Vera Linhartovà & Massimo Rizzante
la libertà dell'esilio
"Ho scelto il luogo dove vivere, ma ho scelto anche la lingua che volevo parlare. Spesso si pretende che lo scrittore, più di chiunque altro, non sia libero di muoversi, poiché egli è legato alla sua lingua da un legame indissolubile. Credo che si tratti ancora di uno di quei miti che servono da giustificazione alle persone timorate [... ] Lo scrittore non è prigioniero di una sola lingua. Egli, infatti, prima di essere uno scrittore è un uomo libero."
[© Vera Linhartovà, per una ontologia dell'esilio ]
[© Vera Linhartovà, per una ontologia dell'esilio ]
"Quando è che si è più liberi? Quando senza sforzo ci immergiamo nella placenta della nostra lingua materna o quando, di fronte agli ostacoli che una lingua straniera ci impone, diventiamo più coraggiosi e, grazie alla nostra consustanziale estraneità a quella lingua, riusciamo a enunciare senza infingimenti ciò che è essenziale?
Quando è che si è più liberi? Quando decidiamo di trasportare la casa dei nostri genitori ovunque come un guscio di lumaca, o quando decidiamo di «vivere altrove», un altrove «sconosciuto per definizione, aperto a tutte le possibilità»?"
[© Massimo Rizzante, dopo l'esilio ]
Quando è che si è più liberi? Quando decidiamo di trasportare la casa dei nostri genitori ovunque come un guscio di lumaca, o quando decidiamo di «vivere altrove», un altrove «sconosciuto per definizione, aperto a tutte le possibilità»?"
[© Massimo Rizzante, dopo l'esilio ]
sull' esilio
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