giovedì 8 luglio 2010

Attenti a quel libro - Amuleto

  Tiziano Gianotti -  Dweb - 3 luglio 2010

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"Questa sarà una storia del terrore. Sarà una storia poliziesca, un noir, un racconto dell'orrore. Ma non sembrerà. Non sembrerà perché sono io quella che la racconta. Sono io a parlare, e quindi non sembrerà. Ma in fondo è la storia di un crimine atroce".
Un incipit da mettere in un'ideale antologia del genere - sì, l'incipit è un genere. La voce è quella di Auxilio Lacouture, già figurante in I detective selvaggi: "la voce esaltata di un'uruguaiana con una vocazione da greca", La definisce Roberto Bolaño nel breve autoritratto in apertura alla raccolta di scritti Tra parentesi. Auxilio è imprigionata per sempre nella toilette per donne della facoltà di lettere e filosofia di Città del Messico, unica persona rimasta dopo l'irruzione dell'esercito nel campus, il 18 settembre 1968. C'è rimasta dodici giorni, in compagnia di un libro di poesie di Pedro Garfias e dei propri ricordi. Il fatto è che i ricordi di Auxilio sono al passato e al futuro, in una sorta di loop che dilata la portata romanzesca e offre a Bolaño lo spazio per invenzioni del bizzarro e del deforme - in romantico dada, là dove impera il barocco.


Vede León Felipe e Pedro Garfias, morti, due "spagnoli universali", i poeti che l'hanno accolta e che lei ha accudito come una sorella minore, senza allungare loro le sue poesie. Vede un rospo d'argento, "un rospo la cui pelle sembrava aver assorbito tutta la follia della luna messicana", il lato oscuro della luna e l'allucinata illuminazione del male. Vede i giovani poeti delle notti di Città del Messico, "quei piccoli macho afflitti" di cui leggeva le poesie e le "ansimanti traduzioni", opere che sono "pezzi di specchio rotto" dove si rimira una gioventù priva di tutto meno che di cuore. È il primo punto: Amuleto è un'ode alla bella gioventù del Messico, i poeti, che poi non sono sempre messicani, come il cileno Arturo Belano, l'alter ego dell'autore, il preferito di Auxilio, trasfigurata Madre della Poesia Messicana. Nessuno come Bolaño sa dare figura in parole all'orrore del silenzio dopo il terrore, il silenzio che è l'arma più potente del potere che scrive la storia, e la infligge a chi verrà dopo, quel silenzio dentro cui si muovono giovani e ombre, che non hanno altro che l'utopia della parola - "una parola, d'altra parte, abbastanza miserabile", aggiunge Bolaño. E questo è il secondo punto: Amuleto, scritto subito dopo Detective selvaggi salvandone una voce, è un esercizio salvifico, come tutta l'opera di Roberto Bolaño. Ci mostra senza infingimenti, con grazia disperata e lo strazio del sopravvissuto, quel che si può fare oggi con la "abbastanza miserabile" parola. Si possono scrivere opere che sono per sempre, si può dare sollievo al cuore, si può scoprire con lui che c'è bellezza, in quella miseria. Non lo ringrazieremo mai abbastanza. - Roberto Bolaño, Amuleto, Adelphi euro 15

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