Elisabetta Bolondi -
Solo libri -- 23 maggio 2013
E’ stato pubblicato nel 2002 questo lungo racconto dello scrittore cileno Roberto Bolaño, precocemente scomparso, e ora tradotto in italiano da Adelphi, in occasione della prossima uscita a giugno 2013 del film “Il futuro” diretto da Alicia Scherson, che è tratto dal libro.
Il futuro è la parola chiave del testo, scritto con rara maestria, durissimo, violento, poetico. Un romanzo di iniziazione, di cui però l’autore non ci dice l’evoluzione; la vicenda della giovanissima Bianca e di suo fratello si ferma sulle soglie di quel futuro solo immaginato.
Siamo a Roma, tra il quartiere Prati e Trastevere, dove vivono i due fratelli rimasti orfani e poverissimi in seguito al drammatico incidente stradale che ha ucciso i loro genitori, in una strada del sud della penisola. Lei si improvvisa parrucchiera, lui fa le pulizie in una palestra, passano la maggior parte del loro tempo davanti alla tv, ascoltando le trasmissioni di intrattenimento più insulse, in un tempo pieno di nulla, noiosi e annoiati. Non vanno a scuola, non studiano, noleggiano film pornografici e attendono non si sa cosa. Una sera il fratello di Bianca si presenta nel misero appartamento con due uomini, di cui non si dice il nome, che vengono chiamati “il bolognese” e “il libico”. Chi sono, cosa vogliono, cosa li lega al fratello? Bianca li vede corretti, onesti (non rubano, anzi puliscono la casa, cucinano, rassettano) e a poco a poco la loro presenza diventa una routine, anzi diventeranno a turno suoi compagni di letto, silenziosi e anonimi. In realtà i due uomini insieme all’ingenuo fratello vogliono che Bianca si prostituisca a Maciste, un ex culturista, attore di film di serie B negli anni cinquanta, quando interpretava le parti dei personaggi mitologici, e ora ridotto un vecchio disabile, desideroso di compagnia femminile, anche se cieco ma forse ancora ricchissimo.
Il piano degli improvvisati ed ingenui delinquenti è quello di trovare, attraverso la presenza di Bianca che deve farlo divertire, la cassaforte nel grande appartamento di Maciste per derubarlo. Non andrà esattamente secondo i piani, anzi vedremo Bianca quasi legarsi a questo rudere bianco e flaccido, che per gratitudine la ricompenserà in modo insperato.
Bella scrittura quella di Bolaño, imprevedibili i personaggi, disegnati con grande efficacia ed originalità. Roma è vista dall’interno claustrofobico di un palazzo in via Germanico, sempre al buio, sporco e pieno di ciarpame, oppure dallo squallido appartamento di piazza Sonnino, dove regna solo la voce del televisore e dei suoi stupidi quiz. Interni davvero giusti per un adattamento cinematografico, che certamente sarà una sorpresa, come il personaggio di Bianca, che narra in prima persona la sua difficile iniziazione al sesso e alla vita, ma che risulta ingenua e consapevole allo stesso tempo:
”Sono una persona semplice adesso e lo ero anche prima, quando le notti erano chiare come i giorni. Non me ne rendevo conto, ma lo ero. Mi guardavo e la luce dello specchio mi accecava. Non dava riposo alla mia anima. Ma ero una persona semplice…”
Una scrittura sapiente, una storia inquietante, una giovinezza buttata, un futuro di cui non ci viene detto nulla. Vera letteratura in poco più di cento pagine, da leggere e da rileggere!
Solo libri ---- - - -
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