Gregory Bateson -
• la percezione opera solo sulla differenza
scienza, percezione, provare/esplorare
La previsione non può mai essere valida in modo assoluto e perciò la scienza non può mai "provare" una proposizione generale e neppure "verificare" un singolo enunciato descrittivo e arrivare così alla verità ultima.
Vi sono altri argomenti per mostrare questa impossibilità. La tesi di questo libro (che a sua volta può convincervi certo solo nella misura in cui ciò che io dico si accorda a ciò che voi sapete, e può sgretolarsi e cambiare radicalmente nel giro di pochi anni) presuppone che la scienza sia un "modo di percepire" e di dare per così dire «senso» a ciò che percepiamo. Ma la percezione opera solo sulla differenza. Ricevere informazioni vuol dire sempre e necessariamente ricevere notizie di "differenza", e la percezione della differenza è sempre limitata da una soglia. Le differenze troppo lievi o presentate troppo lentamente non sono percettibili: non offrono alimento alla percezione.
Quindi ciò che noi, come scienzati, possiamo percepire è sempre liimtata da una soglia: ciò che è sublimale non giunge ad arricchire le nostre cognizioni. In qualsiasi istante, la nostra conoscenza è sempre funzione della soglia dei mezzi di percezione di cui disponiamo. L'invenzione del microscopio, del telescopio, degli strumenti per misurare il tempo fino a una frazione di nanosecondo e per pesare quantità di materia fino a un milionesimo di grammo, tutti questi raffinatissimi dispositivi di percezione svelano quel che era del tutto imprevedibile ai livelli di percezione raggiungibili in precedenza.
Non solo non possiamo far previsioni sul momento successivo del tempo, ma, più radicalmente, non possiamo far previsioni relative allo stadio successivo della dimensione microscopica, della distanza astronomica o del passato geologico. La scienza, come metodo di percezione - perché essa non può pretendere di essere altro che questo -, così come ogni altro metodo di percezione, ha una capacità limitata di raccogliere i segni esteriori e visibili di ciò che può essere verità.
La scienza non prova, "esplora".
[Gregory Bateson , Mente e natura pag. 46]
Vi sono altri argomenti per mostrare questa impossibilità. La tesi di questo libro (che a sua volta può convincervi certo solo nella misura in cui ciò che io dico si accorda a ciò che voi sapete, e può sgretolarsi e cambiare radicalmente nel giro di pochi anni) presuppone che la scienza sia un "modo di percepire" e di dare per così dire «senso» a ciò che percepiamo. Ma la percezione opera solo sulla differenza. Ricevere informazioni vuol dire sempre e necessariamente ricevere notizie di "differenza", e la percezione della differenza è sempre limitata da una soglia. Le differenze troppo lievi o presentate troppo lentamente non sono percettibili: non offrono alimento alla percezione.
Quindi ciò che noi, come scienzati, possiamo percepire è sempre liimtata da una soglia: ciò che è sublimale non giunge ad arricchire le nostre cognizioni. In qualsiasi istante, la nostra conoscenza è sempre funzione della soglia dei mezzi di percezione di cui disponiamo. L'invenzione del microscopio, del telescopio, degli strumenti per misurare il tempo fino a una frazione di nanosecondo e per pesare quantità di materia fino a un milionesimo di grammo, tutti questi raffinatissimi dispositivi di percezione svelano quel che era del tutto imprevedibile ai livelli di percezione raggiungibili in precedenza.
Non solo non possiamo far previsioni sul momento successivo del tempo, ma, più radicalmente, non possiamo far previsioni relative allo stadio successivo della dimensione microscopica, della distanza astronomica o del passato geologico. La scienza, come metodo di percezione - perché essa non può pretendere di essere altro che questo -, così come ogni altro metodo di percezione, ha una capacità limitata di raccogliere i segni esteriori e visibili di ciò che può essere verità.
La scienza non prova, "esplora".
[Gregory Bateson , Mente e natura pag. 46]
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