sabato 17 luglio 2010

tutta l'energia per dirlo

Tiziano Giannotti  - luglio 2010



Romanzieri contagiosi Inventano mondi mai visti, citando e trasformando il meglio del '900. Una generazione ritrovata

C'è aria di nuovo, nel mondo del romanzo, succedono cose belle - e altre ne succederanno. Sono le finzioni in grande ad aprire gli occhi, oggi, sono il passo lungo della narrazione romanzesca e le peripezie, i gruppi di famiglia e i conflitti secolari. Quel che è vero, fa sperare, è che accanto a una narrativa di facile consumo sempre più lesta e attenta a misurarsi con i temi dell'attualità, a far cassetta e intrattenere nei modi del pateticamente corretto, c'è una fioritura di talento che arriva a maturazione allo stesso tempo: un nuovo paesaggio letterario.

Protagonisti sono alcuni scrittori che hanno lavorato senza rete e sono arrivati dall'altra parte del filo, e da lì offrono al lettore figure mai viste e nuovi mondi, a maggior gloria del romanzo. Vengono dalle Americhe, dalla frontiera, e c'è un caso di virtuoso contagio diretto, in loco e per via di lingua, lo spagnolo: Roberto Bolaño ha portato in Spagna e così in Europa una energia insperata e ci ha ricordato che in letteratura si deve rischiare l'impossibile, che solo gli obiettivi sproporzionati portano alle proporzioni conseguenti di nuove forme. Cos'è se non una nuova forma-romanzo, 2666 (Adelphi)? La forma perfetta del romanzo dell'orrore contemporaneo, scritto sotto il segno della molteplicità delle voci, come l'altro capolavoro, I detective selvaggi (Sellerio). Un romanzo della famiglia di Bouvard e Pécuchet, La vita istruzioni per l'uso, di Paradiso, del cortazariano Il gioco del mondo. Flaubert, Perec, Lezama Lima, Cortázar - più Borges, dada, il surrealismo.

