giovedì 19 agosto 2010

nostalgia poetica

Antonio Prete
25 novembre 1998
nostalgia poetica

" E, dunque, il poeta è colui che parla la "lingua della madre". Un poeta che è separato dalla sua terra è separato anche dalla sua lingua e tuttavia deve, comunque, parlare quella lingua. Ecco perché il poeta è sempre in una posizione, per così dire, nostalgica, perché usa una lingua, che è la lingua materna, dalla quale è separato, in quanto separato dalla madre, ma è separato anche da quel linguaggio dell'infanzia, che era, un tempo, la lingua propria della sua formazione di individuo. E, dunque, questa separazione dalla terra è anche una separazione dal corpo della madre, da tutto quello che può significare il corpo della madre come linguaggio simbolico, come l'invenzione, come affettività, ponendo i termini appena analizzati nella stretta relazione "corpo della madre/corpo della terra/corpo della lingua". Sussiste una equivalenza, quindi, per il poeta, tra la madre, la terra e la lingua. E' un po' come se fossero la stessa cosa. Un poeta si forma, cresce, dà sostanza, forza, energia al proprio linguaggio se, e solo se, tiene presenti questi tre elementi. Ma questi tre elementi sono elementi che non si possono ricreare se non attraverso il ritmo, attraverso cioè la finzione di un nuovo tempo, che è il tempo della poesia, il tempo del linguaggio, che non è il "vero" tempo vissuto nell'infanzia. E dunque la poesia vive sempre in rapporto con un altro tempo. "

[©  Antonio Prete,  La nostalgia,  emsf rai   25 novembre 1998 ]
  
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