Claudia Priano- 28 aprile 2013
Roberto Bolaño. Leggere per conoscere e per non dimenticare.
La vita di Roberto Bolaño fu breve, non facile, costellata da molte avversità. Per vivere fece molti lavori, tutti quelli possibili. Quando riuscì a vivere di scrittura arrivò la malattia che lo uccise a soli cinquant'anni. Nonostante tutto Bolaño non le lasciò mai perdere, scrittura e lettura. Quest'ultima continua e perfino compulsiva fu il motore della sua vita. Lui dichiarò in un'intervista di essere un onnivoro e tale era la sua curiosità che quando era molto giovane, pur di leggere, rubava i libri dalla biblioteca, come descrive in un racconto della raccolta "Chiamate telefoniche". Diceva Bolaño che la lettura può essere gioia o dolore ma soprattutto è "conoscenza. e domande", quelle domande che altrimenti non faremmo, quei fatti e quelle circostanze di cui altrimenti nulla sapremmo. Ecco perché è importante leggere, ancora una volta un grande scrittore ci racconta nei suoi libri quanto la letteratura e la poesia siano vitali per gli esseri umani.
I suoi libri raccontano la sofferenza, l'esilio e un percorso doloroso, il suo e quello del suo paese.
Scrive in "Stella distante":
"Tutto quello che ho scritto è una lettera d'amore e un saluto alla mia generazione, a quelli che hanno scelto la militanza e la lotta e che hanno dato quel poco che avevano, la giovinezza, a una causa che per noi era la più generosa del mondo. L'intera America Latina è seminata con le ossa di questi giovani dimenticati"
Ho amato molto Amuleto, edito da Adelphi, la storia di una donna, Auxilio, imprigionata nei bagni della facoltà di lettere e filosofia di Città del Messico, scampata all'irruzione dell'esercito nel campus, il 18 settembre 1968. Auxilio rimarrà imprigionata in compagnia di un libro di poesie di Pedro Garfias e dei propri ricordi. Amuleto è la sua storia ma anche un alto esperimento di scrittura, come è scritto nel risvolto di copertina di Adelphi:
"Da quando Conan Doyle ha dimostrato che del corpo, in un'indagine ben condotta, si può tranquillamente fare a meno, molti autori di storie poliziesche si sono divertiti a mettere i propri protagonisti in condizione di non potersi muovere. Ultimo, ma solo in ordine di tempo, è arrivato Roberto Bolaño, che in questo romanzo ha inventato Auxilio Lacouture. Se per via della stazza il detective di Rex Stout abbandona a fatica e malvolentieri la sua serra, Auxilio, che invece sembra la «versione femminile di don Chisciotte», non può semplicemente uscire dai bagni della facoltà di Lettere e Filosofia di Città del Messico, dove l'esercito e i reparti antisommossa hanno appena fatto irruzione. Siamo nel settembre del 1968, cioè nel cuore di una stagione rivoluzionaria rispetto alla quale i moti europei sono un pranzo di gala appena un po' rumoroso. Quella che Auxilio arriva pian piano a ricostruire è la «storia di un crimine atroce» che ha lasciato il segno su tutta una generazione di giovani latinoamericani. Un'immagine dopo l'altra, lo spazio fisico si dissolve, mentre la voce di Auxilio diventa quella di Bolaño, e attraverso una galleria di personaggi indimenticabili ridisegna la geografia, immaginaria e persino troppo reale, di un intero continente."
Ecco l'incipit straordinario di Amuleto:
"Questa sarà una storia del terrore. Sarà una storia poliziesca, un noir, un racconto dell'orrore. Ma non sembrerà. Non sembrerà perché sono io quella che la racconta. Sono io a parlare, e quindi non sembrerà. Ma in fondo è la storia di un crimine atroce"
Leggere, per conoscere e per non dimenticare.
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