Sandra Scurani - dicembre 2009
Il libro Stella distante l’ho visto nella libreria di un "anobiano" [iscritto al sito anobii ] e il titolo mi ha colpito, poi dopo pochi giorni mentre cercavo testi in libreria, gli occhi si sono posati sul reparto della Sellerio e Stella distante è comparso subito, come un richiamo in mezzo a una selva di titoli.
E’ stato dunque in libreria, nel novembre 2009, che Stella distante di Roberto Bolaño, mi ha raggiunto fisicamente. In realtà l’incontro è avvenuto prima e ho compreso, sempre più convinta, che avevo bisogno di quella scrittura, avevo bisogno di leggere questo. Il primo contatto è stato sonoro e percettivo, sensazioni immediate e poco razionalizzabili, intense, intriganti, senza filtri. Bolaño, senti come suona?
Stella distante perché? Stella distante cos’è? Una stella è distante, immensamente distante, la sua luce arriva intermittente ai nostri occhi, una misera eco della sua morte, una pulsazione luminosa, variabile,intoccabile: un mistero.
Così ho iniziato a leggere il mio primo Bolaño, senza capire esattamente dove stavo andando, senza preconcetti, semplicemente lasciandomi andare al rotolare delle frasi, a una musicalità epidermica che mi coinvolgeva sempre più. Qualche ora in uno spazio siderale che improvvisamente deviava in un’agghiacciante realtà. Finissima scelta delle assonanze e stridenti dissonanze. Piani in continuo scivolamento e cambiamento, continui scarti emotivi. Eventi reali sezionati e fatti scorrere come i fotogrammi di un film. L’immaginazione sonora, quella visiva, quella percettiva, quella emotiva, in espansione e in movimento, in cambiamento ritmico e costante.
A tratti, nel leggere lo sguardo accelerava, seguendo l’avvicendarsi della scrittura. In altri momenti il ritmo era meditabondo e lento, ma non per questo ho avvertito dispersione nel mio coinvolgimento. Credo dipenda dal fatto che la figura del protagonista, malgrado le sparizioni e le apparizioni, il proporsi con mutevoli facce e l’impossibilità o l’impotenza di collocarlo, rappresenti comunque un perno ideale che sostiene e al quale la scrittura può appoggiarsi. La scrittura è musicale ma lo è anche la struttura. Cambiano solo i mezzi usati, parole al posto di note. Ho terminato stella distante in poche ore, ci sono voluti giorni per metabolizzare un’onda densa e, anche se è passato un po’ di tempo, rimane una parte in penombra, quasi fosse occulta, come se oltre un certo limite fosse impossibile proseguire. Quando ho terminato non ho sentito una soddisfazione obesa, come capita a volte, era un distillato di soddisfazione, fra le mani qualcosa di prezioso senza incrinature senza fragilità, velato da una nuance malinconica e inesprimibile.
Poco dopo, ho letto 2666 nell’edizione Adelphi completa nei cinque movimenti, ritrovandomi immersa nell’amplificazione di tutto quello che avevo provato. Una sorta di sinfonia corale, dalla stella mi sono ritrovata nel mezzo dell’universo e nelle profondità di un abisso. Stesse sensazioni amplificate e raffinate così come la malinconia che mi riportava, quasi senza accorgermene, a una parte delle mie radici familiari, semisconosciute, ma ben presenti nei racconti della mia bisavola quando raccontava di sua madre. Vite distanti, gocce distillate che scorrono anche nelle mie vene. Un incontro fatale.
© Sandra scurani
NOTE
Sandra Scurani è musicista, pianista diplomata al conservatorio. Suona in duo pianistico e insegna. E' un'appassionata lettrice e su Anobi si può visitare la sua libreria
indice recensioni:
Nessun commento:
Posta un commento