioni psicologiche dei personaggi, né le loro metamorfosi relazionali, riempiono l'enorme, magnetico vuoto che Bolaño allestisce. Una scena in particolare può fungere da esempio di questa sua capacità: Udo, chiamato a riconoscere unasalma ripescata dopo giorni in mare, come narratore arriva fino al puntocruciale e poi glissa e non descrive ciò che vede. Lo farà in seguito, indirettamente, riguadagnata una certa distanza. Qui Udo non è credibile come narratore, si tratta proprio di Bolaño, della sua capacità, anche altrove riscontrabile e forse alla base di tutto 2666, di arrivare fino all'orlo dell’abisso, fino a un millimetro oltre l’orlo dell’abisso e poi di riprendere da un'altra parte, scivolando verso altri abissi.
Chiaro qui è il trauma della Seconda Guerra Mondiale, trauma storico e anche mentale, visto che l'incessante tentativo dei giocatori di wargames è quello di rigiocare simbolicamente le grandi vicende storiche conducendole a esiti diversi da quelli reali, e anche trauma della memoria, che coinvolge tutta la narrazione, poiché nulla veniamo a sapere del passato che conduce il Bruciato a giocare con Udo, né perché porti su di sé quelle ferite. Tutto scorre come se qualcuno sapesse le cose che a noi sono celate,ma nessuno le sapesse tutte. E chi sa qualcosa invece di dire allude, sorride, fa l'occhiolino, fa smorfie, fa ipotesi che poi svaniscono.
La Seconda Guerra Mondiale qui funge da buco nero che organizza la narrazione e in questo il romanzo prefigura 2666, dove al posto di un buco nero dellanostra storia edellanostra memoria ci sarà il buco nero agghiacciante e attuale, nostro contemporaneo, della città di Santa Teresa.
Non è certo un romanzo che formalmente risenta di questamancata revisione, anzi, è scritto con la limpidezza e la stupefacente maestria che sonola cifra stilisticadiquesto autore. Certo è un testo enigmatico e non va escluso che alcune chiavi di interpretazione siano rimaste per così dire nel la penna (nella tastiera) del grande cileno.
Siamo in un paese di mare della Costa Brava, dove il narratore, un tedesco di nome Udo Berger campione di wargames, in particolare del wargame chiamato «Il Terzo Reich», ritorna per una vacanza dopo dieci anni. Con lui la fidanzata, la bellissima Ingeborg. Dieci anni prima Udo era un ragazzino, ci veniva conla famiglia.Ora èungiovane uomo che si sente nel pieno della forza vitale edella soddisfazione di vivere.
La coppia fa presto amicizia con un'altra coppia tedesca e condue tipi locali chiamati Il Lupo e L’Agnello. Udo in verità è lì per studiare una variante del gioco Terzo Reich e per scrivere un articolo per una rivista specializzata.Non ama molto la vita da spiaggia, né socializzare con le nuove conoscenze. Tuttavia a poco a poco ogni relazione con gli altri attori della vicenda (centrali, come l'affascinante padronadell’hotel, o marginali che siano, come la cameriera) lo conduce a una progressiva destabilizzazione psichica ed emotiva e, potremmo dire, come spesso in Bolaño, metafisica.
Una figura in particolare viene a essere centrale nell’esperienza di Udo, un uomo muscoloso orrendamente ustionato, chiamato Il Bruciato, che vive sulla spiaggia affittando pattìni.
Il Bruciato diventa centrale perché comincia con Udo una partita decisiva a «Terzo Reich ».
Il romanzo è il diario di quei giorni scritto da Udo stesso.
Ora, il senso diminaccia e di pericolo che cresce di pagina in pagina è solo parzialmente giustificato dai fatti che il narratore racconta, e nemmeno le sottili fluttuazioni psicologiche dei personaggi, né le loro metamorfosi relazionali, riempiono l'enorme, magnetico vuoto che Bolaño allestisce. Una scena in particolare può fungere da esempio di questa sua capacità: Udo, chiamato a riconoscere unasalma ripescata dopo giorni in mare, come narratore arriva fino al puntocruciale e poi glissa e non descrive ciò che vede. Lo farà in seguito, indirettamente, riguadagnata una certa distanza. Qui Udo non è credibile come narratore, si tratta proprio di Bolaño, della sua capacità, anche altrove riscontrabile e forse alla base di tutto 2666, di arrivare fino all'orlo dell’abisso, fino a un millimetro oltre l’orlo dell’abisso e poi di riprendere da un'altra parte, scivolando verso altri abissi.
Chiaro qui è il trauma della Seconda Guerra Mondiale, trauma storico e anche mentale, visto che l'incessante tentativo dei giocatori di wargames è quello di rigiocare simbolicamente le grandi vicende storiche conducendole a esiti diversi da quelli reali, e anche trauma della memoria, che coinvolge tutta la narrazione, poiché nulla veniamo a sapere del passato che conduce il Bruciato a giocare con Udo, né perché porti su di sé quelle ferite. Tutto scorre come se qualcuno sapesse le cose che a noi sono celate,ma nessuno le sapesse tutte. E chi sa qualcosa invece di dire allude, sorride, fa l'occhiolino, fa smorfie, fa ipotesi che poi svaniscono.
La Seconda Guerra Mondiale qui funge da buco nero che organizza la narrazione e in questo il romanzo prefigura 2666, dove al posto di un buco nero dellanostra storia edellanostra memoria ci sarà il buco nero agghiacciante e attuale, nostro contemporaneo, della città di Santa Teresa.
tuttolibri 22 gennaio 2011
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