domenica 6 febbraio 2011

ancora i terzo reich

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6 febbraio 2011


 Bolano terminò questo libro nel 1989, anno in cui si svolgono gli accadimenti che vi sono narrati, e poi lo mise da parte. Anni dopo, parlando con un amico giornalista, spiegò che aveva da parte un romanzo bell'e pronto, ma che, a dirla tutta, si trattava di "una vera merda".

  Solo verso la fine della sua vita, quando già la malattia e la morte lo tallonavano a breve distanza, decise di rimetterci le mani e si accorse, evidentemente, che il suo giudizio non era corretto. Cominciò a trascriverlo al computer, forse pensando ad una eventuale pubblicazione in vita o, più probabilmente, non si convinse mai appieno della sua effettiva bontà, ma decise di porvi mano per lo stesso motivo per cui voleva mettere ordine a tutto il suo archivio di incompiuti: per garantire alla moglie ed ai figli un minimo di ossigeno in previsione della sua morte. Bolano era sicuramente già cosciente di essere divenuto, alla fiine, ciò che aveva sempre desiderato e forse mai sperato, cioè un autore di culto. Quello che sarebbe stato definito un classico. A questo momento, l'ultimo classico.


  Stiamo parlando dunque di un libro composto da un Bolano giovane, o quasi, già arrivato in pianta stabile in Spagna, e che in quei periodi si era trasferito da Barcellona a Blanes. Sappiamo che aveva cominciato a scrivere senza sapere dove sarebbe andato a parare, e che in seguito avrebbe giurato di non accingersi mai più in vita sua, per nessun motivo, ad approcciare un lavoro di scrittura con quelle premesse.
  Tornando al giudizio impietoso del suo autore, Il Terzo Reich non è "una vera merda", nella maniera più assoluta. Al contrario, per buona parte sfiora il capolavoro. Si sfilaccia un po' nell'ultima parte, che possiamo immaginare non fosse stata rielaborata (quantomeno non appieno) dall'autore.

  Udo Berger, giovane campione tedesco di WarGames, in particolare del gioco Il Terzo Reich, torna nella medesima località di mare e nello stesso albergo in cui trascorreva le vacanze da bambino con la famiglia, in Spagna, sulla costa Catalana, in un paese turistico che potrebbe tranquillamente essere Blanes. Sono lui e la sua bella fidanzata Ingeborg. Porta con sè il gioco di Guerra di cui è campione (il Terzo Reich appunto) e cerca di dividersi tra la fidanzata, la spiaggia e le discoteche, e il suo passatempo, che per lui è anche un lavoro, che lo costringe nel chiuso della stanza d'albergo. I due fanno conoscenza con un'altra coppia tedesca, Hanna e Charly. Hanna ha lasciato un figlio in Germania, Charly è fuori di testa, spesso ubriaco, obliquo, autodistruttivo. Tra le due coppie nasce una sorta di amicizia estiva che Udo più che altro subisce. Tramite Charly entrano nell'orbita delle due coppie il Lupo e l'Agnello, due tipi locali che paiono essere poco raccomandabili. Le tre coppie cominciano ad uscire insieme, la notte. Sulla sppiaggia invece Udo fa conoscenza con il Bruciato, un muscoloso noleggiatore di pattìni dal passato oscuro, un ragazzo muscoloso e che porta sul viso e su parte del corpo i segni terribili di ustioni che lo sfigurano. Parla poco, rimane isolato, ma non sappiamo se dobbiamo compatirlo o temerlo. Poi, altro personaggio cardine del racconto c'è Frau Else, la proprietaria dell'hotel dove alloggia Udo, tedesca che tutti amano e di cui tutti (o quasi) s'innamorano, e di cui forse s'era invaghito anche Udo quando frequentava l'hotel da bambino, con la famiglia.
  Siamo in un cosiddetto "divertimentificio", come si usa dire ora, sotto il sole impietoso dell'estate catalana, il protagonista è un giovane di successo, con annessa fidanzata bella e dolce, c'è il mare, le discoteche, la spiaggia, il relax, eppure su tutto aleggia un'atmosfera da incubo. Le ombre che il sole estivo ritaglia finiscono con l'inghiottire ogni cosa. Qui, sta il rischio di sfiorare il capolavoro. I tempi si dilatano, le sensazioni, al contrario di quanto ci si potrebbe aspettare, rallentano e si acuiscono, i personaggi invece di delinearsi, sfumano. Poco alla volta ci rendiamo conto che non c'è nulla di certo, ogni aspetto della vacanza, che avrebbe dovuto naturalmente rinsaldare il rapporto tra Udo e Ingeborg, emette vibrazioni maligne e dietro la patina vacanziera e godereccia si annida il dubbio. Udo si nasconde nella stanza d'hotel col suo gioco di guerra, l'unico terreno in cui si sente sicuro e imbattibile, e abbandona Ingeborg in balìa di eventi che non può capire, ma solo tentare di indovinare. Lei, da parte sua, pare abbandonarcisi con noncuranza, incapace di intuire a priori  i pericoli che sono in agguato. Quando Udo verrà fuori dalla sua tana e, razionalmente, tenterà di capire cosa stia succedendo, sarà troppo tardi, e non potrà far altro che caricarsi dei sensi di colpa di cui lo caricherà la fidanzata. Udo, è lo scrittore, colui che tiene il diario in cui sono narrati gli eventi e che è in grado di percepire cosa si nasconda dietro la patina di normalità della realtà, ma la teme e non sa come affrontarla, per questo la evita fin che gli è possibile, e quando metterà fuori la testa e cercherà con tutto sè stesso di capire, la tragedia sarà già volta al termine, la tempesta sarà già passata a far danni su altri lidi e a lui non rimarrà che guardarsi attorno e cercare di mettere insieme i pezzi abbandonati qua e là dalla furia del vento.

