Anna Maria Curci - 14 luglio 2010
L'espresaso blogAuxilio-Alcira e i colori del '68
Ocra: può un tailleur avere il colore dell'ocra gialla? Nel tuo guardaroba, sì. Il tailleur ocra aveva la gonna dritta e improbabili bottoni del diametro di quattro centimetri. Lo avevi quella domenica in cui, a mo' di celebrazione del quartiere nel quale eravamo venuti ad abitare, papà ci fotografò di fronte al laghetto dell'EUR. Il nostro Sessantotto ha il colore del tuo tailleur. Anna Maria Curci, La mia scala cromatica
Quali colori ha “l’anno incolume”, il ’68 di Amuleto di Roberto Bolaño*? “Tutti i colori del giallo”, tutti i colori del noir, come suggerisce l’incipit solenne:
Non mancheranno – continuo a usare, sulla scorta dell’incipit, il futuro che è insieme programma, promessa, impegno-vincolo – l’azzurro sbiadito di una gonna plissettata, l’argento di uno strano rospo, il verde di boschi reali e boschi sognati, l’arcobaleno impolverato delle tele di Carlos Coffeen Serpas, il rosso di una ecatombe che si perde nel mito (e sarà il mito di Erigone, narrato con stralunata lucidità dal pittore quarantenne), eppure è inesorabilmente destinata a ripetersi, il bianco, annerito dal sangue, di un fazzoletto sporco, il bianco accecante, infine, delle piastrelle di un bagno, sciolte dalla luce della luna.
Quel bagno della Facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dal 18 al 30 settembre 1968, è il luogo di un parto straordinario, tappa iniziale, intermedia, mai conclusiva, di un viaggio nella memoria insopprimibile e trampolino di un volo nel canto universale, nella poesia-amuleto. Chi ne è al centro, chi lo narra è Auxilio Lacouture, personaggio già apparso ne I detective selvaggi , che così si presenta:
*Roberto Bolaño, Amuleto. Traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2010 (originale 1999)
Quali colori ha “l’anno incolume”, il ’68 di Amuleto di Roberto Bolaño*? “Tutti i colori del giallo”, tutti i colori del noir, come suggerisce l’incipit solenne:
“Questa sarà una storia del terrore. Sarà una storia poliziesca, un noir, un racconto dell’orrore. Ma non sembrerà. Non sembrerà perché sono io quella che la racconta. Sono io a parlare e quindi non sembrerà. Ma in fondo è la storia di un crimine atroce”.
Non mancheranno – continuo a usare, sulla scorta dell’incipit, il futuro che è insieme programma, promessa, impegno-vincolo – l’azzurro sbiadito di una gonna plissettata, l’argento di uno strano rospo, il verde di boschi reali e boschi sognati, l’arcobaleno impolverato delle tele di Carlos Coffeen Serpas, il rosso di una ecatombe che si perde nel mito (e sarà il mito di Erigone, narrato con stralunata lucidità dal pittore quarantenne), eppure è inesorabilmente destinata a ripetersi, il bianco, annerito dal sangue, di un fazzoletto sporco, il bianco accecante, infine, delle piastrelle di un bagno, sciolte dalla luce della luna.
Quel bagno della Facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dal 18 al 30 settembre 1968, è il luogo di un parto straordinario, tappa iniziale, intermedia, mai conclusiva, di un viaggio nella memoria insopprimibile e trampolino di un volo nel canto universale, nella poesia-amuleto. Chi ne è al centro, chi lo narra è Auxilio Lacouture, personaggio già apparso ne I detective selvaggi , che così si presenta:
La vicenda vissuta e narrata da Auxilio Lacouture è ispirata alla vita dalla “bellezza tragica” di Alcira Soust Scaffo, “maestra uruguaya”, “madre di tutti i poeti”. Oggi, nel settimo anniversario della morte di Roberto Bolaño, il mio invito alla lettura è un invito a marciare in direzione opposta al silenzio, battezzando, magari, come fa Auxilio-Alcira, la “gamba destra con il nome di volontà”, la “gamba sinistra con il nome di necessità”.“Mi chiamo Auxilio Lacouture e sono uruguaiana, di Montevideo, ma quando mi prende male, quando mi dà alla testa la nostalgia, dico che sono charrúa, che poi è lo stesso anche se non è lo stesso, e confonde i messicani e quindi anche i latinoamericani”.
*Roberto Bolaño, Amuleto. Traduzione di Ilide Carmignani, Adelphi, Milano 2010 (originale 1999)
© Anna Maria Curci, 14 luglio 2010
note del blog
che cosa è stato il '68 messicano?"Non inganniamoci sul 68 messicano. Non fà nè una replica del maggio francese, nè tantomeno una semplice protesta di boicottaggio dei giochi olimpici del Messico. I '68 messicani hanno la loro propria genesi, che si confonde con le radici sotterranee della rivoluzione messicana, con la regressione del PRI (partito rivoluzionario istituzionale) degli anni '50 e '80 e il suo proprio divenire che non si esaurisce con le influenze intellettuali. forse questo ricordo, di uno studente di filosofia della UNAM in quei momenti, ci aiuta a chiarire meglio:
«Bon avevo più niente da fare, entrai nella mia camera, m ispogliai e presi un libro per leggere un po. Il letto era troppo freddo e tardai un po' a riscaldarmi, perchè non trovai il maledetto pigiama. Aprì L'uomo unidimensionale e arrivai fino a pagina 5. Mi ero annoiato con Eros e civilizzazione e ora dovevo leggere un'altro libro di Marcuse, tutto perchè a Diaz Ordaz gli era venuto in mente di parlare dei "filosofi della distruzione" (Poniatowska, La noche de Tlatelolco, p. 39).
Alberto Bejarano - los 68 y sus amuletos
Sul '68 messicano Mario Perniola ha scritto un saggio illuminante:
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