lunedì 19 luglio 2010

Bolaño. Camaleontico ovvero umorale - Amuleto

Graziella Pulci - 17 luglio 2010  

Alias del manifesto  

Bolaño. Camaleontico ovvero umorale

 Una prosa dell'abbondanza e dello spreco, quella di Roberto Bolaño, cileno, morto in  Spagna nel 2003 all'età di 50 anni.  Entrare nelle sue storie è facile anche perché la scrittura mantiene una costante venatura di oralità che esibisce i tratti della noncuranza più svagata. Come avviene anche nel caso di Amuleto (trad. di llide Carmignani, Adelphi, "Fabula", pp. 141, € 15,00), sembra che il narratore o la narratrice siano impegnati nell'unica attività loro congeniale, quella di parlare, a vanvera, a capriccio, senza meta e senza un preciso disegno; e anche ci fosse stato un disegno stabilito, non più che per puro gioco al principio del tempo, quel disegno sarebbe stato stabilito proprio con il sottaciuto proposito di irriderlo o quantomeno di ignorarne il senso più profondo.



Si legga Bolaño nelle diverse ore del giorno, in giornate di caldo equatoriale o di rigore artico, e si vedrà di quale autentico camaleontismo possano essere capaci la sua sintassi e le sue figure. Quanto si dispongano ogni volta secondo un ordine inedito e come la sua voce sia capace di acquistare o perdere sonorità in relazione all'umore del lettore, alla temperatura esterna, al vento della storia, quella con la esse maiuscola. Un lettore allegro e pronto a lasciarsi incantare si diverte immensamente a seguire il filo di un prosa fluviale, erratica, a tratti furiosamente policroma; un lettore d'indole cupa si sente afferrato da un ambiente melmoso, dove l'aria si fa via via poco respirabile e densa in un modo insopportabile; chi abbia patito o patisca la limitazione della libertà o l'oppressione tirannica di un potere pervasivo, coglie in pieno le risonanze sinistre del tessuto connettivo in cui le vicende si fanno strada. Alla prova della rilettura il testo è capacissimo di sperimentare nuovi silenzi e di avanzare ardito verso configurazioni impreviste, mentre gli elementi costitutivi del plot mimano un'ampia serie di simulazioni e dissimulazioni che sconcertano e mutano ogni volta radicalmente l'assetto della partita.

Tutto è metamorfico in Bolaño, a cominciare dalla figura del narratore, che viene presentato sempre per negazione, per sottrazione, approssimativo per quel che riguarda sessualità, ruolo sociale, localizzazione geografica. Amuleto è del '99 e nasce da una costola de I detective selvaggi. dove la storia di Auxilio era enunciata e conclusa nel giro di poche pagine. Chi è Auxilio Lacouture? Le sue autodefinizioni sono inattendibili se non risibili: poetessa, protettrice di giovani poeti, lettrice imperterrita, perdigiorno senza speranza di riscatto. Più verosimilmente, un segnacolo, un puro nome in cui sboccano le voci molteplici degli infrarealisti. In Auxilio prende corpo il desiderio di indefinito che animava Bolaño e la donna si presenta come l'incarnazione letteraria del mito di salvezza che fa capo a Sherazade e che anticipa tanti personaggi almodovariani. Infatti se è viva e può parlare è perché nel '68, quando l'università di Città del Messico, occupata dagli studenti in rivolta, fu violata dai reparti antìsommossa, lei era chiusa in bagno, concentratissima a leggere  Pedro Garfias, e quando infine si accorge dell'azione militare messa in atto, vede professori e studenti malmenati e condotti in carcere, sicché torna a chiudersi in bagno e con gesto maniacale si ritira nella lettura fino a quando tutto è finito. Sulle piastrelle di ceramica di quel bagno della Facoltà di Lettere e Filosofia va ad affacciarsi la luna, che con lo scorrere delle ore e dei giorni oscilla e traccia un percorso sulle mattonelle, mentre la ragazza resta avvinghiata al suo libro e al suo terrore, da cui uscirà con il destino della profezia. Un trionfo di reticenza sull'esperienza del carcere, patita dall'autore nel Cile di Pinochet. L'apparizione della luna ha i tratti dell'epifania, sia pure del tutto desacralizzata: in quella sorta di cella, nel luogo più infimo della facoltà dove si studiano la Poesia e la Filosofia, Bolaño costringe Auxilio a una catabasi da cui la ragazza si rialza trasformata in una creatura nuova, che ha superato la morte. Come se il libro e la poesia fossero un talismano che permette di varcare la soglia dell'atrocità e sopportarne la memoria. Non perché la lettura e la letteratura debbano o possano astrarre dal presente e dalle sue ombre, quanto perché la pratica della parola scritta costituisce di fatto un esercizio di libertà e d'immaginazione, come dimostra anche l'episodio del gracile poeta che affronta vittoriosamente un boss della malavita.