Il fulcro della narrazione, almeno quello apparente, è la scomparsa in mare di Charly, fanfarone, ubriacone, forse violento, forse violentatore, che entra in mare con la sua tavola da windsurf e non fa più ritorno. Da lì in avanti Udo piomba definitivamente nel centro stesso dell'incubo di quell'estate assurda, e non se ne andrà più, nel disperato tentativo di fare chiarezza sul senso nascosto di accadimenti che lui ha potuto soltanto sfiorare. L'estate volgerà al termine, Ingeborg tornerà in Germania, hanna tornerà in Germania, l'hotel si svuoterà e Udo rimarrà là dentro, da solo, ad incaponirsi con le sue ossessioni e, come sempre, alla fine, troverà come unico modo di decifrare la realtà, la tavola col suo gioco del Terzo Reich, il centro metafisico dove si combattono le battaglie eterne tra bene e male. Comincerà con noncuranza una partita col Bruciato, e poco alla volta quella partita diverrà il significante stesso del suo essere in Spagna, del suo tornare o non tornare in Germania e, in definitiva, del suo stare (o non stare) al mondo.

  I war games erano una grande passione di Bolano, così come la storia della seconda guerra mondiale, le biografie dei generali, la sfida di trovare il punto stesso dove nasce il male. Se in 2666 l'origine e il centro pulsante del male Bolano lo situa nella cittadina frontaliera di Santa Teresa (Ciudad Juarez nella realtà), qui un centro vero e proprio non esiste, o perchè è un centro metafisico e come tale non risiede in nessun luogo o perchè ce ne sono troppi, di centri. L'hotel, il Terzo Reich, il rapporto tra Udo e Ingeborg e poi tra Udo e Frau Else, il passato del Bruciato, la scomparsa in mare di Charly, i segreti del Lupo e dell'Agnello. E ancora, il marito di Frau Else, la costruzione notturna dei Pattìni, il mare stesso, el Rincòn de los Andaluces.
Il Terzo Reich è un oggetto che difficilmente può avere un sopra e un sotto, perchè è troppo sfaccettato, ci sono minacce che incombono e personaggi che non si capisce chi realmente siano fino in fondo, più scavi e meno trovi, più cerchi e meno sei. Carver, più Borges più Lynch.   

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