Milli Graffi - 21 luglio 2010
Alfabeta2 - - - -interrogazione sul mezzo
Questa settimana spendo il mio gettone di presenza su questo blog muovendo qualche timido passo nel tentativo di capire che cosa sia la scrittura che viene avviata online sui blog. Sembrano pagine di diario senza contenitore cioè con quella cornice minima che è appunto definita diario e alla quale un lettore si avvicina con la curiosità di chi va a scoprire possibili segreti o perlomeno illuminanti idiosincrasie. E invece no, l’effetto non è quello del diario. Il diario come autoriflessione per quanto libera è sempre rivolta su se stessa e perciò produce un effetto autocontenente, si produce come capacità di contenersi dentro lo spazio che va inventandosi. Penso che persino il diario di uno psicotico riesca a prodursi come contenitore, o forse più che mai il diario dello psicotico è un contenitore. Invece la scrittura sui blog ha questo effetto di essere stracciata sbrindellata in uno spazio di libertà così immenso da diventare vago.
C’è sempre un io che parla nei blog e parla come voce nel deserto, incapace di connettersi, è un io che non riesce a inventarsi un tu, e tanto meno un noi. E’ un’esiguità psicologica che, tanto vale confessarlo, a me fa paura. Quando si apre internet, lo si fa in genere con un’intenzione molto precisa, si vuole ottenere una notizia, un dato, un verso, una biografia, una formula, una citazione, un’organizzazione di pensiero, una puntualizzazione di storia ecc. il più possibile iperdeterminato, il più possibile conciso, tollerabilmente esatto.. Si lavora sulla canalizzazione dell’enciclopedia, della superbiblioteca, il modello di comportamento è antico, si è consolidato nei secoli, ci siamo avvezzi.
La scrittura intesa nel senso tradizionale come singola individuale prestazione più o meno inventiva, più o meno diaristica, più o meno teorica, più o meno giornalistica, invece non riesce a percorrere canalizzazioni già formate e conosciute, non è mai abbastanza potente per imporsi e farsi presenza, non riesce nemmeno a costruirsi con quella minimale conseguenzalità delle lettere ai giornali. E’ come se si dovesse cominciare tutto da capo e non c’è nemmeno l’a capo. Più grado zero di così, si muore.
© Milli Graffi -
Milli Graffi (1940) dirige la rivista «il verri». Ha tradotto Carroll e Dickens. La sua ultima raccolta poetica è Embargo voice (Bibliopolis 2006) [fonte: Alfabeta2]
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