Rita Monticelli
sull' esilio
la libertà intellettuale
"..la libertà intellettuale non consiste nell'imparzialità o nell''estranearsi dal mondo, né nella licenza incondizionata di fare ciò che pare, ma è piuttosto da considerarsi una forma di riposizionamento epistemologico dissidente. La metafora dell'intellettuale come esiliato e figura al margine, al pari dell'assunzione di un linguaggio critico capace di "dire la verità al potere", segnala la necessità di una certa libertà da pressioni "esterne". In tale ottica, i saperi non possono essere svincolati dalla responsabilità dell'individuo né nella sfera privata né in quella pubblica. ....
....Non possiamo sentirci intellettualmente liberi se non difendiamo quei saperi che vanno al di là della nostra identità, della nostra appartenenza, del nostro "universale" inventato o ricevuto. Il modello dell'intellettuale deve essere il viaggiatore migrante, che scopre e viaggia tra identità altre, culture altre, altre varietà di avventure umane....
...la conoscenza diviene un imperativo etico mobile, di attraversamento. l'attraversamento del viaggiatore, dell'esule, dell'outsider non è irrequietezza, ma impegno critico. Il paradosso - e il paradosso è salvifico - consiste nel ridefinire il posizionamento come politica mobile, come l'abitare per l'ermigrante è il viaggiare stesso. non si tratta di non avere un'identità, ma di riconcettualizzare identità e conoscenza.
[© Rita Monticelli, il ruolo di un disturbatore - il ruolo dell'intellettuale, a partire da una teoria di Edward Said - in Nuova rivista letteraria nr 1, maggio 2010 ]
....Non possiamo sentirci intellettualmente liberi se non difendiamo quei saperi che vanno al di là della nostra identità, della nostra appartenenza, del nostro "universale" inventato o ricevuto. Il modello dell'intellettuale deve essere il viaggiatore migrante, che scopre e viaggia tra identità altre, culture altre, altre varietà di avventure umane....
...la conoscenza diviene un imperativo etico mobile, di attraversamento. l'attraversamento del viaggiatore, dell'esule, dell'outsider non è irrequietezza, ma impegno critico. Il paradosso - e il paradosso è salvifico - consiste nel ridefinire il posizionamento come politica mobile, come l'abitare per l'ermigrante è il viaggiare stesso. non si tratta di non avere un'identità, ma di riconcettualizzare identità e conoscenza.
[© Rita Monticelli, il ruolo di un disturbatore - il ruolo dell'intellettuale, a partire da una teoria di Edward Said - in Nuova rivista letteraria nr 1, maggio 2010 ]
© Rita Monticelli
sull' esilio
di Edward Said si può leggere il saggio Riflessioni sull'esilio
Nessun commento:
Posta un commento