Massimo Rizzante - poesie
“il ciclo di Marrakech”: tre poesie
della raccolta ancora inedita Scuola di calore
Fiore del deserto
a Amina
Il carcinoma che divora mia madre
ha la forma di un fiore carnivoro che cresce
solo nel giardino di Majorelle, dove Yves Saint-Laurent
cercava ispirazione per il suo pret-à-porter
Quando è morto mi è sembrato un avvenimento.
Oggi tutto mi appare assurdo e ridicolo. Sono maturata, o
forse impazzita, o forse il marabutto, a cui ho chiesto consiglio,
leccandomi a lungo il dito medio della mano mi ha purificata
Ho subito molte punizioni. Di notte il mio sonno
era agitato da uomini nudi che, supini,
ai bordi di una vasca, mi tentavano con le loro carni bianche:
“Amina, perché non ci strofini la schiena e il culo?”
Poi il sogno è diventato realtà. E da allora a mia madre
è spuntata una lacrima a forma di isola, l’isola di Sachalin,
dove anch’io, come una deportata, ritorno ogni sera
dopo i lavori forzati negli hamam privati dei nuovi russi
Stretto tra i Tartari e il deserto,
senza le cure di un medico dall’espressione simile alla sua cravatta
che da Nizza o Jalta giunga qui ai piedi della mia piccola foresta,
il fiore di mia madre cresce a dismisura, si infiltra nell’intestino, nell’ano
Un giorno anch’io andrò al Café de France. Indosserò
un vestito Yves Saint-Laurent. Ordinerò per errore un piatto
di ostriche. Senza sapere berrò champagne.
La gente al funerale riderà di me. Sarà tutto assurdo e ridicolo.
a Amina
Il carcinoma che divora mia madre
ha la forma di un fiore carnivoro che cresce
solo nel giardino di Majorelle, dove Yves Saint-Laurent
cercava ispirazione per il suo pret-à-porter
Quando è morto mi è sembrato un avvenimento.
Oggi tutto mi appare assurdo e ridicolo. Sono maturata, o
forse impazzita, o forse il marabutto, a cui ho chiesto consiglio,
leccandomi a lungo il dito medio della mano mi ha purificata
Ho subito molte punizioni. Di notte il mio sonno
era agitato da uomini nudi che, supini,
ai bordi di una vasca, mi tentavano con le loro carni bianche:
“Amina, perché non ci strofini la schiena e il culo?”
Poi il sogno è diventato realtà. E da allora a mia madre
è spuntata una lacrima a forma di isola, l’isola di Sachalin,
dove anch’io, come una deportata, ritorno ogni sera
dopo i lavori forzati negli hamam privati dei nuovi russi
Stretto tra i Tartari e il deserto,
senza le cure di un medico dall’espressione simile alla sua cravatta
che da Nizza o Jalta giunga qui ai piedi della mia piccola foresta,
il fiore di mia madre cresce a dismisura, si infiltra nell’intestino, nell’ano
Un giorno anch’io andrò al Café de France. Indosserò
un vestito Yves Saint-Laurent. Ordinerò per errore un piatto
di ostriche. Senza sapere berrò champagne.
La gente al funerale riderà di me. Sarà tutto assurdo e ridicolo.
© Massimo Rizzante
Nota dell'autoreLe poesie qui presentate, “il ciclo di Marrakech”, fanno parte di una più ampia sezione della mia prossima raccolta, intitolata Scuola di calore.
pubblicata su Nazione indiana 19 agosto 2010
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