sabato 10 luglio 2010

juan pascoe: storia della pubblicazione di “Reinventar el amor", primo libro di Roberto Bolaño

Juan Pascoe



storia della pubblicazione di “Reinventar el amor", primo libro di Roberto Bolaño

Juan Pascoe, da noi contattato per una breve intervista riguardo al periodo infrarealista di Bolaño, ha inviato il testo che abbiamo tradotto, preceduto da questa breve nota:
Ho scritto un testo, con tutto quello che ricordavo, per inviarlo tutte le volte mi avessero contattato per chiedermi un'intervista; Ogni volta facevano sempre le stesse domande e mi annoiava dare sempre le stesse risposte: Credo qualcuno l'abbia pubblicato in Cile, ma in Messico no
Nel testo dico: non sono stato un suo grande amico: andavamo d'accordo per una certa simpatia, e perchè avevo la tipografia. I suoi compagni erano quei ragazzi ribelli, con le fidanzate: cosiì come ne I detective selvaggi. Io mezzo straniero, soprattutto nei tratti, non rientravo nel suo sistema di disprezzo (lui non ce l'aveva con tutto il popolo USA; inoltre ammirava Ezra Pound e i poeti beats; i peggiori per lui gli aamiratori e i seguaci di Octavio Paz
Ho conosciuto Bolaño in Messico tramite mio fratello Ricardo e la sua donna, Carla Rippey. Loro militavano nell'effervescenza dell'Unità Popolare in Cile e quando ci fu il golpe, Ricardo si rifugiò nell'ambasciata del Messico; Carla, grazie a suo suocero, mio padre, rappresentante dell'ONU a La Paz, Bolivia, fuggì con una certa comodità attraverso l'omologa istituzione a Santiago. Arrivarono in Messico con diverse settimane di differenza, e come tutti, in uno stato di shock: per la violenza, per le perdite dei compagni, di Allende, di Neruda, di Victor Jara, per il fallimento dell'ambizioso esperimento di Unidad Popular. Si installarono in alcune stanze di metà casa dei miei genitori a Mixcoac dove io vivevo ( l'altra parte era affittata), e trascorsero i primi momenti riunendosi con persone arrivavano dal Cile.
Mia cognata Carla si mise, appena installata in Messico, si nuovo a creare opere grafiche, così come faceva in Cile (manifesti rivoluzionari di diffusione di massa, in disprezzo alla pittura da cavalletto e altri generi borghesi). Una delle attività di tutta la vita di mio fratello Ricardo era, a parte di assistere a riunioni sindacali e politiche, giocare a scacchi. successivamente giocò con i suoi figli, e poi con i suoi nipoti, però a quei tempi uno dei suoi compagni di tavolo era il figlio di uno di quelli arrivati di recente, un agile adolescente che si chiamava Esteban Harrington . I tre, Carla, Ricardo, Esteban, parlavano lo stesso linguaggio marxista sudamericano, erano intensi, veloci e forti nelle loro opinioni, abili con la parola. Dicevano: "chiaro", per farti sapere che le tue mediocri conoscenze messicane erano cose risapute, e magari passate di moda nel cono sud. ricardo era un giocatore aggressivo e portato a voli di inventiva strategica; suppongo che esteban compartiva queste qualità.
Le differenze di esperienza, di mete, di linguaggio tra i "cileni" appena arrivati, e il tipografo/musicista "messicano" creò un'amara divisione insondabile nella casa condivisa (li consideravo fanatici, mi consideravano frivolo). Ricardo e Carla passavano molto tempo fuori di casa, forse in riunioni di analisi politica, forse in sezioni fredde e oscure, marcati come esiliati. Da li le partite di scacchi con Harrington, e da li fu dove lui gli presentò come un giovane scrittore cileno amico suo, Roberto Bolaño.
