le mie letture -
I colpevoli
Juan Villoro
Juan Villoro
CUEC ed., 2009
la prima volta che ho letto il suo nome è stata leggendo un'intervista un'intervista a Roberto Bolano di D.G.Miravet:
Io credo che se della mia generazione c'e' qualcuno che vincerà il Nobel, questo sarà Juan villoro, lo dico molto seriamente. Della mia generazione ci sono due che vinceranno il Nobel quasi con ogni probabilità, uno è Javier Marias, l'altro Juan Villoro. [R.Bolano]Incuriosito, ho cominciato a cercare sulla rete tutto quello che si poteva leggere di lui. Suo è il prologo a Bolaño por sí mismo, una raccolta di interviste dello scrittore (dal 1998 al 2003) curata da Andrés Braithwaite e pubblicata nel 2006. Poi ho letto la recensione de I detective selvaggi "El copiloto de Impala". Stimolato da una scrittura chiara e fluida che denota un pensiero altrettanto chiaro e fluido ho iniziato a leggere tutto cio' che sono riuscito a trovare nella rete.
In Italia è poco conosciuto; è stato pubblicato nel 2000 "Palme della brezza rapida" (Ed. Robin), libro ormai introvabile. Finalmente nel 2009 è uscito I colpevoli, sei racconti e un romanzo breve. Di lui ha detto Francesca lazzarato su: Il manifesto
Tra gli scrittori nati fra la fine degli anni ’50 e quella dei ’60, che da tempo si sono lasciati alle spalle il problema dell’identità cui i loro padri erano così sensibili, ce ne sono però altri che meriterebbero un’attenzione maggiore degli ex esponenti del Crack, e a loro è utile guardare per capire quale rimarchevole polifonia di voci offra oggi la letteratura messicana. Si può cominciare da Juan Villoro, classico di domani inesplicabilmente inedito in Italia, se si esclude un libro di viaggi pubblicato anni fa dalla Biblioteca del Vascello, e prodigioso autore di racconti e di alcuni romanzi magistrali come El testigo (Premio Herralde de Novela nel 2004). Tra i suoi temi principali, quello delle ricerca di senso in una società che, dopo la perdita del potere da parte del Pri al governo del paese per settant’anni, si misura con un vuoto ora riempito da una violenza cieca e dalla dittatura della cocaina e della televisione, che – come dice Villoro – «intrattengono stretti legami con quanti esercitano il potere».
il libro vuole in qualche modo smontare i clichè del Messico e lo fa attraverso i personaggi e i luoghi che in qualche modo caratterizzano Il Messico nell'immaginario degli europei e dei "gringos".
Un libro da leggere e che non si smette di leggere neanche stando in piedi sulla metro
Carmelo p.
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