Nerina Garofalo
La matta femmina
Era perfetta l’impietosa
forma che assumeva
e non osava dismettere
o scucire perché lasciasse
fuoriuscire il senno dalla fodera
L’esatta millimetrica
concentrica attinenza
al suo non senso
si nutriva al suo seno scoperto
e lo lasciava vuoto
Straziato sarebbe stata
l’immagine di un vertice
tirato via alla sua aderenza
e reso vigile e sensibile
e scoperto
Un canto che si fa
strada pietrosa in gola
all’uccellino a sé persino
controverso innesto
fra l’esserino e l’universo.
Regole
Le mestruazioni, mia madre, le chiamava regole.
Come se fosse l’orologio biologico a dare norma all’esistenza.
Dal primo accenno di un possibile contenimento
fino alla sparizione progressiva di ogni senno.
Come se poi la donna senza lune fosse di fatto
autorizzata a dissennare. Come se le camelie messe al petto
fossero segno distintivo di riserbo, di pausa lenta, di cantuccio.
Di malumore senza freno, di pericolo, di danno.
Così per regola la donna fatta sangue
neanche poteva dedicarsi alle sue piante
come una maga infetta, un corpo che abortiva ogni 28.
A quindici anni l’ho preteso che le dita maschie
sapessero mischiarsi al sangue
deve esser stata la componente dominante
che pretende rispetto nello scarto
costanza approssimata anche allo spasmo
che chiamano dolore.
Ed anni dopo ho incontrato una regina
che delle donne amava tutto, voleva tutto, tutto vestiva
e tutto ricreava, persino quell’assenza
di un sesso che si alza
denominato clitoride il suo centro.
Però ho sentito che diceva:
non posso sopportare
l’odore delle lune nelle donne.
tratte da Poetarum silva Era perfetta l’impietosa
forma che assumeva
e non osava dismettere
o scucire perché lasciasse
fuoriuscire il senno dalla fodera
L’esatta millimetrica
concentrica attinenza
al suo non senso
si nutriva al suo seno scoperto
e lo lasciava vuoto
Straziato sarebbe stata
l’immagine di un vertice
tirato via alla sua aderenza
e reso vigile e sensibile
e scoperto
Un canto che si fa
strada pietrosa in gola
all’uccellino a sé persino
controverso innesto
fra l’esserino e l’universo.
Regole
Le mestruazioni, mia madre, le chiamava regole.
Come se fosse l’orologio biologico a dare norma all’esistenza.
Dal primo accenno di un possibile contenimento
fino alla sparizione progressiva di ogni senno.
Come se poi la donna senza lune fosse di fatto
autorizzata a dissennare. Come se le camelie messe al petto
fossero segno distintivo di riserbo, di pausa lenta, di cantuccio.
Di malumore senza freno, di pericolo, di danno.
Così per regola la donna fatta sangue
neanche poteva dedicarsi alle sue piante
come una maga infetta, un corpo che abortiva ogni 28.
A quindici anni l’ho preteso che le dita maschie
sapessero mischiarsi al sangue
deve esser stata la componente dominante
che pretende rispetto nello scarto
costanza approssimata anche allo spasmo
che chiamano dolore.
Ed anni dopo ho incontrato una regina
che delle donne amava tutto, voleva tutto, tutto vestiva
e tutto ricreava, persino quell’assenza
di un sesso che si alza
denominato clitoride il suo centro.
Però ho sentito che diceva:
non posso sopportare
l’odore delle lune nelle donne.
© Nerina Garofalo (il suo blog: http://dirtyinbirdland.splinder.com/)
di lei viene detto nel sito Poetarum silva
Nerina Garofalo ha 45 anni e vive a Roma.
Per lavoro, ma anche per passione, si occupa di narrazione nelle organizzazioni, nuove tecnologie e sostenibilità (direi alla Kundera). Nel 2004 nasce maiko_dirtyinbirdland, la metà poetica di Nerina.Il suo regno di parole è http://dirtyinbirdland.splinder.com/
3 commenti:
grazie dalla nostra Redazione per il link.
nc
prego !
ho trovato molto belle le poesie e non solo quelle!
carmelo
(grazie--)
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