Non mi ricordo quando venne per la prima volta nella casa di Mixcoac, ma sarà stato nel 1974 o 1975; arrivava all'improvviso; incantato dalla stampatrice tipografica e dalle sue possibilità. veniva con frequenza. Non era così giovane come Esteban, forse aveva 21 o 22 anni, anche lui maneggiava il linguaggio marxista, solo che non era tanto attratto dalla politica ma dalla poetica: ammirava Whitman, Rimbaud, Ezra Pound, i grupppi di poeti ribelli in Francia, in Perú, un poco i “beats” nordamericani; detestava a Octavio Paz e tutta la poesía “cerebrale”. l'importante, diceva, era formare gruppi intorno a riviste; che i libri individuali erano antiquati e borghesi: non valevano la pena (questa una delle ragione per cui andava d'accordo con Carla); però le antologie si. Quando parlava cantinellava, allargava le vocali finali, specialmente quando declamava versi, cosa per lui molto comune come per un evangelico recitare versi biblici. si meravigliava con facilità: per una poesia, per un personaggio, "guarda quella ragazza nei suoi pantaloni di cotone così stretti, tanto giovane e tanto brutta!". Era uno sciame di osservazioni ed esclamazioni. Sempre urbane. Musicalizzate dal rock e dal jazz. Non era di una bellezza notabile - Esteban si lo era - ma emanava autorità e intelligenza. Era un liede, anche se fino a quel momento, senza seguaci. fumava tabacco senza posa; mai lo vidi bere alcool, nè ingerire altre sostanze. Usava un giaccone di tela, molto di moda, ma più che altro, perchè le sue grandi tasche interne facilitavano il furto di libri, e i giovani poeti poveri avevano il diritto culturale di fornirsi di quanti libri fossero necessari per lo sviluppo della loro lirica.
Bolaño era severo nei suoi giudizi ("i tuoi libri sono una merda", mi disse in una lettera) ma non divideva il mondo così nettamente in due come lo facevo gli altri compagni, per la semplice ragione che lui non arrivò in Messico come esiliato politico (suo padre lavorava in un'azienda messicana): lui si trovava già in Messico. Forse per questa ragione gli veniva facile andare d'accordo con me (malgrado il violino e i rumori del suono). Quando mi portò il manoscritto di Reinventare l'amore, disse: " Un giorno ti sentirai orgoglioso di aver stampato questo poema". "Si" dissi, esattamente allo stesso modo con cui l'avrei detto a qualsiasi giovane poeta al suo primo libro; speravo e sentivo orgoglio per tutti. Roberto non voleva dire quello; voleva dire che lui sarebbe diventato uno dei grandi.
Durante la stampa del libro, veniva a visitarmi solo i fine settimana, perchè nei giorni feriali lavorava in in camion di trasporto, nella distribuzione di bibite per i locali di Morelos. Che i oricordi. mai si intromise nella composizione nè nella stampa della sua opera: per lui, così come esistevano poeti ammirabili e quelli inconsistenti, i poeti erano una cosa, i tipografi un'altra cosa. Quando terminai la stampa, mi fece conoscere Efraín Huerta, per fargli dono di un paio di esemplari. il poema ricevetti una dozzina di note nei supplementi letterari, ma si vendette poco. Anzi, Roberto passava a volte portandosene dieci alla volta per regalarli. Poi partì per la Spagna. Non si puo' dire che l'edizione si sia mai esaurita; alcuni anni fa, già famoso, mandò a dire tramite Carla (suppongo che non mi rivolse più la parola perchè una volta pubblòicai un libro di Octavio Paz) se potevo dargli altri esemplari; gli mandai le venti e rotti polverose copieche mi restavano. Me ne ero tenuti una mezza decina, per finanziare la mia vecchiaia.