E qui viene il bello: Bolaño ci ha portato e ci porta a rileggere i libri delle avanguardie, le ha reinventate, e ci ha offerto una lezione di fedeltà e serietà. Non si svende al postribolo del patetico progressista la modernità: è la nostra tradizione, sono lì i materiali per il romanzo di oggi. Così il latinoamericano Roberto Bolaño è diventato uno spagnolo universale, lo scrittore di una generazione, quella che oggi possiamo chiamare la Generazione Ritrovata. Virus geniale Dicevamo del contagio: come pensare a un autore come Enrique Vila-Matas, senza il passaggio di Bolaño? Dove s'intende un'affinità che induce il meglio, una fratellanza d'intenti che offre le conferme necessarie per accendersi, lasciare libera la propria voce, riportare alla luce una tradizione letteraria che era appannaggio solo delle accademie - il che è come dire morta e sepolta. Vila-Matas ha portato nuova linfa al romanzo-saggio, il genere principe della modernità, un paladino della leggerezza dove Bolaño lo è della molteplicità. Non a caso l'opera feticcio è Tristram Shandy, il libro che con le Operette morali di Leopardi dovrebbe finire nelle mani degli studenti al ginnasio: obbligatorio. La strategia di Vila-Matas è la stessa di Sterne: la digressione continua, dove finzione narrativa e riflessione si intrecciano in una fuga infinita, compaiono figure fittizie, c'è lo spazio per la perplessità e il garbuglio, la voragine emotiva e la riflessione. Un ballo e una danza e lo stesso libro. Vila-Matas si muove con rapidità, osa: prende la boîte-en-valise di Duchamp, la cassetta-valigia dove il perfido Marcel teneva le riproduzioni in miniatura di tutte le sue opere, legge la Storia portatile della letteratura abbreviata di Tristan Tzara e così scrive una Storia abbreviata della letteratura portatile (Sellerio) Prende un personaggio e uno scrittore, Bartleby e Robert Walser, due emblemi del No, e scrive due romanzi. Il gioco e la ripetizione, l'ironia e la digressione a distogliere lo sguardo dall'orrore del 2666, l'anno perpetuo in cui a noi pare di vivere da tempo.
Due scrittori complementari - e Vila-Matas dovrebbe scrivere 2727, per farci lettori felici. (Perché 2727? Non si dice: leggete Enrique Vila-Matas.) C'è un paesaggio letterario che si compone, ci sono altri scrittori latinoamericani che spiccano: César Aira e Ricardo Piglia, Alan Pauls, i cui tour claustrofobici non sono passati inosservati. Si torna a osare, a sperimentare. Lasciamo la parola a Bolaño: "Non ci sono regole. (Dicano a quello stupido di Arnold Bennett che tutte le regole di costruzione continuano a essere valide solo per i romanzi che sono copie di altri). E così via". Detto e scritto da chi conosceva tutte le regole, anche quelle che ancora non c'erano. E così via. Avanguardia o pop?
Nell'altra America, quella degli Stati Uniti, l'altro campione della Generazione Ritrovata, Denis Johnson ha scritto il suo capolavoro: Albero di fumo (Mondadori). Una storia personale differente da quella di Bolaño, però entrambi poeti praticanti e poi narratori. Il lungo lavoro, la serietà, lo stare discosto li accomuna. Laddove il cileno trapiantato in Europa lavora con i materiali dell'avanguardia e sulle tracce di Borges e Bioy, Johnson fa buon uso di forme e figure del Pop Americano, i generi popolari e la figurazione dei Settanta, sulle tracce di Melville e Kerouac. Soprattutto Melville, sempre Melville, soltanto Melville - con buona pace di Woody Allen e di tutti i newyorker. Vale subito dire che il Pop, la cultura hippy ma anche la forza figurativa dell'Action Painting (memorabile, da Angeli: "Puntare il suo fucile sulla guardia e aprire il fuoco era come spruzzare vernice - cercando di coprire ogni singolo puntino"), ha nell'immaginario di Johnson lo stesso peso che hanno in quello di Bolaño le avanguardie storiche. Quello che preme a entrambi è conferire valore di tradizione a quello che nel vuoto pneumatico della postmodernità è ridotto a simulacro, palinsesto per reduci, dibattiti e dottorati. Johnson ha sempre lavorato su quel materiale figurativo, a partire dal libro d'esordio, Angeli (Feltrinelli) opera che avrebbe potuto scrivere un Carver romanziere, ai racconti di Jesus' Son (Einaudi). I suoi dropout sono balenieri melvilliani spiaggiati, storditi da vagabondaggi on the road, uomini di ventura che sono le figure americane memorabili di una generazione che ha dovuto convivere col fallimento e l'ansia di riscatto. Come a dire i perfetti compagni di confine e deserto dei visionari chisciotte bolaniani. Alla splendida e inaspettata maturità di una generazione che ha trovato i suoi scrittori e le sue figure fa da contraltare il lavoro di un drappello di signore che sta rigovernando la casa del romanzo e del realismo. Madrina e pioniera del rinnovamento della tradizione americana è Marilynne Robinson, autore di pochissimi e fondamentali romanzi: il magnifico Housekeeping che nel 1980 arrivò come un fulmine a ciel sereno nel mondo della letteratura americana e che vorremmo presto ristampato e col giusto titolo; il luminoso Gilead (Einaudi), ben ventiquattro anni dopo, e il gemello Home, l'altra anta del dittico che il lettore italiano non vedrà prima dell'aprile dell'anno venturo. Romanzi come arazzi Non c'è qui lo spazio per dire della Robinson, ma certo Elizabeth Strout sarebbe lo scrittore più adeguato e titolato a farlo. Ora che, dopo Amy e Isabelle e Olive Kitteridge, si è potuto leggere il suo miglior libro, Resta con me (tutti Fazi) non ci sono più dubbi: la Strout sta portando avanti il lavoro iniziato dalla Robinson. Nativa del Maine, come dire il cuore della America emersoniana, ha la qualità e il piglio per farlo. E giovani come Joshua Ferris e Patrick de Witt portano nuova energia e vigore al naturalismo americano, così come James Frey, il cui Buongiorno Los Angeles cresce sempre più nella memoria. Intanto un gruppo di trentenni di origini differenti che scrivono in inglese e abitano o hanno studiato negli Stati Uniti vanno rinnovando la tradizione inglese del romanzo-arazzo, codificata da Edward Morgan Foster: Kiran Desai, indiana, Chimamanda Ngozi Adichie, nigeriana, Preeta Samarasan, malese di origini indiane. Ma questa è un'altra storia. La vera storia di oggi è quella di una generazione data per persa, riscattata da un manipolo di originali a cui era rimasta la fiducia nella parola scritta e sono arrivati a chiudere il cerchio dell'impegno. Una Generazione Ritrovata.

Tiziano Giannotti - Dweb





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