Avverso a gran parte della letteratura ufficiale del suo paese, in primis Octavio Paz e Isabel Allende, Bolaño impedisce con ogni mezzo al lettore di cadere nella tentazione più frequente della letteratura fantastica, la tentazione di evadere in cerca di luoghi alieni, nei quali della battaglia che viene combattuta nel mondo non resti che un innocuo riflesso miniaturizzato. Con Bolaño, che non dimentica mai di essere sudamericano, si entra in un mondo dai tratti incerti senza perdere mai la consapevolezza della sua effettualità. Disorienta il lettore il fatto che le sue storie abbiano radici remote e gettino semi destinati al futuro, donde quella forma di allucinazione e di protratta sospensione che tiene d'assedio il set della scena e sfocia in una narrazione tutta orizzontale, priva di centro e di limiti visibili. Incombe su Amuleto un presentimento talora agghiacciante, il più delle volte bizzarro, quale potrebbe essere avvertito da un hidalgo allampanato che abbandni la sua dimora e si renda materia adoperabile per un racconto.  Quel che resta di queste storie è soprattutto l'impronta di ciò che non è accaduto, quello che il narratore ha solo sfiorato con le sue chiacchiere e accarezzato con arimentose metafore e similitudini. Quello che non è verbalmente accaduto, l'infinitamente immaginabile, resta materia intatta per ulteriori evocazioni.

Gli antropologi e gli storici dell religioni sanno che un Navajo dl Nuovo Messico può indicare quale  segno certo della propria povertà il fatto di non possedere un canto personale, e che la conoscenza e il racconto di un mito o di un canto possono essere il privilegio di un solo individuo, che in  quel  caso è l'unico legittimato a poterli  pronunciare. Tra questa tradizione e le affabulazioni di Bolaño corre un'intesa sotterranea. Auxilio colei che si definisce la 'madre' dei giovani poeti, il personaggio che investe tutti i suoi lettori con l'entusiastico appellativo di 'amici miei', possiede un ampio canto personale che è il suo forziere, il suo guardaroba, la sua arma segreta; anche se non ha più vestiti, né soldi, né coltello, nella sua testa e sulla sua bocca continuano a germogliare ricordi e profezie, storie del passato e del futuro, dove non c'è modo di distinguere la moneta buona da quella fasulla, perché lei entra ed esce dal suo personaggio, narra secondo il suo particolarissimo punto di vista e subito dopo aggiunge elementi che vanno a smascherare le sue invenzioni e azzerare le sue credenziali. Negli  strani romanzi infrarealisti di Bolaño personaggi e situazioni si intrecciano secondo una concezione del tempo e dello spazio evidentemente palindromi, con eventi che si ripetono e si rovesciano, quasi si tratti di un mondo di natura algebrica, al quale si può accedere dalla porta positiva o da quella negativa. La caduta di Salvador Allende e il regime di Pinochet costituiscono lo sfondo indicibile sul quale si muovono Ernesto, Arturo, il Re dei finocchi e i suoi schiavi, la pittrice catalana, sospesa come gli altri tra il sogno e la realtà, e la stessa Auxilio, capace di raccontare ridendo una storia di puro terrore per allegorie.


© graziella Pulci

note del blog
Octavio Paz è messicano.

E già stato detto che Auxilio Lacouture è un personaggio ispirato a Alcira Soust Scaffo, maestra uruguaiana che conobbe Bolaño nel 1970 in Messico e per un tempo fu ospitata a casa dei genitori delllo scrittore cileno ( v. lettera di Bolaño ). Di lei si parla anche nel libro di  Poniatowska, La noche de Tlatelolco :
«Durante i quindici giorni dell'occupazione della  CU da parte dell'esercito, una ragazza rimase chiusa in un bagno dell'università:Alcira. restò terrorizzata, non potette scappare, o non volle. Appena vide i soldati, la prima cosa che fece fu di chiudersi a chiave. Fu orribile. Uno degli impiegati della pulizia la trovò mezzo morta, buttata nel mosaico del bagno. Quindici giorni dopo! deve essere stato spaventoso vivere in quel modo, ora dopo ora, bevendo solamente acqua dal rubinetto del lavandino. sopravvisse così, tra i lavandini e le toilette - lì dormiva buttata in quel corridoio, nel piano del mosaico - e si affacciava a dare un'occhiata fugace per  vedere i soldati caricati sui carri armati, sbadigliando o sdraiati addormentati nelle jeeps....era talmente terrorizzata che non si mosse mai dal bagno»
Carolina Pérez Cicero, de filosofía y letras de la Unam (Poniatowska, La noche de Tlatelolco, p. 71).

1 commento:

Cletus ha detto...

che bella lettura. Che bello vedere quante persone (e quali) provano amore verso questo autore
Ne ho scritto qualcosa anche io qui: http://bottegadilettura.wordpress.com/2011/03/07/amuleto-di-roberto-bolano/