domenica 22 agosto 2010

fictions invisibili & in-between spaces

   Salman Rushdie & Homi Bhabha


sull'  esilio   •• sulla marginalità




fictions invisibili   e    in-between spaces

" Forse gli scrittori nella mia stessa situazione, esuli o emigrati o espatriati, sono perseguitati dallo stesso senso di perdita, da un forte desiderio di riappropriazione, di guardare indietro, anche a costo di venir tramutati in colonne di sale. Ma se guardiamo indietro dobbiamo farlo sapendo – e ciò genera incertezze profonde – che la nostra alienazione fisica dall’India significa quasi inevitabilmente non esser in grado di recuperare le cose che abbiamo perduto, e che, in breve, creeremo delle “fictions” al posto delle vere città o paesi, “fictions invisibili”, patrie immaginarie, “Indie della mente”
[ Salman Rushdie, Immaginary Homelands, London, Granta Books, 1991, p. 10.]

citato da Alessandro Corio  ( Precipitando nel presente.  in  Trickster )   che prosegue:
I personaggi di Rushdie, nel loro precipitare tra due mondi, uno perduto, ma custodito nel loro “cuore indiano” e nelle “fictions” della memoria, uno ignoto dove dovranno ri-costruisrsi, metamorfizzarsi e tra-dursi, rappresentano perfettamente le dinamiche del soggetto post-coloniale e migrante, quel suo trovarsi “nel mezzo”, in uno spazio privo di appartenenze definite, che Homi Bhabha ritiene “teoricamente innovativo” e “politicamente essenziale” e che definisce “in-between space [...] Gli interrogativi “poetici” di Rushdie si intrecciano così a quelli “teorici” posti da Bhabha, sin dall’introduzione al suo ormai celebre The Location of Culture [Alessandro Corio]:    

 "Teoricamente innovativo, e politicamente essenziale, è il bisogno di pensare al di là delle tradizionali narrazioni relative a soggettività originarie e aurorali, focalizzandosi invece su quei momenti o processi che si producono negli interstizi, nell’articolarsi delle differenze culturali. Questi spazi “inter-medi” (in-between spaces) costituiscono il terreno per l’elaborazione di strategie del sé – come singoli o gruppo – che danno il via a nuovi segni di identità e luoghi innovativi in cui sviluppare la collaborazione e la contestazione nell’atto stesso in cui si definisce l’idea di società.
E’ negli interstizi – emersi dal sovrapporsi e dal succedersi delle differenze – che vengono negoziate le esperienze intersoggettive e collettive di appartenenza ad una nazione, di interesse della comunità e di valore culturale."[ © Homi Bhabha, I luoghi della cultura, Roma, Meltemi, 2001, p. 12; tit. or.: The Location of Culture, New York, Routledge, 1994.]


  



 

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