venerdì 2 luglio 2010

la ridefinizione dell'immagine di Bolaño - Horacio Castellanos Moya

Horacio Castellanos Moya  - Sobre el mito Bolaño - la Nacion 18/10/2009


[estratto]
Sul mito Bolaño

[...] dietro la costruzione del mito Bolaño, non c'è stata solamente un'operazione di marketing, ma anche una ridefinizione dell'immagine della cultura e della letteratura latinoamericana che ora l'establishment culturale statunitense sta vendendo al suo pubblico (...)

Il genio creativo di Bolaño, il fascino della sua biografía , la sua esperienza personale nel golpe di Pinochet, la qualificazione di alcune sue opere come romanzi delle dittature del cono Sud e la sua morte nel 2003 a causa de una carenza epatica a 50 anni di età, hanno contribuito a "produrre la figura dell'autore per l'accoglienza e il consumo negli Stati Uniti, perfino prima che che si propagasse la lettura dei suoi libri" (...)

 

E' certo che Bolaño fu un contestatore; mai un sovversivo, nè un rivoluzionario coinvolto in movimenti politici, nè tantomeno uno scrittore maledetto
Nessun giornalista statunitense ha sottolineato il fatto, avverte Sarah Pollack, che I detective selvaggi e la maggior parte dell'opera di Bolaño "furono scritti quando era un sobrio e tranquillo uomo di famiglia", durante gli ultimi dieci anni della sua vita, e un eccellente padre, aggiungerei, la cui maggiore preoccupazione erano i suoi figli, e che verso la fine della sua vita ebbe un amante, lo fece nello stile piu' conservatore latinoamericano, senza pregiudicare l'integrità della sua famiglia. "Bolaño appare davanti al lettore statunitense, prima ancora che uno apra la prima pagina di un romanzo, come una mescola tra i beats e Arthur Rimbaud, con la sua vita convertita in materia di leggenda" (...) E' certo che Bolaño fu un contestatore; mai un sovversivo, nè un rivoluzionario coinvolto in movimenti politici, nè tantomeno uno scrittore maledetto (coem invece lo fu il suo mentore di quei primi anni, il poeta veracruzano Orlando Guillén, ma questa è un'altra storia che aspetta di essere raccontata), ma un contestatore, cosi' come la parola è definita dalla Real Academia: "che polemizza, si oppone o protesta contro qualcosa di stabilito"

Fu un contestatore contro l'establishment letterario messicano - che fosse rappresentato da Juan Bañuelos o Octavio Paz - agli inizi degli anni '70; con questa stessa mentalità contestataria, e non come militante politico, andò nel Cile di Allende nota (...). 

E rimase contestatore fino al termine della sua vita, quando già la fortuna lo aveva toccato e si scagliava contro le vacche sacre della novellistica latinoamericana, specialmente contro il boom, a quelli che chiamava, in una email che mi mandò nel 2002 " il rancido club privato e pieno di ragnatele presieduto da Vargas Llosa, García Márquez, Fuentes e altri pterodattili" .

E' questo lato contestatario della sua vita ciò che serviva alla perfezione per la costruzione del mito negli Stati Uniti, allo stesso modo che la vita del Che (quella del viaggio in motocicletta e non quella del ministro del regime castrista) è quella che si utilizza per vendere il suo mito nello stesso mercato USA. La nuova immagine del "Latinoamericano" non è tanto nuova, ma richiama le vecchia mitologia del "road-trip" che deriva da kerouac e che ora e' stata riciclata con la faccia di Gael garcia Bernal (che pure interpreta Bolaño in un film che viene a proposito). Con la novità che, per il lettore statunitense, due messaggi complementari, che corrispondono alla sua sensibilità e alle sue aspettative, traspaiono da I detective selvaggi : da un lato il romanzo evoca "l'idealismo giovanile" che porta alla ribellione e all'avventura; però dal'altro lato, può essere letta come "un racconto di avvertimento morale" nel senso che "sta bene essere un ribelle sfacciato a 17 anni, però se uno cresce e non si converte in una persona adulta, seria e posata, le conseguenze possono essere tragiche e patetiche", come nel caso di Arturo Belano e Ulises Lima. Conclude Sarah Pollack: "E' come se Bolaño stesse confermando che el norme culturali degli Stati Uniti promuovono la verità". E io dico: E' stato proprio così nel caso del nostro insigne scrittore, che ha avuto bisogno di trovare una residenza stabile e di poter contare su una solida base familiare per scrivere l'opera che è riuscito a scrivere.

Cio' di cui non è colpevole l'autore è che i lettori statunitensi , con la lettura de I detective selvaggi , vogliano confermare i loro peggiori pregiudizi paternalisti verso Latinoamerica, come la superiorità dell'etica protestante del lavoro o la dicotomia secondo la quale i nordamericani vedono se stessi come lavoratori maturi, responsabili e onesti, mentre ai vicini del Sud ci vedono come pigri, adolescenti, temerari e delinquenti. Dice Sarah Pollack che, da questo punto di vista, I detective selvaggi è "una scelta molto comoda per i lettori statunitensi, dato che offre loro i piaceri del selvaggio e la superiorità del civilizzato". E ripeto io: nessuno sa per chi lavorava o come scriveva il poeta Roque Dalton: "Chiunque può fare dei libri del giovane Marx un leggero purè di melanzane, il difficile è conservarli come sono, ovvero, come un allarmante formicaio"
 
[Horacio Castellanos Moya]

1): Al riguardo Castellanos Moya aggiunge:
(a proposito di questo viaggio, che un giornalista del New York Times ha messo in dubbio, ho chiamato il mio amico cineasta Manuel "Meme" Sorto a Bayonne, Francia, dove ora vive, per chiedergli se è vero che Bolaño pernottò a casa sua in San salvador quando viaggiava verso il Cile e anche al suo ritorno - lo stesso Bolaño lo menziona in Amuleto - e questo è ciò che Meme mi ha detto: "Roberto era ancora sconvolto dallo spavento di essere stato in carcere. Si fernò nella mia casa della colonia Atlacatl, e dopo lo portai alla stazione del parco della libertà perchè prendesse l'autobus per il Guatemala")

In una recente intervista Castellanos afferma:
il suo successo mi pare stupendo, soprattutto per i suoi figli. Mi sembra positivo anche perchè ha aperto in certi mercato gli occhi verso la letteratura latinoamericana. I criteri e le virtù con cui si fanno queste celebrazioni non sono necessariamente i miei, per me Bolaño è uno che sta avnati, è la guida di una squadra di  genieri suicidi, è la testa di un'avanguarda che va avanti distruggendo i ponti del nemico, era la guida di una squadra di pazzi che cercavano sempre di andare più in là. Negli USA lo si vende come postbeatnik, ma credo che lui se la riderebbe di questa etichetta



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