 
NOTE
Di padre messicano e madre nordamericana Juan Pascoe dopo aver completato gli studi rimase un anno alla Cummington Press e West Branch, nello Iowa, dove imparò la stampa con il torchio da Harry Duncan. Subito dopo ritornò in Messico per stabilirvi una stamperia. Nel 1972 cominciò a stampare sul torchio WashingtonImperial 'R.Hoe' (1839) e inizio a pubblicare inizialmente sotto l'insegna Imprenta Rascuache. Piu' tardi, dietro suggerimento di roberto Bolaño Pascoe le diede un nuovo nome Taller Martin Pescador. La casa editrice di Pascoe divenne un punto di riferimento di giovani artisti e poeti, tra cui Bolaño e Carmen Boullosa. Successivamente pubblicherà autori importanti, quali Octavio Paz, Efrain Huerta, Alfonso D'aquino, Jose Luis rivas etc.
Da Mixcoac, Mexico City, si è trasferito dopo il 1981 in una piccola fattoria di canna da zucchero della fine Seicento, vicina a Tacambaro, Michoacan.
Carla rippey, artista visiva nordamericana , che ispirò il personaggio di catalina O'Hara ne I detective selvaggi e fu molto amica di Bolaño e sua corrispondente fino a poco prima della morte descrive così Bolaño: (in "Para Roberto Bolaño" di Jorge Herralde
Aveva il dono di trasformare qualsiasi situazione drammatica, che diventava alla fine, affascinate. In tal modo, per definizione, uno non si poteva annoiare in sua presenza. Tutto sucitava in lui una reazione. Viveva con una intensità insolita che era contagiosa, e forse, a forti dosi, estenuante.
Secondo carla Rippey la sua partenza dal messico e' connessa a una confusa vicenda di polizia la sua partenza era connessa a un'ostilità ingiusta da parte delle autorità verso la famiglia, perchè un ex-fidanzato della sorella fu accusato di rapina in un fast food
In un'altra intervista ha detto:
Ho l'impressione che Roberto si innamorava dei suoi amici. Il suo entusiasmo verso di noi era così evidente che ci ispirava, e questo ci portava a fare cose più geniali di quanto saremmo stati capaci senza di lui
Carla fece parte del infrarrealismo sólo all'inizio: " Ricordo che nella prima riunione elaborai un'idea degli infrarealisti come un gruppo di scrittori e artisti visivi, con coscienza politica, ma roberto mi informò che per alcuni di loro non era ben visto che una gringa fosse intervenuta. Non furono nè molto politici nè panamericani verso il Nord. erano semplicemente i giovani molto presi e letterati che si aggruppavano attorno a Bolaño.
Harington, che qualcuno ha voluto accostare al personaggio di de I detective selvaggi, Juan garcia Madero (sebbene lui e lo stesso Bolaño lo neghino) racconta:
"Bruno Montané (anche lui cileno) e Roberto vennero a casa mia a reclutarmi per un progetto che poche settimane dopo conobbi come il Movimento infrarealista. Io allora avevo 15 anni, scrivevo poesie e studiavo al liceo Luis Vives. Si accorsero che scrivevo perchè mia madre mi sequestrò le poesie e li consegnò a Helga krebs, mamma di Bruno, di cui era grande amica. Mi diedero appuntamento per il giorno seguente a un seminario che consisteva in un coordinatore, e alcuni poeti mezzi proletari che leggevano a turno le loro poesie. Dopo si faceva un giro di critiche e le poetesse cominciavano a piangere e i poeti offesi offrivano crackers e insulti, prendevano i loro scritti e se ne andavano. Roberto mi adottò, m ispiegava le regole e il codice dell'etica infrarealista, m idava libri da leggere e controllava i miei progressi, facendomi leggere nuove poesie, di cui a volte approvava uno o due versi. In queste prime settimane della tribù, i membri consistevano in una decina di poeti fissi, più altri che antravano e uscivano dal gruppo secondo l'umore del giorno. Ci furono molti poeti che diventarono e smisero di essere infrarealisti svariate volte
Anche Carmen Boullosa pubblicherà il primo poema con Juan Pascoe. Di quegli anni e di Bolaño, ha detto in una intervista del 2007:
Negli anni 70 in Messico, tutti volevamo essere poeti. Così come i giovani di oggi, tutti voglio fare cinema, noi sognavamo di diventare poeti. Per la verità conducevamo un'intensa vita letteraria, facevamo un sacco di letture, andavamo negli stessi caffè, andavamo ad acoltare gli scrittori che parlavano, Octavio Paz parlava di Sor juana Ines de la Cruz; Tomás Elodia commentava altri testi e leggeva le sue poesie; tutti andavamo dove andavano gli altri. Eravamo tutti uguali, ci vestivamo allo stesso modo, eravamo come una specie laureata di hippie, eravamo tutti come una massa di poeti, tutti uguali, però credevamo di essere divisi in due bande: definivamo stalinisti a quelli dell'altra parte e adoravamo Octavio Paz; quelli dell'altro lato adoravano Efraín Huerta. Io stavo dal lato di Octavio Paz, credevamo di essere molto raffinati, in realtà tutti usavamo i sandali tipici messicani e le camicie di Oaxaca. Quelli dell'altro lato credevano che eravamo dei borghesi perchè tutti usavamo le stesse cose. Allora conobbi Bolaño, lessi il poema che aveva pubblicato Juan pascoe, il suo primo poema; Juan pascoe pubblicò anche un mio poema. Conobbi Bolaño e il suo, ma li temevo molto perchè si comportavano male: intervenivano nelle letture di poesia, davano fastidio e insultavano la gente, facevano guerre. Lo vidi di nuovo 20 anni dopo, quando lo incontrai a Vienna, eravam ostati invitati per parlare dell'esilio, non so perchè accettai, in realtà non parlai dell'esilio ma del fatto che ora chiunque è forestiero. Nemmeno lui parlò dell'esilio, lesse un testo sul romanzo, e fu così che diventammo amici. Questo successe nel 98 o 99

 


Nessun commento: