Tramestio Interiore - 9/5/2013
UN ROMANZETTO LUMPEN Roberto Bolaño
«Ormai sono una madre e anche una donna sposata, ma fino a non molto tempo fa ero una delinquente».Così comincia il breve, ma folgorante racconto dell'adolescenza di Bianca: ancora un personaggio, fra i tanti regalatici da Bolaño, che difficilmente dimenticheremo. Rimasti orfani dei genitori, Bianca e suo fratello scivolano a poco a poco in un'esistenza di ottusa marginalità, che li porterà a non uscire quasi più dall'appartamento in cui si sono rinchiusi, e dove passano nottate intere a guardare televisione. A loro si aggiungeranno due improbabili soggetti, «il bolognese» e «il libico», con i quali la ragazza dividerà a turno, svogliatamente, il letto - senza quasi sapere chi lo sta facendo. Un giorno però entrerà nella loro vita un ex campione mondiale di culturismo, diventato cieco in seguito a un incidente, che tutti chiamano Maciste perché è stato un divo dei film cosiddetti «mitologici».
Uno che forse ha dei soldi, che si potrebbero scovare e rubare. Con questo strano essere, che la attrae e la respinge al tempo stesso, Bianca vivrà una storia che, nata sotto il segno della prostituzione e dell'inganno, diventerà invece quanto di più simile a ciò che noi chiamiamo «una storia d'amore».
Secondo Me
Non conoscevo Bolaño e devo ammettere che mi ha incantata con la sua semplice eleganza letteraria.
Interessante l'ambientazione di questo romanzo a Roma, ma senza indulgenza nelle descrizioni, tanto che, sostituendo i nomi delle città, delle vie e dei quotidiani, si potrebbe immaginare qualsiasi altro posto senza alcun cambiamento nella vicenda.
Questa sorta di anonimato geografico sembra quasi una scelta dell'autore, per sottolineare l'universalità del suo romanzo.
L'ambientazione non cambia la storia proprio perché le emozioni non cambiano a distanza di chilometri e le scarne descrizioni presenti in poche pagine servono solo ad ambientare i sentimenti dei personaggi, che sono invece così reali.
Sicuramente questo romanzo è una critica alla società attuale dove la noia, la solitudine, l'emarginazione sono sempre presenti.
I protagonisti hanno un bagaglio psicologico importante e intricato che fa da colonna portante a tutta la storia.
Una storia cruda, densa di turbamenti e dubbi sul futuro di due adolescenti come tanti, ma soli come pochi.
Sconvolgente soprattutto la degradazione raggiunta dalla protagonista e da suo fratello in seguito alla perdita dei genitori, loro guida.
Smarriti, cercano così di orientarsi in un mondo incerto e tentatore, formando pian piano il loro carattere.
Per la ragazza in particolare la formazione del nuovo carattere necessiterà di una "discesa" fisica, che la farà sentire più volte abietta, ma che la condurrà anche ad un viaggio dentro se stessa che le permetterà alla fine di prendere in mano la propria vita e allontanare i pesi che la stavano trascinando sul fondo.
112 pagine che si leggono facilmente, ma che facili non sono.
Un racconto brillante dove i protagonisti si dimenticheranno difficilmente e dove le sensazioni di insofferenza, abbandono e isolamento perdureranno a lungo nel lettore.
La regista cilena Alicia Scherson ha tratto dal romanzo di Bolaño il film Il Futuro - nelle sale dal 6 giugno 2013 - che la critica americana ha incluso fra i cinque migliori dell'ultima edizione del Sundance Film Festival.
Ne parlerò più avanti nella rubrica Ciak si gira.
Citazione:
“Una settimana senza vedere Maciste mi sembrava un'eternità. Ma quando cercavo di immaginare una vita intera al suo fianco, non vedevo nulla: una pagina bianca, il muro di una stanza disabitata, amnesia, lobotomia, il mio corpo diviso, fatto a pezzi.
Tramestio Interiore - 9 maggio 2013 ---- - - -
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