Tiziana lo Porto - 10 maggio 2013
L'antiRoma di Bolaño salvata da Maciste
Una ragazza di periferia, un piano criminale, un vecchio che lo fa saltare.
Per la prima volta esce un film "Il Futuro", tratto da un romanzo del grande cileno.
La regista (anche lei cilena) racconta.
Protagonista e voce narrante di un piccolo importante romanzo dell'amatissimo Roberto Bolaño (Un romanzetto lumpen, l'ultimo pubblicato in vita che torna in questi giorni in libreria per Adelphi, in una nuova traduzione di Ilide Carmignani), Bianca è una ragazza che insieme al fratello perde entrambi i genitori in un incidente d'auto.
La storia dei due adolescenti orfani, interamente ambientata in una pasoliniana Roma di periferia, torna oggi nel film Il futuro, diretto dalla regista cilena Alicia Scherson . Primo e unico lungometraggio tratto da un romanzo di Bolaño, nato da una coproduzione tra Cile, Germania, Spagna e Italia (Movimento Film), Il futuro è stato presentato lo scorso gennaio al Sundance Festival e uscirà nelle sale italiane il 6 giugno.
Dichiarato omaggio (già così nel romanzo) a certo cinema italiano estinto da decenni, il film riesce nel tentativo ambizioso di raccontare il futuro servendosi del passato. A fare da scenario alle avventure di periferia di Bianca e del fratello Tomas (ben interpretati nel film dalla cilena Manuela Martelli e dall'italiano Luigi Ciardo), è un'antiRoma di macerie, nature morte e palazzoni in cui oltre all'estetica è andata perduta ogni etica.
Mentre tentano di sfangare il presente lavorando lei come sciampista da una parrucchiera e lui come addetto alle pulizie di una palestra, Bianca e Tomas si ritrovano coinvolti in un piano criminale per svaligiare la cassaforte di un attore ritiratosi dalle scene dopo avere raggiunto la celebrità interpretando Maciste nei peplum girati negli anni Cinquanta a Cinecittà.
Il piano prevede che Bianca seduca Maciste (Rutger Hauer nel film). E la ragazza esegue, diventando amante dell'uomo oramai vecchio e cieco. Bianca finirà sedotta, e nessuna cassaforte verrà svaligiata (in pratica, e ancora una volta, Maciste salva la ragazza), affidando il futuro a un presente di cui sapevamo già tutto dall'inizio e dall'incipit del libro: Ora sono una madre e anche una donna sposata.
Del romanzo di Bolaño c'è da aggiungere che fu scritto su commissione: gli fu chiesto di scrivere un libro per una collana dedicata alle città, lui disse di sì e raccontò Roma. Probabilmente è anche a questo che si deve la scelta dell'aggettivo lumpen nel titolo, ovvero "sottoproletario", per definire i margini in cui si muove la storia, ma soprattutto per dare una collocazione e un'intenzione sociale al libro (scritto per il sottoproletariato, o anche scritto da uno del sottoproletariato - ignaro, o forse consapevole, che sarebbe stato proprio questo suo esser così lumpen a renderlo bello). Non è casuale l'epigrafe di Antonin Artaud in testa al libro: Tutta la scrittura è porcheria. Le persone che escono dal vago per cercar di precisare una qualsiasi cosa di quel che succede nel loro pensiero, sono porci. Tutta la razza dei letterati è porca, specialmente di questi tempi. Detto altrimenti: Tutta la letteratura è lumpen, soprattutto quella del futuro.
Della regista del film, Alicia Scherson, va detto che con Il futuro è alla sua opera terza, che prima di darsi al cinema studiava biologia, e che definisce il film "una storia sul trovare modi strani per sopravvivere alle tragedie e resistere quando tutto va a rotoli"" (il che, almeno nel film, in parte è vero).
Bolaño lo ha scelto per caso. "Ho letto Un romanzetto lumpen e ho pensato che poteva essere un film", dice. Poi aggiunge: "Amavo Bolaño già da prima, ma da lettrice".
Nata a Santiago del Cile nel 1974, Scherson appartiene a una generazione che ha avuto la fortuna di crescere nella costante ammirazione della contemporanea opera di Roberto Bolaño.
"La sua importanza credo stia nell'averci tutti quanti liberati da una sorta di etichetta che intrappolava la letteratura, e più in generale l'arte latinoamericana, e che era troppo legata al realismo magico", spiega la regista. "Il realismo magico è stato grande ai tempi in cui è nato ma anche molto limitante. A liberarci non è stato solo Bolaño, ma la sua è stata la più forte di tutte quelle nuove voci che ci hanno aperto a un immaginario latinoamericano molto più complesso e universale".
Un immaginario che di fatto non ha né nel Cile né nel Sudamerica i suoi confini. E in parte è proprio questa la grandezza di Bolaño: spaziare arrivando dove la scrittura lo porta. A testimoniarlo adesso è questa Roma del Futuro, fatta di luoghi raccontati da Bolaño nel libro e riscoperti da Scherson girando il film.
"Il set del film è stata la mia prima volta a Roma", dice, ed elenca il Tevere, l'Isola Tiberina, la Garbatella, i Fori come suoi punti di riferimento, importanti tanto quanto il cinema di Antonioni ("è sempre stato un'ispirazione per i miei film") e i film di Maciste, scoperti anche questi girando Il futuro: "Ne ho dovuti vedere così tanti che ho iniziato a godermeli".
Scherson non ha mai incontrato Bolaño fintanto che era vivo, eppure è riuscita nell'impresa (mai nemmeno tentata da altri registi) di adattarne un romanzo. Sminuisce la portata del lavoro fatto dicendo che "ci sono altri progetti in corso di altri film tratti da altri romanzi di Bolaño. Non ogni libro deve necessariamente diventare un film e questo vale per Bolaño come per qualunque altro autore". E poi però ragiona sulla sfida maggiore, ovvero il passaggio dalla parola scritta alle immagini in movimento: "Bisognava prendere quella precisa atmosfera raccontata nel libro, un'atmosfera che mette le sue misteriose radici nel linguaggio, e trasformarla in qualcosa di reale come le luci e il suono".
Il risultato è un film che riesce a essere al tempo stesso opera a sé e fedele al romanzo, tradito quasi soltanto nel titolo, che abbandona l'aggettivo lumpen per un più generico futuro.
"Il futuro c'è in tutta la storia, per questo l'ho scelto per dare un nome al film", dice ancora Scherson. "Mentre il presente va in pezzi con la macchina distrutta dall'incidente, i due ragazzini sono sospesi in un non-tempo e l'unica cosa che resta è questa strana ma tangibile presenza del futuro, con tutte le incertezze che si porta dietro". Poi, alla domanda come lo vede il suo di futuro, senza esitare risponde: "Totalmente incerto".
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© Tiziana Lo Porto
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