Roberto Bolaño: sui poeti
Se dovessi rapinare la banca più
sorvegliata d’Europa e potessi scegliere liberamente i miei compagni di
malefatte, sceglierei senza dubbio un gruppo di cinque poeti. Cinque
poeti veri, apollinei o dionisiaci, non importa, ma veri, vale a dire
con un destino da poeti e una vita da poeti. Nessuno al mondo è più
coraggioso di loro. Nessuno al mondo sa affrontare il disastro con più
dignità e lucidità. Sono dei deboli, all’apparenza, lettori di Guido
Cavalcanti e Arnaut Daniel, lettori del disertore Archiloco che
attraversò un campo d’ossa, e lavorano nel vuoto della parola, come
astronauti perduti su pianeti senza via di scampo, in un deserto dove
non ci sono lettori né editori, solo costruzioni verbali o canzoni
idiote cantate non da uomini ma da fantasmi. Nella categoria degli
scrittori, sono il gioiello più grande e meno ricercato. Quando un
ragazzo di sedici o diciassette anni dà di matto e decide di fare il
poeta, è il disastro familiare assicurato. Ebreo omosessuale, mezzo
negro, mezzo bolscevico, la Siberia del suo esilio ricopre d’obbrobrio
anche la sua famiglia: i lettori di Baudelaire non hanno vita facile
alle scuole superiori, né con i compagni di classe tantomeno con gli
insegnanti. La loro fragilità, però, è ingannevole. E anche il loro
umore e le manifestazioni capricciose del loro amore. Dietro queste
ombre vaghe si celano forse i tipi più duri del mondo e di sicuro i più
coraggiosi. […] Se dovessi rapinare la banca più sorvegliata d’America,
nella mia banda vorrei solo poeti. La rapina si concluderebbe in modo
disastroso, probabilmente, ma sarebbe bellissima.
Roberto Bolaño, Tra parentesi (Adelphi, 2009)
In "Blow Up" n. 155, Aprile 2011
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